San Marino. Banche, intervista a Giuseppe Morganti

San Marino. Banche, intervista a Giuseppe Morganti

L’informazione di San Marino

Intervista a Giuseppe Morganti: “Ora la comunità internazionale è pronta ad assisterci nell’opera di risanamento del sistema” 

“Banche, squarciato l’ultimo velo che impediva al Paese di essere credibile” 

“I cambiamenti sono sempre osteggiati, ma indispensabili”

Scelte determinanti attendono il Paese nei prossimi mesi. Ne parla in una inervista il Capogruppo di Ssd Giuseppe Maria Morganti, che conferma la strada intrapresa dalla maggioranza, chiede una presa di coscienza e responsabilità a parti sociali, imprenditori e partiti di opposizione e ribadisce quali sono le riforme che attendono la Repubblica.

Consigliere Morganti, situazione complicata quella in cui si ritrova la Repubblica di San Marino. Ci sono soluzioni all’orizzonte? “Le soluzioni arrivano quando si è consapevoli dei problemi e soprattutto quando le forze in campo non sono parte del problema stesso. Oggi, dopo tante incertezze, tutti, forze politiche e sociali comprese, sono finalmente in grado di capire la portata dei problemi che si sono generati alla fine degli anni ’90, quando un’economia impazzita e una politica in preda alla follia, pensavano che San Marino fosse un’oasi dispersa in qualche deserto inaccessibile e potesse vivere alle spalle della comunità internazionale. I danni sono stati incalcolabili e hanno portato la Repubblica sull’orlo del collasso. Quest’analisi oggi è condivisa da molti e i poteri 
che hanno beneficiato di quegli enormi privilegi si sono fatti, volenti o nolenti, da parte. Si può quindi ben sperare che le soluzioni arrivino”.

L’emarginazione di quei poteri che secondo lei frenavano il cambiamento, è avvenuta perché la popolazione o la politica ne hanno preso coscienza o per l’intervento di fattori esterni come l’Ocse e il Moneyvall o interni come la magistratura? “Certo fattori esterni e interni hanno influito moltissimo sul cambiamento mettendo in luce le incongruenze del sistema, devo però dire che il terreno era fertile anche perché parte della politica da tempo è attiva sui temi della trasparenza, dell’adeguamento agli standard internazionali, dell’ingresso nell’Unione Europea. Ricordo che l’uscita dalla black list italiana è avvenuta perché San Marino, con un accordo bipartisan, ha deciso di applicare unilateralmente lo scambio delle informazioni. Quelli sono stati gli anni del grande isolamento che ha generato un problema di reputazione di cui ancora oggi stiamo scontando gli effetti negativi”.

Nonostante si debba riconoscere all’attuale maggioranza molto coraggio nell’affrontare il cambiamento, non pare che a livello generale Adesso. sm goda di molta simpatia nel Paese e soprattutto fra le forze sociali? “La maggioranza attuale ha squarciato l’ultimo velo che impediva al Paese di tornare ad essere credibile, quello intrinseco nel sistema bancario e, così facendo si è tirata addosso l’antipatia di tante fasce sociali. La comunità internazionale, il Fondo Monetario prima di tutto ma anche Banca Mondiale, Banca Centrale Europea e Banca d’Italia sapevano perfettamente cosa si annidava nei bilanci delle banche sammarinesi, per tale motivo prima hanno tagliato i ponti, poi hanno rallentato la riapertura delle relazioni al mondo finanziario sammarinese.  L’Asset Quality Review impostata dal Presidente Grais, e la conseguente piena trasparenza dei bilanci degli istituti bancari, hanno messo in evidenza i difetti del sistema e quantificato il problema e ora la comunità internazionale è pronta ad assisterci nell’opera di risanamento del sistema. Se non ci fosse stata questa ‘dolorosa’ chiarezza saremmo ancora in mezzo al guado e i problemi rilevanti che dobbiamo affrontare sarebbero diventati giganteschi e forse insormontabili”.

Quindi lei ritiene che ora si possa avviare il processo di risanamento e confidare nella ripresa? “Non le nascondo che sono molto preoccupato per due motivi: il primo è che ora in campo devono essere messe competenze tali capaci di esprimersi non solo attraverso le potenzialità dei singoli, ma anche nella definizione di un lavoro collettivo; questa parte dipende da tutte le parti sociali, ma in particolare starà alla maggioranza attrezzarsi, potenziandosi e aprendosi alla collaborazione degli altri. Il secondo ancor più rilevante motivo sta nella difficoltà di dialogo che esiste con le forze di opposizione e con le forze sindacali. In entrambi i casi sembrano volersi avvantaggiare in termini di consenso perché sanno che le soluzioni non sono semplici e richiedono sacrifici. Molto facile è cavalcare il rifiuto del sacrificio piuttosto che generare la consapevolezza di un lavoro comune per vincere la sfida della salvezza per il Paese. La reazione a provvedimenti leggeri come ad esempio quelli previsti dal decreto scuola, le offese che si levano anche dal mondo sindacale, le falsità che si annidano nel dibattito politico e vengono spese come verità assolute, danno la misura di una parte del Paese che non ha l’obiettivo di lavorare per costruire la nuova San Marino, ma per impedire con tutte le forze che ciò avvenga. L’unico obiettivo è quello di far cadere il governo e ripristinare i vecchi poteri e di fronte a questa volontà non c’è possibilità di dialogo”.

