San Marino. Seduta di mercoledì 31 ottobre del Consiglio Grande e Generale

San Marino. Seduta di mercoledì 31 ottobre del Consiglio Grande e Generale

COMUNICATO STAMPA

 

CONSIGLIO GRANDE E GENERALE, SESSIONE 22- 31 OTTOBRE

 

-MERCOLEDI’ 31 OTTOBRE – 

 

+++Con 29 voti a favore e nessuno contrario, in chiusura della sessione consiliare di Ottobre viene approvato il Pdl sulla Dirigenza Medica+++


La seduta odierna si apre, come previsto dall’ordine del giorno, dal comma 25, con l’
aggiornamento delle Commissioni Consiliari non permanenti secondo il nuovo Regolamento consiliare, su cui si sviluppa un lungo dibattito. Infatti, il consigliere Federico Pedini Amati, Mdsi, solleva i problemi insorti con l’inserimento nel Gruppo Misto di Mdsi, Psd e Ps. Benché riconosciuti come liste che hanno superato lo sbarramento elettorale al primo turno, e con propri rappresentanti nelle commissioni consiliari permanenti, per le commissioni non permanenti, sulla base del nuovo Regolamento consiliare, si trovano infatti a dover concordare i propri rappresentanti con gli altri membri del Gruppo Misto. Pedini Amati punta il dito contro quella che definisce una “stortura interna” e chiede di ripristinare la norma che riconosceva i gruppi consiliari in base ai risultati al primo turno. “Io non ho saputo perchè quella legge è stata superata- manda a dire- perché si è voluto superarla, i gruppi misti siano composti esclusivamente dai consiglieri indipendenti”. 

Roberto Giorgetti, Rf, chiarisce che la norma cui fa riferimento il consigliere Mdsi, e l’accordo preso in ufficio di Presidenza da cui è derivata, riguardava esclusivamente la composizione dell’ufficio di Presidenza. “Si è recepito questo anche nel nuovo regolamento consiliare e di fatto i rappresentanti di lista possono parteciparvi”, puntualizza. Giorgetti respinge però le ipotesi “di interpretazione errata di una legge, di qualcosa che non si è capito e di una sorta di complotto che ha voluto estromettere qualcuno”. Infatti, “il regolamento consiliare attuale è molto chiaro- sostiene- se vogliamo pensare di voler aprire una riflessione su questo punto, che non possiamo fare oggi, lo si può fare, ma allora i presupposti dovrebbero essere diversi, non accreditare una sorta di truffa che non c’è”. 

Al termine del lungo dibattito, si procede alla nomina della Commissioni, o più precisamente dei membri di maggioranza, poichè l’opposizione dichiara di confermare temporaneamente gli attuali rappresentanti. Al momento del voto per la sostituzione in Commissione Affari di Giustizia di Eva Guidi e del Capitano Reggente Luca Santolini non viene raggiunto il quorum. 

Concluse le nomine delle Commissioni, l’Aula torna poi ad esaminare il “progetto di legge Disciplina della dirigenza medica dell’Istituto per la Sicurezza Sociale”, rimasto sospeso nella seduta di ieri notte, proseguendo dall’articolo 8.Nel corso dell’esame viene fortemente criticato dalle opposizioni lArt. 25 “Revisione del limite di 100.000 euro (centomila euro) per il reddito dei professionisti dipendenti”: per Rete si punta a superare la volontà popolare espressa dal Referendum, poiché si prevede di escludere nel computo dello stipendio dei medici voci quali indennità e compensi per la reperibilità. Stefano Canti, Pdcs, parla di “escamotage” per consentire il superamento del tetto dello stipendio per i dipendenti pubblici eDalibor Riccardi, Indipendente, pur ammettendo che in questo modo si bypassi la norma derivata dal referendum, annuncia che voterà l’articolo perché lo ritiene necessario: “Le professionalità si pagano”. Il Segretario di Stato per la Sanità, Franco Santi, stigmatizza l’atteggiamento ipocrita dell’opposizione che da un lato riconosce la mancanza di medici e professionalità, dall’altra grida contro “l’escamotage”. Concluso l’esame del provvedimento si procede al voto finale: i consiglieri di opposizione annunciano che non parteciperanno alla votazione, così il Pdl viene approvato con 29 voti a favore e nessun contrario.

