San Marino. Scontro in Commissione Giustizia con la vicenda della perquisizione

San Marino. Scontro in Commissione Giustizia con la vicenda della perquisizione

L’informazione di San Marino

In Commissione Giustizia lo scontro si accese con la vicenda della perquisizione

SAN MARINO Dai corposi verbali della Commissione Affari di Giustizia emergono molti elementi di interesse ed emerge anche come in quella sede – per la verità tra molti sentito dire, riferimenti de relato, “si dice e tutti lo sanno”, processi alle intenzioni su situazioni mai verificatesi – sia sostanzialmente montato quello che poi è stato propagandato all’esterno in modo parziale e a tratti distorto, con una strumentalizzazione politica del tribunale, resa possibile soprattutto perché si è deciso di tenere nascosti per troppo tempo i verbali della Commissione giustizia. E solo oggi si comincia ad intuire il perché. Addirittura i verbali e “l’addendum” depositato dall’allora magistrato dirigente, si volevano tenere nascosti anche alla Reggenza e al Consiglio Giudiziario plenario.

Proprio questo nodo è stato forse il maggiore motivo dello scontro per il quale, stante la gravità delle affermazioni e delle accuse, riassumibili in un asse- rito “attacco al tribunale e alla sua indipendenza”, contenute nell’addendum dell’allora Diri- gente e rincarate nelle audizioni contenute nei verbali. Così c’era chi dall’opposizione voleva tenere la questione nascosta, e chi dalla maggioranza voleva invece trasmetterla ai Reggenti. Di qui, apparentemente improvvise, le dimissioni di quasi tutti i membri di opposizione della commissione, dimissioni poi ritrattate; le denunce alla gendarmeria per fatti per i quali il tribunale avrebbe dovuto procedere d’ufficio; le conferenze stampa; le grida al “colpo di Stato”.

Situazioni, insomma, che hanno fatto dire al Segretario di Stato alla Giustizia, proprio nella Seduta della Commissione del 22 novembre 2017: “Questo è il periodo più buio della nostra storia istituzionale”. Anche le decisioni che successivamente sono state prese dal Consiglio giudiziario plenario, danno conto di come, in sede di Commissione, siano state condivise affermazioni non provate da un lato, mescolate a vicende coperte da segreto istruttorio dall’altro, unite a gossip e riferimenti per sentito dire. Ne emerge un quadro nel quale l’illazione pare vicendevolmente alimentarsi in una specie di teorema da tenere nascosto nella commissione, ma da “spendere” sul piano politico e da fare emergere a tratti, ad esempio, in Consiglio Grande e Generale. Come è accaduto, tenendo tuttavia rigorosamente nascosti i verbali della Commissione Affari di giustizia.

I riferimenti su indagini coperte da segreto Oltre alla questione dell’incontro di Alessandro Rossi con Claudio Podeschi, contenuta nella lettera depositata in cancelleria dallo stesso Rossi, già di per sé inquietante e che ha già ha suscitato reazioni, in Commissione vennero trattate anche altre questioni. In commissione si parlò anche del caso della perquisizione nell’appartamento dell’allora Direttore di Bcsm Raffaele Capuano. Accesso all’appartamento a lui assegnato, avvenuto senza che venisse avvisato e in sua assenza, indicato come una delle cause determinanti delle sue dimissioni dopo pochi mesi. Proprio in Commissione venne letto il rapporto di servizio di polizia giudiziaria. Circostanza che ha fatto sostenere ai magistrati del Consiglio giudiziario plenario, nell’odg di revoca di incarico dell’allora Dirigente, la violazione del “segreto istruttorio, riferendo ai membri della Commissione fatti e presunti autori di condotte integranti reati relativi a procedimenti penali ancora in corso (p. 4 ss. verbale Commissione 22. 11 .2017). La violazione del segreto istruttorio è stata ammessa dallo stesso Magistrato Dirigente in Consiglio Giudiziario in seduta plenaria (cfr. verbale Consiglio Giudiziario del 19.12.2017)”.

