San Marino. Insegnanti Scuola secondaria superiore San Marino

San Marino. Insegnanti Scuola secondaria superiore San Marino

San Marino, 2 agosto 2018

Preg.mi
Segretario di Stato Istruzione e Cultura Dott. Marco Podeschi

Direttore di Dipartimento Istruzione Dott. Francesco Berardi

alla cortese attenzione del Consiglio Grande e Generale

a tutti i Cittadini e Residenti sammarinesi

 

Il Decreto in materia di scuola approvato recentemente dal Congresso di Stato prevede nei punti da 1 a 4 alcuni provvedimenti penalizzanti per il settore scolastico. Non lo pensano solo gli operatori della scuola, ma anche la Centrale sindacale, che ha più volte alluso a possibili mobilitazioni per settembre e ha richiesto con forza di non applicarlo per l’anno scolastico 2018-2019.

Quelli previsti nel decreto sono tagli lineari che intervengono dopo quelli già più volte operati in questi anni di crisi. In alcuni ordini di scuola, questi tagli – che ovunque sono profondamente iniqui – avranno un impatto particolarmente forte e peggioreranno necessariamente la didattica prevedendo, di fatto, un aumento del numero di alunni per classe e una diminuzione del numero di insegnanti.

Per questo le lavoratrici e i lavoratori delle scuole di infanzia e elementari – a cui va il nostro plauso – si sono oppost* con i loro corpi, grazie a una forma di lotta nobile e autonoma come quella del sit-in. Al loro impegno si è poi aggiunto un ottimo comunicato dei lavoratori della scuola media. Li ringraziamo per avere ribadito l’ottica sostanzialmente economicistica del decreto, nonché la rozzezza con cui una classe dirigente che evidentemente non conosce il modo in cui viene erogato il lavoro scolastico conteggia quest’ultimo al minuto, mostrando così di non comprendere un dato essenziale: da sempre il lavoro intellettuale è lavoro cognitivo. La sua densità non ha a che vedere con il tempo dell’orologio: una verità che oggi vale sempre di più per tanti settori lavorativi in cui sono le relazioni, la capacità comunicative e creative, il linguaggio, il mentale ad essere produttivi di valore.

D’altra parte, se dovessimo calcolare al minuto anche noi quello che quotidianamente facciamo a scuola, molte delle attività che svolgiamo – e soprattutto la cura che prestiamo al rapporto con gli alunni – semplicemente scomparirebbero: tutti quelli che hanno lavorato a scuola sanno che gli insegnanti non guardano l’orologio quando hanno a che fare con i ragazzi. Da questo punto di vista, l’introduzione nelle scuole della timbratura del cartellino ha già dimostrato una concezione del lavoro scolastico come qualcosa da valutare da un punto di vista meramente quantitativo (salvo poi però non conteggiare le ore utilizzate al di fuori dell’orario di lavoro per la preparazione delle lezioni, le correzioni degli elaborati degli studenti e la preparazione di attività extra di approfondimento, pluridisciplinari o di progetti intrapresi assieme agli studenti) e anche lo stesso costosissimo registro elettronico rischia di vedere ridotte a tale scopo le sue tante potenzialità.

La Scuola Superiore è toccata dal provvedimento, in particolar modo per il ricalcolo del tempo sul monte-ore attualmente previsto. Par di capire che si dovrà lavorare delle ore in più (più o meno tre ore in più) a parità di salario: strano paradosso per chi conteggia il lavoro mentale in minuti secondi!

Ci pare del tutto evidente che, nella sua globalità, si tratta di interventi in linea con l’impostazione scelta fin qui: la spending review prima di tutto; una nuova austerità per “fare cassa” (si vocifera addirittura di un’ulteriore decurtazione salariale del 2,5%); un appoggio indiscriminato al settore finanziario dissestato che lascia senza risorse per il Welfare e il sociale. Insomma, una linea austeritaria destinata a peggiorare la condizione dei cittadini rispetto alla fruizione di quelli che costituzionalmente sono i diritti sociali. L’istruzione – come la salute, la previdenza e perfino il lavoro, che di questi tempi o scompare o si precarizza ad oltranza – è infatti un diritto sociale: non un favore, né tanto meno un privilegio.

Per questi motivi, noi insegnanti della Scuola Secondaria Superiore non possiamo tacere. Non abitiamo un pianeta diverso. Intendiamo manifestare piena solidarietà a tutti gli ordini di scuola coinvolti e ci impegneremo per comprendere a fondo le implicazioni di questo decreto per la nostra specifica realtà. Riteniamo, inoltre, che la protesta autonoma degli insegnanti non debba essere in alcun modo strumentalizzata e prendiamo quindi le distanze da tutte le iniziative che le forze politiche prenderanno in modo privato.

Auspichiamo invece la nascita di un movimento autonomo dei lavoratori della scuola, perché solo confrontandosi dal basso assieme a tutte le forze sociali coinvolte nel processo – studenti compresi – sarà possibile trasformare l’ordine delle cose presenti in una direzione progressiva e riformare davvero la scuola.

In una epoca così complessa la scuola necessiterebbe non tanto di maggiori strumenti di controllo delle persone o di “ottimizzazione delle risorse”, ma di più spazi, di più attenzione e cura per lo sviluppo dei processi di apprendimento degli studenti a tutti i livelli (cognitivo, emotivo, relazionale e sociale): qualcosa di essenziale per la formazione di cittadini liberi, critici e consapevoli.

È un’impresa che richiede molto tempo, ma non ci sono scorciatoie: nessuno può prendere il posto di chi ogni giorno lavora nelle scuole assicurando la fruizione di quel diritto all’istruzione che abbiamo richiamato sopra.

Alessandro Simoncini
Valentina Rossi
Claudia Masini
Errico Mazza
Alan Scarpellini
Alessandro Della Balda
Elena Guidi
Catia Serioli
Lorenzo Zafferani
Maurizio Burgagni
Stefano Bartolini
Monica Fascette
Sabrina Broccoli
Almerinda Guerrieri
Maria Pia Casadei
Angela Garufi
Vilma Bevitori
Katia Comazzi
Franca Valentini
Patrizia Grossi
Valeria Martini
Lucia Crescentini
Mara Casali
Lorella Merli
Elisabetta Arseni
Martina Poggiali
Niko Vitadello
Nadia Valentini
Claudia Gasperoni

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