Di seguito un’estratto degli interventi odierni al comma 25.

Comma 25. Aggiornamento Commissioni Consiliari ai sensi dell’articolo 11, comma 9, del Regolamento Consiliare .

Federico Pedini Amati, Mdsi
C’è una stortura interna: siccome Psd, Ps e Mdsi al vaglio elettorale avevano superato lo sbarramento di 670 voti, quindi erano anche lista, e per questo rientrano nelle Commissioni permanenti. La legge richiede che al primo turno sua superato lo sbarramento e di raggiungere il numero di tre consiglieri: al primo turno lo raggiungiamo ma per effetto del ballottaggio il numero dei consiglieri viene diminuito. L’interpretazione della Segreteria Istituzionale, in base al nuovo regolamento, invece introduce nel gruppo misto anche i partiti che a monte avevano ottenuto un gruppo consiliare, allora questa è una stortura in termini. Mi dovete spiegare come mai chi aveva superato lo sbarramento, era gruppo e prende anche la quota economica come tale, per quale motivo deve finire in gruppo misto? In ufficio di presidenza si era deciso di porre in essere la norma che andava a interpretare la legge precedente alle elezioni che, all’unanimità, si era portata avanti e che riconosceva i gruppi consiliari in base ai risultati al primo turno. Io non ho saputo perchè quella legge è stata superata, perché si è voluto superarla. Non sto danda colpa a nessuno, ma riportiamo la norma che riconosce i gruppi consiliari. E i gruppi misti siano composti dai consiglieri indipendenti. Se oggi non modifichiamo questa cosa, ricordatevi: oggi a noi e domani a voi.

Roberto Giorgetti, Rf
Mi sono perso diversi passaggi logici. Tutta la questione nasce perché in Ufficio di Presidenza, fino a poco tempo fa, avevano il diritto di partecipare i gruppi consiliari per Regolamento- che è legge- e i gruppi andavano composti da almeno 3 consiglieri. Da al momento che si è voluto coinvolgere anche forze che non erano costituite in gruppo- in virtù dei dispositivi della legge elettorale, che non può essere presa spizzichi e bocconi a seconda del proprio tornaconto- negli ultimi due anni sono stati sempre invitati anche i rappresentanti di lista che in virtù del ballottaggio hanno perso i tre consiglieri del primo turno. Il consigliere Pedini Amati ha poi posto una questione di principio condivisibile: ‘vorrei partecipare non in virtù di un accordo tra capigruppo ma di un dispositivo normativo che me lo permetta di diritto’. Tant’è che, nell’ambito di riforma del regolamento consiliare in corso, si tenne conto di questo orientamento. Però il consigliere Pedini Amati pose una deadline per cui il regolamento doveva essere varato, per consentire la nuova dinamica di partecipazione all’ufficio di presidenza. Ma a causa dei ritardi, è stato accordato di presentare una legge che consentisse di partecipare non per accordo ma per diritto. Nonostante che a distanza di un mese si sarebbe comunque portato il regolamento consiliare, si diede il via libera al progetto di legge che sistemava questo preciso aspetto. Nel consiglio di di giugno 2018 è stato quindi portato in Aula il Pdl. Dall’audio di quella seduta risulta che, alla richiesta se il dispositivo fosse riferito unicamente all’ufficio di presidenza, il presentatore della legge, Belluzzi, abbia risposto che era riferito solo ad esso. Di fatto, con voto unanime, in quella circostanza è stata approvata la legge che regolamenta l’ufficio di presidenza. Si è recepito questo anche nel nuovo regolamento consiliare e di fatto i rappresentanti di lista possono partecipare all’ufficio di presidenza. E nessuno a riguardo ha mai eccepito al Regolamento consiliare, né i membri del gruppo di lavoro, né in quest’Aula, nessuno. Evidentemente se si vuole sostenere che c’è stato un misunderstanding completo in tutti i passaggi è moto difficile. Non parliamo di interpretazione errata di una legge, di qualcosa che non si è capito e di una sorta di complotto che ha voluto estromettere qualcuno. Il regolamento consiliare attuale è molto chiaro. Se vogliamo pensare di voler aprire una riflessione su questo punto, che non possiamo fare oggi, lo si può fare, ma allora i presupposti dovrebbero essere diversi, non accreditare una sorta di truffa che non c’è, semplicemente dire che si può aprire una riflessione. Ma oggi la legge è chiara e il percorso per cui arrivati a questa legge è stato lineare e trasparente. La differenza sostanziale è che, per quanto riguarda l’assegnazione dei seggi in una serie di commissioni non permanenti che dovremmo nominare oggi, il gruppo misto nella sua interezza dovrebbe concordare determinati seggi. Diversamente, con un’altra strada ci sarebbe qualcuno che avrebbe un ‘diritto’ a vedersi assegnare un seggio a queste commissioni e altri a quelle che rimangono. Queste sono commissioni a numero fisso, non c’è flessibilità, dal punto di vista sostanziale cambierebbe poco, solo il gruppo misto sarebbe sollevato dal trovare un accordo tra loro, è questo che si discute. 