Ancora la seduta del 22 novembre Si legge nel verbale della seduta del 22 novembre 2017, appunto a pagina 4: “In merito alla perquisizione presso l’abitazione del Dott. Capuano, il Magistrato Dirigente premette che nessuno ha ritenuto di accertarsi dello svolgimento dei fatti prima di prendere posizione su quanto rappresentato dal Dott. Capuano stesso, a differenza di quanto sempre accaduto in passato. Purtroppo, come sempre da un po’ di tempo a questa parte, si è preso lo spunto da ciò per attribuire alla Magistratura la responsabilità di fatti ai quali è estranea, per accreditare l’idea di attività volte a compromettere l’immagine del Paese con iniziative avventate”. Il Magistrato dirigente aveva quindi dato lettura del rapporto di servizio dell’ispettore di polizia giudiziaria aggiungendo come emergessero i seguenti fatti: “1) non si è trattato di alcuna perquisizione; 2) sulla cassaforte nell’appartamento di Savorelli erano stati apposti sigilli (di cui Bcsm era a conoscenza); 3) l’apertura della cassaforte era stata concordata con Bcsm, che ha fissato la dato con l’ispettore, chiamandolo alcuni giorni prima; 4) nell’appartamento era ancora fissata la residenza di Savorelli (per cui la polizia non aveva alcuno strumento per accertarsi della concessione in uso a Capuano, dopo le verifiche di rito); 5) l’ispettore ha dichiarato di aver richiesto di contattare il Direttore in quanto le operazioni erano state concordate con il vice Direttore, in ragione del rapporto gerarchico; nulla gli è stato detto in ordine all’assegnazione dell’appartamento a Capuano; 6) la polizia accede con le chiavi in possesso di un dipendente di Bcsm assieme ai legali di Savorelli e del soggetto che deve aprire la cassaforte; 7) nulla è stato toccato nell’appartamento, ma è solo stata aperta la cassaforte; 8) solo durante le operazioni l’ispettore viene a conoscenza della concessione in uso a Capuano che, a dire del vice direttore, era stato avvisato. Se Capuano ha qualcosa da lamentare, dunque, non può essere nei confronti della polizia o della magistratura, ma di Bcsm, l’unica ad avere l’informazione della concessione in uso non palesata.  Ma – osserva – tali circostanze, ovviamente, non interessano nessuno, anzi sono funzionali per porre sotto accusa la Magistratura, che e fa atti illegittimi e in danno del Paese magistrato su cui devono essere effettuate “verifiche”, senza curarsi dei gravi danni reputazionali collaterali e delle possibili strumentalizzazioni. Fa notare che si è attivata San Marino RTV che, come sempre, senza verificare la notizia, ha sparato il titolo ad effetto, poi ripreso dalla stampa con specifiche accuse (tra l’altro particolarmente dettagliate), senza considerare il ruolo dei media internazionali, sicuramente non vicini al Paese, che avrebbero sicuramente approfittato per distruggere il nostro Paese almeno a livello di immagine”.

Il funzionario di stato estero Qui l’ex Magistrato dirigente additò un funzionario di Stato estero, accusato di appartenere ad “ambienti burocratici italiani” che vorrebbero “ridurre San Marino a protettorato”. Affermazioni stigmatizzate, poi, sempre dal Consiglio giudiziario plenario.

La polemica politica La vicenda Capuano, così come trattata in Commissione, uscì già allora da quel consesso tanto che, in conferenza stampa, le opposizioni richiamarono le stesse cose che erano state illustrate in quella sede, dicendo che il rapporto di servizio di un fascicolo segretato non era però da considerare segreto, suscitando già allora qualche dubbio. Dissero anche altre imprecisioni (vedi sotto) aggiungendo che sulle dimissioni di Capuano non aveva influito la perquisizione. Questo anche se lo stesso ex Direttore presentò denuncia. In commissione, visto l’esposto dell’esecutivo, l’opposizione accusò il governo di pressioni sulla magistratura. Il Segretario di Stato per la Giustizia ribadì che “nella vicenda Capuano qualcosa a suo avviso” non aveva “funzionato” e che fosse  necessario capire che cosa. “Il comitato per il Credito e Risparmio non ha però mai attribuito delle colpe alla Magistratura o alla Polizia Giudiziaria o a Banca Centrale”, disse. Sta di fatto che alla denuncia  dell’ex direttore Capuano si affiancò l’esposto del governo e venne trattato dal Commissario Volpinari. Recentemente l’archiviazione che, da un lato, conferma come la Pg abbia agito correttamente, dall’altro attesta che, effettivamente, qualcosa funzionato (vedi articolo)

 

La distorsione dei fatti sulla vicenda Capuano

La vicenda, trattata all’epoca in Commissione giustizia (vedi a lato) ebbe ridondanza anche in riferimenti politici che, oggi, si rivelano tuttavia non veri. Eccone solo alcuni: – “I consiglieri di maggioranza hanno mentito perché la relazione di servizio della polizia giudiziaria non è riservata” (Ciavatta, Rete, 24-11-2017), ma il Consiglio giudiziario (odg del 5-3-2018) parla di violazione del “segreto istruttorio”, per aver riferito su atti di quel procedimen to penale (vedi a lato). – “L’iter è chiaro, Capuano era stato avvisato delle perquisizioni” (Ciavatta, Rete, 24-11-2017). Ma l’archiviazione (sopra) parla di “mancata preventiva comunicazione dell’esecuzione dell’incombente”, che sarebbe stata “doverosa”, seppure non imputabile alla Pg. – “Siete sicuri che Capuano non fosse stato avvertito?”  (Tonnini, Rete, 23 novembre 2017). La risposta è in quanto accertato dall’indagine.

 

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