San Marino. In aula: vicenda Gennari, condanna Simari, processo Papagni, caso fratelli Giampieri

San Marino. In aula: vicenda Gennari, condanna Simari, processo Papagni, caso fratelli Giampieri

Da L’informazione di San Marino del 12-01-2018 (articoli pubblicati dopo le 23)

Vicenda Andrea Gennari: In appello ribaltata sentenza di assoluzione La procura fiscale aveva presentato appello alla decisione di assoluzione di primo grado per la vicenda dell’agente di polizia civile, Andrea Gennari. In primo grado l’agente, che era in forza al servizio amministrativo, era stato assolto. L’accusa era quella di omissione di rapporto e omissione d’atti d’ufficio. Erano state riscontrate delle irregolarità nella contabilità della quale era responsabile. In primo grado era stato assolto dato che era il giudice non aveva ritenuto sufficientemente provato il dolo della condotta. Presentato appello dalla pubblica accusa, il giudice di appello ha ribaltato la decisione di primo grado e l’agente di polizia civile Andrea Gennari è stato condannato a 6 mesi di interdizione dai pubblici uffici, con pena sospesa per due anni.

Vicenda Luigi Simari: Società inesistente, pena confermata per Simari Confermata dal giudice delle appellazioni la condanna a carico di Luigi Simari a 11 mesi di prigionia. La vicenda è singolare. Simari era accusato di avere costituito una società sammarinese, risultata però inesistente e costituita utlilizzando timbri contraffatti di un notaio sammarinese. L’inghippo era sorto quando Luigi Simari si era recato presso un notaio italiano per registrare la società anche oltre confine come capofila di altri soggetti giuridici collegati in Italia. Il notaio italiano aveva notato che qualcosa non quadrava ed aveva sporto denuncia. In più negli organi della società sammarinese inesistente aveva inserito professionisti del Titano, commercialisti e avvocati, a ignari.

Vicenda Gaetano Papagni: Processo Papagni aggiornato al 19 febbraio Il Pf chiede la derubricazione in appropriazione indebita Ieri Gaetano Papagni doveva essere ascoltato ed era attesa la sentenza nell’ambito del processo scaturito da una denuncia dell’ex presidente della camera Irene Pivetti. Il legale di Papagni, l’avvocato Michela Ottaviani, ha però prodotto nuova documentazione a discarico e ha chiesto l’audizione di un altro testimone. Intanto il Procuratore del Fisco, Roberto Cesarini, ha preannunciato la richiesta di derubricazione del reato contestato, da truffa ad appropriazione indebita. Derubricazione a cui, peraltro, si è opposta la difesa dell’imputato. Il Commissario della Legge Roberto Battaglino ha deciso di aggiornare l’udienza al 19 febbraio. La difesa dell’imputato ha però chiesto che possa svolgersi a porte chiuse, circostanza sulla quale dovrà fare le sue valutazioni il Giudice. Nella sua audizione Papagni avrebbe infatti intenzione di fare dichiarazioni legate a vicende interessate da indagini ancora in corso in Italia.

Vicenda David e Donatella GiampieriDenari di bancarotta, spaccio e usura. Condanna confermata Generici e infondati i motivi di appello. Con questa motivazione il giudice David Brunelli ha rigettato l’impugnazione di secondo grado della sentenza a carico di David Giampieri, 48enne di Civitanova Marche, e della sorella Donatella Giampieri. Il primo era accusati di avere riciclato 360.875 euro. I denari, depositati tramite 42 assegni, erano stati distratti dal patrimonio della società Picchio Rappresentanze s.a.s., in fallimento dal gennaio 2009. Giampieri li aveva movimentati per occultarli sul proprio conto per poi prelevarli in contanti e assegni circolari. La sorella aveva invece movimentato, ma per un tempo più limitato, un’altra somma paria 250mila euro. Soldi, questi, ritenuti provento di usura e spaccio di droga ricollegabili all’attività del fratello. I due erano stati condannati in primo grado dal giudice Gilberto Felici: l’uomo a 4 anni, 6mila euro di multa e a 2 anni di interdizione dai pubblici uffici e diritti politici; la donna a due anni, 500 euro di muta e un anno di interdizione. A Donatella Giampieri era stata accordata la sospensione condizionale della pena. Disposta per entrambi anche la confisca per equivalente fino agli importi riciclati. Il rigetto dell’appello ha dunque confermato le condanne di primo grado.

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