San Marino. Re Nero, le richieste del Pm

San Marino. Re Nero, le richieste del Pm

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Processo Re Nero, Il Pm chiede 10 anni di reclusione per l’ex presidente di Asset Banca e 8 anni per l’ex direttore 

Numerosi i reati per i quali il sostituto procuratore ha constatato la prescrizione. Resta in piedi il riciclaggio internazionale. Quattro assoluzioni

Antonio Fabbri

SAN MARINO. E’ una richiesta pesante di condanna per gli ex vertici di Asset Banca nel processo Re Nero in corso a Forlì, che si sta avviando alle battute finali. Una richiesta formulata ieri al termine della requisitoria della pubblica accusa davanti alla Corte d’Assise. Il pubblico ministero, Filippo Santangelo, ha parlato ininterrottamente per tre ore. Poi, al termine, le richieste di condanna, ma anche la dichiarazione di prescrizione per numerosi reati contestati e diverse assoluzioni. Il Pm ha ricostruito l’indagine partita da una denuncia dell’ex membro del Cda di Bcrr, Giovanni Gattulli. Il teorema Gattulli “è stato confermato da testimonianze, intercettazioni, perquisizioni”, ha detto il Pm Santangelo. In sostanza: raccolta in Italia del “nero” che poi confluiva attraverso dipendenti-spalloni in Asset Banca e serviva a garanzia dell’erogazione di finanziamenti in Bcrr, realizzando così in “sistema circolare” che per l’accusa ha integrato il reato più grave contestato, il riciclaggio internazionale.

Come caso emblematico di raccolta del “nero” il Pm ha descritto quella vicenda di fine 2007, quando erano già in atto in pedinamenti della squadra mobile. E’ l’episodio in cui un dipendente di Asset venne fermato col denaro prelevato in “nero” da una cliente. Un episodio che, dice il Pm Santangelo, “diventa chiave di lettura in particolare nella reazione del dipendente ‘spallone’ che protegge il cliente facendo ricadere tutto sulla moglie, per nascondere l’origine della liquidità”. Tutto discendeva dalle direttive che per l’accusa erano state date dai vertici di Asset, per proteggere i clienti e “ripulire” il “nero”. Tanto più, rileva il Pm, che la moglie chiamata in causa dal dipendente, ironia della sorte, sul Titano aveva una lavanderia.

Le richieste di pena La pena più pesante è stata chiesta dal Pm a carico dell’ex presidente di Asset Banca, Stefano Ercolani. Considerate le attenuanti generiche e l’aggravante del fatto commesso nell’esercizio dell’attività professionale, il Pm in funzione dell’articolo 648 bis del codice penale italiano che punisce il riciclaggio, tenuto conto della continuazione esterna di reati che prevede venga considerata nella quantificazione della pena l’imputazione più grave, ha chiesto 10 anni di reclusione e 20.000 euro di multa. Di Ercolani il Pm ha detto: “Il nero era il suo mestiere ed il suo piacere”, confermando l’impianto accusatorio e ritenendo Ercolani il dominus con potere decisionale sulle due banche, quella sammarinese e quella romagnola, tra loro collegate.