Iro Belluzzi, Psd
Al di là di quello che sono le norme confliggenti, ricordo che in ufficio di Presidente si era trovata mediazione, si era detto che quella norma doveva essere riassorbita nel regolamento rispetto la definizione e il ruolo del gruppo consiliare. E’ necessario arrivare a definire in tempi rapidissimi quello che è la scelta che collegialmente dobbiamo raggiungere e portare avanti, anche adottando quelle che sono le fasi sperimentali che anche in passato hanno fatto sì che si derogasse al regolamento consiliare. Per cui attraverso un accordo, se si condivide le finalità, potremmo già da oggi cominciare a utilizzare quelle modalità che dovremmo definire in termini rapidi, anche in funzione degli aggiornamenti che si renderanno necessari per portare avanti i lavori consiliari. Troviamo fin da subito modalità che ci consentano un maggior confronto e maggior velocizzazione dei percorsi consiliari. Bisognerà vedere poi come verrà ridefinita poi l’importante commissione Affari di Giustizia, che fa parte dell’ordinamento giudiziario e non del regolamento. 

Dalibor Riccardi, Indipendente
Non deve passare il messaggio che ci sia disquisizione rispetto i posti e le commissioni stesse, quanto invece che deve esserci una riorganizzazione in termini istituzionali anche delle commissioni. Ritengo la tesi sostenuta da Pedini Amati sia più che opportuna, a memoria, le rivendicazioni che oggi sono giustamente poste all’attenzione dell’Aula, erano quelle frutto di accordi presi in ufficio di presidenza a maggio-giugno scorsi, accordi poi prontamente disattesi dall’approvazione del regolamento a luglio. Senza volere farla un questione di ordine pubblico, oggi il rapporto tra le forze di opposizione che devono procedere a fare nomine dentro quelle commissioni è ottimo, la volontà è quella di esprimere perplessità che si possono avere a seconda di come è valutato il gruppo misto nei diversi ambiti. 

Stefano Palmieri, Rf
Si è ragionato in ufficio di Presidenza per il gruppo misto e per la partecipazione all’ufficio di presidenza. Se c’è da fare una correzione, si fa, ma non si venga a dire che si è fatta una cosa diversa da quella stabilita. Se si vuole riparlare di modifica del regolamento, che può essere opportuna dopo alcune sessioni di verifica, lo facciamo, ma non si dica che si è forzata la mano in maniera furbesca, le illazioni le rimandiamo al mittente. 

Denise Bronzetti, Ps
C’è un nuovo regolamento consiliare che ha una fase di rodaggio. Ci siamo già accorti che quel regolamento consiliare, nella sua applicazione, ha una serie di problemi e di limiti. La questione non è di lana caprina e non vorrei fosse tacciata come semplice schermaglia dei gruppi consiliari, oggi del gruppo misto, per provare a prendere qualche posto in più nelle commissioni. Vorrei fosse chiaro a tutti che questa questione non è di secondo livello, forse alcuni non riescono a comprendere che una lista legittimamente votata e oggi rappresentata qui dentro ha assolutamente il diritto di partecipare alle commissioni. Il fatto di non avere previsto in modo esplicito- nell’art.11 del Regolamento consiliare- questa possibilità, che è un fatto democratico, è un gravissimo errore che va immediatamente corretto. E colgo appieno la proposta del consigliere Palmieri. 

