San Marino. Riciclaggio da 1,2 milioni di euro tra prestanome e societa’ fittizie, L’informazione

San Marino. Riciclaggio da 1,2 milioni di euro tra prestanome e societa’ fittizie, L’informazione

L’Informazione di San Marino  

Riciclaggio da 1,2 milioni di euro tra prestanome e societa’ fittizie 

Rigettate eccezioni si procede Il giudice ammette acquisizione di documenti da fascicolo archiviato per prescrizione

Antonio Fabbri

Un giro di prestanome, società fittizie, frode ai danni dello stato italiano per centinaia di migliaia di euro nel settore dell’elettronica, passati per conti correnti di società sul Titano e in parte finiti su conti delle stesse società presso un istituto di credito di Malta. Un giro di denaro ben studiato, secondo l’accusa, per occultare la provenienza illecita dei soldi per quasi 1,2 milioni di euro. Movimentazioni verificatesi anche in tempi recenti e addirittura, secondo le contestazioni mosse, fino al luglio del 2015. Di questo devono rispondere Traian Ovidiu Ciugudean e Bruno Dezi, per l’accusa ideatore della frode e già noto alle cronache per altri processi.

Ieri la prima udienza nella quale il Procuratore del fisco, Roberto Cesarini, ha chiesto l’acquisizione della documentazione di un altro fascicolo, finito archiviato per prescrizione processuale, collegato alla vicenda contestata. I difensori degli imputati, gli avvocati Alberto Selva ed Elia Santi, hanno prima eccepito la nullità del capo di imputazione affermando che alcune espressioni come “prestanome” o “amministratore apparente” non avrebbero valenza giuridica. In più hanno chiesto di rigettare l’istanza del procuratore del fisco. “Messo il ‘coperchio’ della prescrizione processuale su un procedimento, non si possono recuperare quegli atti che sono inutilizzabili in un altro processo”, ha detto l’avvocato Alberto Selva.

Di diverso avviso il Commissario della Legge, Gilberto Felici, che ha prima rigettato l’istanza di nullità affermando che “le espressioni gergali ‘prestanome’ e ‘amministrazione apparente’ hanno un significato noto, comune e diffuso e consentono di apprezzarne a chiunque la portata semantica e quindi il significato delle condotte sottostanti e caratterizzanti quel ruolo. Le condotte assunte dal Giudice inquirente come misfatti presupposti sono descritte, seppure non fosse neppure necessario, in modo del pari comprensibile”.

Quanto alla richiesta di acquisizione della documentazione del fascicolo archiviato, “è assolutamente accoglibile”, ha detto il Giudice. “Essa si risolve nella richiesta di produzione documentale che, come da usus curiae, in presenza di un astratto nesso di pertinenza, che nella fattispecie senza dubbio sussiste, è accolta rimettendosi ogni valutazione al definitivo. L’ingresso di tali documenti in questo procedimento penale non può di certo determinare una modifica del suo oggetto che resta quello delineato dal capo di imputazione, ma nulla impedisce a tutte le parti di integrare l’apparato istruttorio già presente in atti” ha affermato il Giudice Felici.

Si è quindi proceduto all’audizione del testimone convocato, Stefano Palmieri, all’epoca dipendente di Asset Banca, che ha confermato la presenza in banca di tutti gli imputati all’atto della disposizione del trasferimento dei fondi che fece poi scattare la segnalazione. Processo aggiornato ad altra udienza nella quale sarà sentito il vice direttore Aif, Nicola Muccioli.

Nel secondo processo della giornata Alessandro e Pier Luigi Trastulli, padre e figlio, rispondevano di riciclaggio per 780mila euro. L’avvocato d’ufficio, Nicola Maria Tonelli, che li difende entrambi, ha depositato agli atti la recente sentenza di assoluzione di un tribunale italiano, dall’accusa di bancarotta fraudolenta. Aggiornata l’udienza per ascoltare il funzionario dell’Agenzia di informazione finanziaria

 

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