A carico di Barbara Tabarrini, ritenuta dal Pubblico ministero il braccio destro di Ercolani, l’accusa ha chiesto 8 anni di reclusione e 15mila euro di multa. Il Pm Santangelo ha descritto l’ex direttore di Asset come “pronta a rassicurare potenziali clienti sulla riservatezza delle banche sammarinesi”. Sempre per riciclaggio il Pm ha chiesto 8 anni e 15 mila euro di multa anche per Stefano Venturini. Secondo l’accusa il professionista sammarinese era il “collegamento vivente” tra le due banche, socio e consigliere del Cda di Asset e socio e consigliere del Cda di Bcrr. Per Vincenzo Dell’Aquila, presidente del Cda della Banca di credito e risparmio di Romagna, il pubblico ministero – considerando per il computo della pena il reato più grave a lui contestato, usura – ha chiesto 8 anni e 2 mesi di reclusione e 20mila euro di multa. 6 anni e 6 mesi, oltre a 13mila euro di multa, chiesti dal Pm per Valerio Abbondanza, secondo le ricostruzioni dell’accusa, socio e membro del Cda di Bcrr e pure socio, tramite intestazione fiduciaria, di Asset Banca. Stessa pena, 6 anni e mezzo e 13 mila euro di multa, chiesta per Stefano Galvani, presidente del collegio sindacale di Bcrr e socio di Asset. Per Corrado Albini, che è stato nel tempo consigliere di Smam e Asset, oltre che consigliere del Cda di Bcrr, il Pm ha chiesto 7 anni di reclusione e 17mila euro di multa. 6 anni e 10mila euro di multa chiesti dall’accusa per Libero Montesi, componente del collegio sindacale di Bcrr. 6 anni e 10mila euro di multa ciascuno, chiesti dal Pm per Cristian Cicchetti, Daniele Santarossa e Alessandro Cervesato, i dipendenti di Asset che secondo l’accusa facevano da “spalloni” nella raccolta del denaro “in nero” dai clienti oltre confine per portarlo sul Titano.

Per tutti gli imputati per i quali è stata chiesta la condanna, il Pm ha chiesto anche la confisca per equivalente degli importi che si assumono riciclati.

Le persone giuridiche Istanza di condanna anche per Asset Banca e Smam, persone giuridiche imputate nel processo per gli illeciti amministrativi collegati al reato. Per le due società è stata chiesta dal Pm una sanzione amministrativa pecuniaria per 1200 quote per Asset e per 500 quote, per Smam. La legge italiana prevede, cioè, che qualora dovesse intervenire la condanna, la sanzione andrà quantificata amministrativamente pro-quota. La quantificazione può andare da un minimo di 258 euro ad un massimo di 1.549 euro e dovrà poi essere moltiplicata per le quote stabilite dalla eventuale pena comminata.

La prescrizione Il Pubblico ministero nella sua requisitoria non ha nascosto il proprio biasimo per la “irragionevole durata del processo”. I provvedimenti cautelari che hanno fatto esplodere il caso risalgono a ben 10 anni fa. Il Pm ha puntato il dito su una udienza preliminare da record durata dal 2011 al 2015. Il primo grado, dunque, si avvia alla conclusione, ma per numerosi reati il sostituto procuratore Filippo Santangelo ha constatato la prescrizione. Così è stato per la associazione a delinquere, per i reati legati all’abusivismo bancario e l’ostacolo alla funzione di vigilanza. Così è stato per l’esercizio abusivo del credito e per l’appropriazione indebita o per le attestazioni false a pubblico ufficiale. Capi di accusa che, a vario titolo, erano contestati ai diversi imputati.

Le assoluzioni Arrivano anche le richieste per diverse assunzioni con la formula “perché il fatto non costituisce reato”. Il Pm ritiene dunque che debbano andare assolti Morris Celli, che all’epoca era Direttore di filiale di Asset, Andrea Ercolani, dipendente Asset, Tonino Castellani, membro del Cda di Asset, vice presidente e presidente nel periodo da gennaio a marzo del 2008. Assoluzione chiesta anche per Maria Pia Tura, Vice-Direttore generale di Asset Banca. Nel pomeriggio di ieri è stata la volta delle conclusioni delle Parti Civili, tra cui figurano Banca d’Italia e alcuni imprenditori, in particolare per vicende legate a casi di usura.

Il processo proseguirà il prossimo 20 febbraio quando la parola passerà alle difese. In particolare sono attese le arringhe degli avvocati dei principali imputati, Ercolani e Tabarrini, ieri presenti in aula, che hanno sempre contestato le accuse mosse nei loro confronti

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