Alessandro Cardelli, Pdcs
Con tutti i problemi del Paese, mettersi a discutere di queste questioni, mi sembra mancanza di rispetto per la cittadinanza, ma dal momento che il comma c’è, sono obbligato a intervenire. Dove e perché nasce il problema? Con il nuovo regolamento consiliare che impone modifiche nelle ripartizioni delle Commissioni, in ufficio di presidenza è successa una cosa strana: la discussione dell’aggiornamento delle commissioni permanenti si è messa a inizio dei lavori e discussa lunedì 22 ottobre. La discussione sulla modifica delle commissioni non permanenti la discutiamo oggi, 9 giorni dopo. Le ragioni: c’erano esigenze di natura politica. Cosa è successo lunedì 29 ottobre? Si è dovuta riunire la commissione Finanze che a maggioranza ha votato la cessione dei crediti Delta. Se non fosse avvenuta la sostituzione il 22 di ottobre dei membri di maggioranza, la maggioranza avrebbe avuto un membro in meno, Tony Margiotta, fuoriuscito proprio per non votare la cessione dei crediti Delta. La maggioranza ha forzato sulla discussione delle commissione permanenti per votare con un membro in più in Commissione Finanze.
Questo della composizione delle Commissioni non permanenti è un tema complicato, ma non urgente. A livello politico potevamo discuterne fuori dall’Aula ed evitare questo gran dibattito in Consiglio senza che poi si arrivi a una soluzione. Noi come gruppo consiliare siamo disposti a ragionare e a vedere come ci si può comportare. 

Matteo Ciacci, C10
In ufficio di Presidenza era stato fatto un accordo, stabilendo che chi aveva superato lo sbarramento al primo turno, poteva essere rappresentato. Poi è stata fatta una legge stralcio per prevedere che anche chi aveva perso tre consiglieri per il premio di maggioranza poteva far parte dell’Ufficio di presidenza e questo principio è stato portato avanti anche nel nuovo Regolamento consiliare. Non era cambiata idea, fermo restando che il regolamento è stato fatto insieme da maggioranza e opposizione. Ma vale solo per l’ufficio di presidenza. Non è che tutte le forze hanno diritto al posto in tutte le commissioni. E’ un tema che, se vogliamo, lo affrontiamo ma non è mai stato così. Considerazioni dette in modo un po’ focoso possono fare intendere cose che non sono. In ufficio di Presidenza si è detto che facciamo le Commissioni non permanenti con le legge attuali, poi ragioniamo pure su proposte per trovare accordo, sulle composizione delle commissioni, ma ci piacerebbe partire dalla verità e da considerazioni corrette, non sempre come se qualcuno vuole sottrarre qualcosa a qualcun altro. 

Oscar Mina Pdcs
Il nuovo Regolamento consiliare è frutto di lavoro di tutti i gruppi, è stata una materia trattata con buon senso, come tale, essendo un regolamento, se ci sono inesattezze nella formulazione o nell’interpretazione, sono perfettamente d’accordo che il periodo di assestamento e applicabilità può avere storture. Su questo non credo dobbiamo inasprire chissà che cosa, ci rivediamo e sulla base delle valutazioni fatte dal collega Pedini cerchiamo le condizioni per fare modifiche. Non mi risulta che nel gruppo di lavoro ci siano state forzature. 

Marina Lazzarini, Ssd
Mi trovo d’accordo con l’incipit del consigliere Cardelli, quando esprimeva il disagio per trattare un argomento che non interessa i cittadini. Dissento con lui invece quando afferma che la nuova composizione delle commissioni è stata voluta dalla maggioranza per sostituire il consigliere Margiotta in commissione Finanze per poter votare la vendita dei crediti Delta. Forse Cardelli pensa che la matematica sia solo una opinione, ma la maggioranza in commissione c’era comunque. E’ una interpretazione fuori luogo e serve come sempre a gettare discredito sulla maggioranza.

Marianna Bucci, Rete
L’aggiornamento che dobbiamo fare sta portando alla luce una lacuna molto grave del Regolamento consiliare. L’Art. 11 definisce cosa è gruppo consiliare e cosa è gruppo misto e il collega Pedini non rientra né nella prima, né nella seconda definizione. Come si fa a decidere e riformulare le commissioni con una lacuna di questo tipo? Come tutte le cose che si devono andare ad attuare, capita spesso che diventano inapplicabili. Pedini e altri colleghi rientrano nel limbo. 

