San Marino. Csu su crisi delle banche

San Marino. Csu su crisi delle banche
Mancano ancora molti tasselli fondamentali per comporre e definire il mosaico del nuovo sistema bancario sammarinese, e ciò deve  partire da un’operazione verità a tutto campo che faccia chiarezza fino in fondo sullo stato delle banche. È quanto messo in luce nel confronto pubblico di giovedì sera a Domagnano promosso dalla CSU con al centro l’interrogativo “Dove va il sistema bancario sammarinese?”.
 
Tanti i temi che hanno animato il dibattito e sollevato molte domande anche dal pubblico che ha riempito la sala: da che tipo di titoli ha acquistato Banca Centrale con le risorse di Fondiss, a che fine ha fatto l’Aqr, ossia la fotografia dello stato di salute dei nostri istituti di credito, che hanno in pancia i 423 milioni del fondo di riserva del primo pilastro pensionistico; da chi sono i grandi creditori interni alla Repubblica, a quale è il reale debito di Cassa di Risparmio, che con il con la vicenda Delta detiene il record degli NPL, e tanti altri.
 
La serata si è aperta con la vicenda della lettera anonima contenente accuse diffamatorie alle confederazioni sindacali. I Segretari Generali di CSdL e CDLS Giuliano Tamagnini e Gianluca Montanari hanno nuovamente stigmatizzato questo becero atto di intimidazione dal sapore malavitoso da parte dei poteri forti e oscuri che ancora imperversano. Rispetto a questi fatti, piena solidarietà alle Confderazioni sindacali e ai loro dirigenti è stata espressa da entrambi gli esponenti politici, Luca Boschi (Coordinatore Civico 10) e Giancarlo Venturini (Segretario PDCS) che assieme ai Segretari Generali CSU hanno partecipato al dibattito.
 
I Segretari CSU hanno tracciato il difficilissimo quadro del sistema creditizio, la cui  raccolta è passata da oltre 14 miliardi del 2008 agli attuali 5,5 miliardi, di cui oltre due miliardi sono costituiti dai cosiddetti NPL, crediti non performanti. Prima di chiamare lo Stato e i cittadini a farsi carico nuovamente della crisi delle banche, è fondamentale attivare le azioni più efficaci per recuperare il più possibile queste risorse, hanno sottolineato Tamagnini e Montanari. In primo luogo partendo dagli NPL interni: la CSU ha chiesto e continua a chiedere al Governo di conoscere almeno chi sono i grandi debitori. Serve capire se tali debitori, in gran parte attività economiche, sono ancora attivi o meno, se hanno patrimoni su cui rivalersi, o se sono in grado di rifondere tutto o in parte le somme loro prestate. Domande fondamentali a cui inspiegabilmente il Governo continua a non rispondere.
 
In questo quadro così difficile i fondi pensioni sono diventati risorse fondamentali che di fatto sostengono tutto il sistema bancario. Più che lo loro redditività, hanno rimarcato i Segretari Generali, quello che conta è assicurare le massime garanzie sulla loro integrità e solvibilità. In tal senso, da anni il Consiglio per la previdenza da diverso tempo ha adottato un regolamento che stabilisce criteri precisi e inderogabili per definire l’affidabilità delle banche in cui vengono investiti e i titoli o prodotti finanziari utilizzati. Nel dibattito è stato giustamente ricordato che i fondi pensione sono esclusivamente una riserva tecnica del sistema previdenziale, e come tale devono essere trattati, prima ancora che un patrimonio utile al sostentamento del sistema bancario…
 
La vicenda del recesso dei contrati integrativi è rientrata, grazie alla lotta in particolare dei lavoratori di Banca di San Marino, e a breve partirà il negoziato con la dirigenza delle banche. Prima di fare qualunque scelta anche di riorganizzazione del sistema, su cui sindacato e lavoratori danno la loro disponibilità, occorre un progetto complessivo sul sistema bancario, che fissi le strategie per il suo rilancio, e questo è un compito che spetta alla politica, anche attraverso il confronto con le parti sociali, e non può essere demandato solo agli organismi tecnici.
 
Non poteva mancare il confronto sulla vicenda titoli, e sui tre decreti del luglio 2017, su cui la CSU ha giocato un ruolo fondamentale a difesa delle risorse di Fondiss, che appartengono individualmente ai lavoratori. La CSU continua a chiedere verità: come emerge dall’inchiesta giudiziaria in corso, c’è il sospetto che l’allora dirigenza di Banca Centrale abbia voluto usare queste risorse per acquistare i titoli di una sola banca per fare fronte alle necessità di tale istituto di credito, con la possibilità che tutto ciò sia stato funzionale ad interessi esterni alla Repubblica di San Marino…
 
Rispetto alla domanda più volte reiterata e riproposta anche ieri sera, ovvero quali titoli ha acquistato Banca Centrale con le risorse di Fondiss nel luglio 2017, il coordinatore di Civico 10 ha risposto che la maggioranza non è a conoscenza di questa informazione. La CSU sostiene invece che le forze di maggioranza che sostengono il Governo, anche attraverso i loro rappresentanti nel Consiglio Direttivo di Banca centrale, hanno la possibilità e soprattutto il dovere di reperire questa notizia  e renderla pubblica, per realizzare la massima trasparenza.
 
Alla domanda cruciale sull’Aqr, Luca Boschi ha risposto affermando che questa fase di verifica della situazione economica delle banche si è conclusa. Attualmente sarebbe in corso il confronto da parte di Banca Centrale con gli istituti di credito vigilati; se dovessero emergere deficit economici e patrimoniali, le stesse banche possono proporre piani di risanamento.
 
Molto nette le differenze di valutazione sulla situazione di Cassa di Risparmio: per Luca Boschi il debito di 534 milioni emerso nel bilancio 2016, è il frutto di una serie di malagestioni accumulate nel corso degli anni, che sommate hanno portato a quel debito complessivo. Per Giancarlo Venturini, invece, non si comprende perché alla Cassa di Risparmio siano stati applicati i criteri molto severi e restrittivi di Basilea 3, in base ai quali è scaturito quel debito, mentre per gli altri istituti di credito vengono applicati criteri meno severi.
 
Nel complesso, la CSU ha messo l’accento sulla necessità di superare il clima di scontro e contrapposizione che avvelena il paese da troppo tempo, per avviare una stagione di confronto e concertazione più in generale sul progetto di sviluppo per San Marino, nel cui contesto affrontare anche la crisi del sistema bancario, attraverso una azione di trasparenza che faccia emergere tutta la verità e consenta alle parti di assumere le scelte più efficaci e condivise. La domanda “Dove va il sistema bancario sammarinese?” aspetta ancora una risposta.
 
CSU
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