San Marino. Al processo Tercas a Roma il caso Smib

San Marino. Al processo Tercas a Roma il caso Smib

L’informazione di San Marino

Emergono “fughe” di documenti interni di Bcsm consegnati brevi manu a Bankitalia 

Al processo Tercas a Roma  il caso smib capostipite dei guai bancari del Titano

Antonio Fabbri

Sembra che le nebbie sull’operazione che ha fatto da capostipite a tutti i guai del sistema bancario sammarinese, si stiano diradando… a Roma. Al di là del merito del processo in corso presso il Tribunale capitolino – che riguarda le irregolarità di Banca Tercas, la banca di Teramo che era diventata proprietaria della San Marino International Bank, Smib già Banca del Titano, nonostante il fermo divieto di Banca d’Italia – stanno emergendo, infatti, alcuni aspetti fondamentali che riguardano direttamente il San Marino e fanno capire gli errori o, peggio, le connivenze della politica bancaria e finanziaria sammarinese di quel lungo periodo, della quale oggi si stanno raccogliendo i frutti avvelenati. Si comprende bene, così, come nella vicenda della Banca del Titano-Smib si trovi la scaturigine dei problemi attuali di San Marino.

Cosa sta emergendo nel processo Tercas. In particolare da quel processo emergono chiaramente diversi aspetti su cui focalizzare l’attenzione anche da San Marino. 

Il primo, sul piano dei rapporti esterni, è che in quegli anni l’Italia ha iniziato a percepire il sistema sammarinese come un pericolo per la propria economia e di lì si sono trascinate fino ad oggi le difficoltà ad arrivare a qualsiasi intesa o memorandum.

Il secondo elemento, sul piano interno, è che lo “standard” di fare gravare sullo Stato i buchi delle banche, è stato sistematicamente studiato, messo a punto e attuato in quegli anni e non sempre per fini onorevoli di salvaguardia del sistema, quanto piuttosto a scopo di salvataggio o di arricchimento dei singoli. 

Il terzo aspetto, sul piano della proiezione esterna delle banche sammarinesi, fa emergere che in Banca del Titano-Smib si ritrovano modalità di interazione e operatività distorta poi riscontrate e richiamate dall’autorità giudiziaria italiana anche in altre vicende, come il caso “Re Nero o la vicenda Ibs a Forlì.

Il quarto aspetto è che alcuni dei soggetti che si sono trovati ai vertici della Banca Centrale di San Marino negli anni, non hanno sempre sostenuto gli interessi del sistema sammarinese, utilizzando canali non ufficiali e non lineari nei rapporti con gli omologhi uffici italiani.

Di certo questo è ciò che emerge mercoledì 21 marzo scorso, nel processo Tercas di Roma. In quella sede è stato sentito come testimone Luigi Donato, funzionario del Servizio Vigilanza di Banca d’Italia.

L’audizione del funzionario di Banca d’Italia L’esponente del servizio Vigilanza di Banca d’Italia, dopo aver ricostruito i rapporti che configuravano, attraverso prestanome o possesso fiduciario delle azioni, la proprietà di Smib da parte di Tercas, ha risposto alle domande sul diniego che Banca d’Italia oppose alla richiesta della banca teramana di acquisire la banca sammarinese. Divieto che poi venne, come noto, aggirato anche attraverso sponde  interessate in  Repubblica. Per il via libera di Palazzo Koch“ci troviamo di fronte ad un ostacolo assoluto – ha detto il testimone – Era impossibile che Banca d’Italia autorizzasse l’acquisizione di una banca di San Marino. San Marino all’epoca era una sorta di bestia nera del sistema finanziario italiano, perché tutta una serie di operazioni irregolari di ogni tipo finivano a San Marino. E le banche di San Marino cercavano di entrare surrettiziamente nel mercato italiano per acquisire liquidità e per acquisire clientela. Era una situazione assolutamente deviante e pericolosa”.

Le operazioni irregolari Una attività “deviante e pericolosa” della banca sammarinese per il sistema italiano, della quale il funzionario di Bancad’Italia testimone nel processo Tercas ha indicato alcuni particolari. “Dopo il primo commissariamento Smib, questa concesse un fido di 20 milioni a favore della Tercas, in assenza di documentazione probante a fini valutativi della controparte. L’esposizione massima del fido è stata pari a 13 milioni, poi rientrata”. Quindi ha aggiunto che l’attività della banca sammarinese era prevalentemente diretta a finanziare il settore immobiliare e a fornire “agevolazioni creditizie della Smib volte a sostituire linee di credito concesse dal sistema bancario italiano”. Insomma, una sorta di “travaso” di linee di credito tra banca italiana e sammarinese, modalità poi riscontrata anche in altre note vicende.

Il passaggio improprio di carte Ma come ha fatto Banca d’Italia a venire a conoscenza di situazioni interne di San Marino? Lo spiega lo stesso dottor Donato rispondendo alla domanda del Presidente, Valentina Valentini, del IV Collegio della IX Sezione penale del Tribunale di Roma che sta portando avanti il processo Tercas. A fine giugno del 2011“questo documento mi venne consegnato da Antonio Gumina, capo della Vigilanza bancaria di San Marino. Si tratta di un documento interno alla Vigilanza di San Marino, indirizzato al capo della Vigilanza, Gumina stesso, e al Direttore Generale di Bcsm, e sottoscritto da Francesco Ielpo, funzionario della Vigilanza di San Marino”. Documento interno, dunque, consegnato brevi-manu dal capo della Vigilanza sammarinese. C’è da chiedersi come mai siano stati scavalcati canali ufficiali di comunicazione che avrebbero contribuito forse ad aprire un dialogo e un rapporto di trasparenza così difficile in quella fase.

I soldi per salvare Smib Ma non finisce qui. Su quella operazione Tercas-Smib, in Banca Centrale ci fu chi qualche domanda la pose. E’ emerso sempre dal processo di Roma. A sottolinearlo l’avvocato Angelo Nanni, legale di Francescantonio Di Stefano, uno dei maggiori azionisti di Smib. “Ielpo – ha detto l’avvocato Nanni per spiegare alla Corte chi fosse il membro della allora vigilanza di Bcsm richiamato dal testimone di Banca d’Italia –  è stato citato anche dal dottor Magliani (ex direttore Smib, ndr.) al quale disse: ‘Perché non dite a Tercas di metterceli lei i soldi per salvare la Smib?’” E invece i soldi per salvare Banca del TitanoSmib, ce li misero San Marino e i sammarinesi.    

 

 

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