Marco Gatti, Pdcs
Assolutamente la Reggenza aveva il dovere di portare all’attenzione dell’Aula, visto le previsione di legge, quello che l’articolo gli impone, ovvero procedere ad un aggiornamento sulla base del nuovo regolamento consiliare. Non credo che vi sia stata malafede o volontà per chissà quale obiettivo, il problema vero è che anche a livello di applicazione delle leggi, ci si accorge cosa non funziona. All’articolo 11 ogni comma è in contraddizione con il precedente. Bisogna dirimere che cos’è un gruppo misto, non lo possiamo trattare come una lista ogni volta che si parla di proporzioni, penalizzando la lista di partenza. 

Jader Tosi, C10
La norma non l’ha fatta la maggioranza, ma tutto l’arco parlamentare. Ritengo sia abbastanza sbagliato avere un gruppo misto in un parlamento che si rappresenti come una unicità, non lo è, non ha visioni univoche, sono singoli consiglieri e ognuno per conto sua vuole fare vita parlamentare. Difficile quindi che il gruppo misto faccia parte in ogni commissione consiliare, si potrebbero inficiare i numeri della maggioranza. In Aula da tempo manca la volontà del confronto e oggi questa è sfociata in un’opposizione che non ha dato modo di trovare una sintesi. 

Gian Carlo Venturini, Pdcs
Credo vada fatta una riflessione da parte di tutte le forze politiche, perché anche se il Regolamento è recente, sta evidenziando problematiche e sviste. Il problema va riferito anche all’aspetto della rappresentatività dei gruppi consiliari. Se da una parte, faccio un esempio, il Ps ha preso 1.496 voti con 5 consiglieri, il Psd 1.392 con 4 consiglieri, Mdsi 872 con 3 consiglieri e in virtù del ballottaggio e premio di maggioranza perdono prima 2 consiglieri il Ps, uno Psd e Mdsi. Se avevano superato lo sbarramento e si erano costituiti come gruppi, oggi dopo alcune fuoriuscite, rischiano invece di non essere rappresentati in alcune commissioni. Senza voler fare la loro difesa, credo che un problema sulla rappresentatività dovrebbe essere fatto. 

Elena Tonnini, Rete
In quest’Aula un po’ tutti stanno riconoscendo l’importanza di questo argomento, alla luce della necessità di una adeguata rappresentatività dei gruppi nelle commissioni rispetto ai risultati elettorali. Tutto nasce come conseguenza di una interpretazione emersa in Ufficio di presidenza, per cui il nuovo Regolamento consiliare dovrebbe superare i contenuti della Legge n.2 del 2018, legge approvata all’unanimità. E questa interpretazione ha ricadute su tutte le nomine di commissioni importanti. Non ho visto messo nero su bianco alcuna interpretazione, i consiglieri ad oggi hanno al massimo solo i verbali su cui basarsi e confermano che la volontà politica è quella espressa dalla legge n.2 del 2018. Ciò non toglie possa esserci una disfunzione o lacuna del nuovo Regolamento che dobbiamo prenderci impegno di chiarire definitivamente. Il regolamento di fatto non abroga legge n.2. Se si dovesse procedere ritenendo che superi la legge n.2 si creerebbe un vuoto perché a questo punto Movimento democratico non può essere rappresentato né nel gruppo consiliare, né nel gruppo misto perché Pedini Amati non rientra nella definizione del gruppo misto indicato dal regolamento consiliare, non si è allontanato da un gruppo e vi può rientrare. Altra anomalia: il gruppo misto rischia di prendere più peso di alcuni gruppi che legittimamente meriterebbero rappresentanza adeguata in base ai risultati elettorali. 

Pasquale Valentini, Pdcs
Va rilevata la disponibilità data dal consigliere Giorgetti. Al di là di tutte le questioni che possiamo sollevare, la cosa più realistica da fare è prendere atto che l’applicazione del regolamento nuovo crea problematiche che vanno affrontate. Il cercare di pensare che non ci sono problemi è sbagliato. Anche chi sostiene questo dibattito sia tempo perso sbaglia: se non riusciamo a stabilire cosa è un gruppo consiliare e cosa non lo è, noi abbiamo vanificato ‘organismo principale di partecipazione. 