Ma cosa c’è da fare realmente? “L’Aqr del settore bancario ha messo in evidenza una necessità finanziaria consistente, ma non inaccessibile, una necessità organizzativa interna al sistema che deve manifestarsi nel potenziamento delle governance e delle professionalità al fine di implementare la redditività delle banche con i servizi (si pensi che le 5 banche di Andorra hanno ricavi che per un terzo derivano dagli interessi e per due terzi dai servizi), infine, ma non per importanza, dal potenziamento delle capacità operative dei singoli istituti. Il finanziamento spetta ai soci nelle banche private e allo Stato che garantirà a Cassa di Risparmio circa 500 milioni di nuovi capitali in parte in titoli del tesoro e in parte in liquidità, un capitale ampiamente performante che farà tornare in utile l’istituto. Contemporaneamente al piano di finanziamento occorre definire una governance all’altezza del compito e procedere con gli accorpamenti affinché la capacità tecnico/professionale affiancata a quella finanziaria sia non solo in grado di supportare lo sviluppo delle imprese, ma anche i bisogni delle famiglie, vincendo la sfida dei nuovi mercati che si apriranno con l’accordo di associazione con l’Unione Europea”.

Un cambiamento di grande portata, quindi, ma in maggioranza pensate di fare tutto da soli? “Un cambiamento che già trova tanti freni, ma che è importante possa essere espressione dell’intero Paese, forze politiche e sociali comprese. Per questo, nonostante le disillusioni maturate nella prima fase, per responsabilità reciproche che non hanno consentito di raggiungere il livello di comprensione e fiducia necessario per affrontare queste sfide, occorre fare uno sforzo aggiuntivo e chiedere in particolare alle organizzazioni datoriali e sindacali, di diventare protagoniste del progetto e non semplici spettatrici. Ciò fa crescere il livello della responsabilità, ma questo è il momento di dimostrare amore per il proprio Paese”.

Venite accusati di chiedere continui sacrifici ai cittadini e di non avere un progetto. Dove sta la verità? “Mentre si rilancia il settore bancario è necessario tenere in equilibrio i conti dello Stato che saranno gravati da ratei ed interessi di un debito pubblico aumentato a circa il 65% del PIL. Per farlo stiamo proponendo l’ormai famoso ‘Piano di stabilità’ che prevede le modalità per affrontare l’indebitamento a partire dall’esercizio finanziario 2019. Quattro sono gli interventi programmati: quello sulla spending review che conta su risparmi strutturali di circa 8/10 milioni di euro; quello sull’Igr calibrato su maggiori entrate per circa 12/13 milioni; quello sulle pensioni calibrato intorno ai 10/12 milioni e quello sulle imposte indirette che dovrebbe consentire maggiori entrate per circa 15 milioni. Un intervento quindi a cui tutti siamo chiamati che ha come obiettivo il superamento della crisi. Non dimentichiamo però che questi soldi saranno investiti e presto lo Stato, e quindi tutti i cittadini, sarà azionista di maggioranza di una grande banca, dal grande valore. Il denaro investito in questa fase dovrà dare i suoi frutti e ritornare sotto forma di maggiori potenzialità della spesa pubblica, a tutti i cittadini, rendendo solida la ripartenza dell’intero sistema economico”.

Ecco la ripartenza. Come pensate possa avvenire? Non esistono più i ‘capisaldi’ di un tempo! “Ed è bene che non esistano. Sono proprio quelli che hanno portato il Paese nel baratro. Uno Stato è forte solo se basa la sua ricchezza sul lavoro e l’intelligenza dei suoi cittadini. San Marino ha potenzialità enormi che già si manifestano in taluni settori: vediamo l’industria manifatturiera che occupa la metà dell’intera forza lavoro del Paese, vediamo settori strategici dell’amministrazione, come la scuola, chiamata con i nuovi curricula a generare l’humus della nuova San Marino, vediamo l’Università che si fa valere nel Mondo come luogo in cui scienza e cultura si fondono nelle donne e negli uomini di cui ha bisogno il domani, pensiamo alle potenzialità racchiuse nella San Marino Innovation, tanto per fare alcuni esempi. Ma ci sono anche i nuovi settori su cui investire le nostre intelligenze: il Piano Regolatore che lo studio Boeri sta progettando con l’obiettivo di cambiare l’aspetto dell’intero Paese nella direzione, finalmente, giusta, a misura d’uomo che rilancerà l’economia edile, storica locomotiva dell’intera economia sammarinese; il piano delle Telecomunicazioni che consentirà di avere tecnologie avanzatissime e piena concorrenza fra gestori nell’erogazione di servizi sempre più innovativi e a basso costo, permettendo l’aggancio delle nostre manifatture alla quarta rivoluzione industriale, quella dell’industria 4.0. Pensiamo al Piano strategico del Turismo, all’Agenzia per lo sviluppo, al processo di semplificazione burocratica ed infine alle grandi opportunità che si aprono con l’accordo di associazione con l’Unione Europea. Cambia radicalmente il Paese e con esso il peso specifico che determinate categorie hanno sulla società: i cambiamenti sono sempre osteggiati e non capiti, ma sono indispensabili. Ecco noi siamo impegnati in questo cambiamento indispensabile. Confidiamo che anche tanti altri, (partiti, sindacati, associazioni datoriali, cittadini singoli e organizzati) possano capire e partecipare a questo storico processo. San Marino è di tutti e tutti hanno il diritto e il dovere di contribuire al suo futuro.

 

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