Gian Matteo Zeppa, Rete
Si va ad interpretazione ma la norma non può essere interpretata. Il problema è il Regolamento consiliare. Forse non abbiamo fatto un gran servizio né a noi, né al Paese. Avevamo riconosciuto che l’attuazione radicale di quel nuovo Regolamento avrebbe avuto dei problemi e abbiamo detto che in corso d’opera ci saremmo presi accordi per correggere gli ‘obbrobri’. Ci sono cose che sono sfuggite a tutti. Vanno ammessi gli errori su quel testo,forse c’era troppa fretta a portare un regolamento del genere, rinviando anche le questioni più difficili, quelli della retribuzione e del voto segreto o meno, lì veramente c’erano incagli, possiamo dirci di avere firmato un regolamento che non è ‘a piombo’. 

Giuseppe Maria Morganti, Ssd
Probabilmente avremmo potuto sintetizzare questa discussione, perché c’è massima e totale disponibilità a procedere nella direzione richiesta nei termini e modi necessari. Dato che servono modifiche legislative e interventi che seduta stante non possono essere adottati, noi siamo disposti a rimetterci al tavolo del regolamento consiliare per definire procedure necessarie per dare a tutti i gruppi pari e totale dignità. Oggi abbiamo adempimenti in termini di legge per definire, per quanto possibile, le nomine che devono essere fatte- Gli organi dello Stato devono poter essere operativi, proporremmo- se siamo d’accordo e mi pare ci sia intesa- di procedere nelle nomine che è possibile fare su cui è stato trovato accordo, quando non ci sia accordo si può procedere con le prorogatio di quelle figure che devono essere sostituite ed attendere che i tempi maturino. Così possiamo rendere immediatamente operative le commissioni indispensabili per il buon funzionamento dello Stato. 


Comma 9Prosecuzione dell’esame del Progetto di legge Disciplina della dirigenza medica dell’Istituto per la Sicurezza Sociale”/Pdl approvato con 29 voti a favore, zero contrari.

Dichiarazioni di voto.

Dalibor Riccardi, Indipendente
E’ una occasione persa perché siamo andati a cercare migliorie per un comparto, mentre si doveva pensare a una riorganizzazione sistemica del comparto sanitario. Abbiamo portato un provvedimento che interviene sicuramente su una parte fondamentale, quella dei medici, ma interviene quasi nella totalità sull’aspetto economico, rispetto cui siamo passati dal ‘non si può fare niente, al si può fare di tutto e di più’. 
Credo poi che con questo provvedimento ci si avvicini sempre di più a quello che avviene in altre strutture sanitarie fuori dal nostro contesto. Si va in una modalità di ragionamento che porterà i cittadini a non essere più curati con il loro nome e cognome, saranno sempre più dei numeri. Ritirerò la scheda e non parteciperò alla votazione.

Roberto Giorgetti, Rf
A nome di Rf voglio esprimere la grande soddisfazione per l’approdo finale di questo importante progetto di legge. E’ un passaggio che non basterà a portare la soluzione di tutti i problemi in ambito sanitario, ma è un passaggio fondamentale. La votazione finale è senz’altro un momento positivo e un segnale preciso della strada che si vuole percorrere nella salvaguardia di un aspetto cardine dello stato sociale. Purtroppo l’estremo ostruzionismo delle opposizioni ha precluso un confronto più costruttivo sulla legge e la possibilità di esaminare altri provvedimenti all’ordine del giorno. Dispiace molto che andremo ad approvarlo con la maggioranza presente quasi al completo e l’Aula quasi deserta, a parte pochissimi consiglieri responsabili dell’opposizioni che sono voluti rimanere. 

Alessandro Mancini, Ps
Il dibattito che si è sviluppato su questa legge è stato approfondito, serio e di grande confronto, spiace che solo i consiglieri di opposizione sono intervenuti, ma non è novità. Credo si sia fatto buon servizio, per la prima volta è stata approfondita legge come si doveva. E’ una legge che non risolve i problemi della sanità: aiuta certamnte a rincorrere l’emergenza, ma arriva zoppa e priva di un dibattito sulla riorganizzazione della sanità. E’ una legge in linea con la politica di Adesso.sm da due anni a questa parte, limitarsi a rincorrere i problemi. 

Iro Belluzzi, Psd
E’ una legge che nasce dall’emergenza di reclutamento di professionalità all’interno del nostro ospedale. È una rincorsa ad un problema, va reso però merito al Segretario di aver apportato una norma che stabilisce una conformazione diversa dal rapporto di lavoro fra pubblico e privato. Ha portato un testo di legge che è stato approfondito in modo importante dall’opposizione, il dibattito ha fatto emergere elementi che dovranno essere migliorati. Si è parlato anche di formazione che deve essere all’interno dell’ospedale, ma anche di formazione politica per i giovani consiglieri, questo confronto è stato opportuno per la crescita generale e lo riproporrei anche per i prossimi provvedimenti portati in Aula. E’ stata una buona esperienza per tutto il Consiglio, al di là delle parole di Giorgetti, le illazioni le tenga per lei. Come Psd lasceremo la decisione finale ai consiglieri di maggioranza, anche noi non parteciperemo alla votazione. 

Stefano Canti, Pdcs 
Questo Pdl ci ha visto impegnati per lungo tempo sia in Commissione IV, sia per l’approvazione definitiva in Consiglio, da una parte può dare risposte concrete e andare incontro a esigenze dell’Iss in termini di prestazioni elargite e professionalità. Purtroppo non sono stati presi in considerazione altri aspetti fondamentali che potevano essere inclusi per avere un approccio più complessivo. Lo dice la stessa associazione Asmo, che con questo Pdl si è dato solo un contentino economico e non sono stati inseriti tutti gli aspetti portati al tavolo del confronto. Doveva essere fatto di più per dare maggiore operatività agli stessi medici che lavorano all’Iss. Credo che vi si rimetterà mano molto presto. 

Giuseppe Maria Morganti, Ssd

La legge interviene in modo serio sul reperimento del personale medico, la nostra sanità ha bisogno di adeguarsi a nuove concorrenze, visto che c’è un eccesso di domanda rispetto all’offerta di medici. Il problema è stato affrontato in modo serio su problematiche retributive e legate alla professione. Finalmente si distingue in modo chiaro l’approccio: da una parte medici a contratto e dall’altra medici che costituiranno una parte sempre più importante della nostra medicina su cui si costruirà il futuro. Mi piace nuova dizione di medico dirigente, si dà un ruolo significativo alla sua funzione. Diamo nostro voto favorevole al Pdl.

Marica Montemaggi, C10
Civico 10 non può che esprimere grande soddisfazione per aver portato questo provvedimento e aver sostenuto, tramite il Segretario, un dibattito molto prolungato. Il confronto e lo studio sulla legge ritengo debbano nascere anche in altre sedi. Abbiamo portato questa legge in prima lettura a luglio, in Commissione a fine agosto, sono stati fatti tutti i confronti con i medici, i sindacati, con chi dell’opposizione è venuto al confronto, l’iter è stato veloce. La legge è fatta per i cittadini che sono sempre al centro del nostro comparto sanitario, i cittadini desiderano una sanità di qualità, è una legge che cambia un vecchio paradigma e che mette al centro la meritocrazia, che dà importanza alla formazione e alla nuova visione del dirigente medico. Sappiamo benissimo che non è l’unica risposta ai problemi del comportato sanitario, ma è una risposta significativa Orgogliosi di votare questa legge. 

Gian Matteo Zeppa, Rete
E’ un provvedimento non adatto e che crea evidenti distorsioni all’interno dell’Iss, crea lavoratori di serie A e di serie B. Crea una fascia dirigenziale nel pubblico fatti di dirigenti senza equipe. Si crea un palliativo. E’ un dispositivo con 13 richiami a decreti delegati. L’Iss sta male, non a causa di questo governo, certo, quelli precedenti lo hanno considerato un pozzo senza fondo. Arriveremo al bilancio di quest’anno in cui il bilancio dell’Iss non sarà ancora certificato ed è un problema molto grande. Si andrà verso deregulation all’interno dell’Iss e si darà manforte a chi avrà forti interessi privati che trattano i pazienti non come persone, ma come numeri, si entra in un’ottica di privatizzazione dell’Iss. C’è grandissima forzatura su indennità dei dirigenti, aumento stipendi dei medici dirigenti non fa aumentare la qualità. Non si va rimettere in piedi un castello deficitario dalle fondamenta, partendo dal tetto.

Repubblica di San Marino, 31 Ottobre 2018/01

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