San Marino. Perquisizione nell’appartamento dell’ex direttore Bcsm Capuano

San Marino. Perquisizione nell’appartamento dell’ex direttore Bcsm Capuano

L’informazione di San Marino: Perquisizione nell’appartamento dell’ex direttore Bcsm Capuano. La Polizia giudiziaria agì correttamente, ma fu Via del Voltone a non comunicare agli agenti che l’appartamento era occupato e a non avvertire preventivamente il Direttore dell’accesso

Archiviata l’indagine che era stata aperta sull’accesso del 13 novembre 2017 da parte della Polizia giudiziaria nell’appartamento dell’allora Direttore Generale di Banca Centrale Raffaele Capuano. L’accesso era stato disposto per sequestrare quanto contenuto nella cassaforte, poi rivelatasi vuota, che si trovava nell’appartamento che era stato in uso, prima di Capuano, a Savorelli. Sequestro disposto nell’ambito dell’indagine sul cosiddetto “caso titoli”.  La perquisizione suscitò scalpore e fu pure oggetto di riferimento in Commissione Affari di giustizia (a lato), ma soprattutto fu uno dei motivi che mosse le dimissioni di Capuano dall’incarico ricoperto, il che generò una serie di polemiche.  Scattarono due esposti, uno dell’ex direttore di Bcsm e uno dell’Esecutivo, “per capire cosa fosse accaduto” . Due indagini si innescarono: per violazione di domicilio e per perquisizione arbitraria. Dopo l’astensione del Commissario della legge Buriani, i due esposti vennero riuniti, anche perché trattavano gli stessi fatti, e vennero presi in carico dal Commissario della legge Antonella Volpinari. L’indagine fa emergere che qualcosa non abbia funzionato,  seppure si concluda con l’archiviazione depositata a fine ottobre scorso. L’indagine, infatti, se da un lato ha attestato come non vi sia stata da parte della Polizia giudiziaria alcuna violazione, dall’altro conferma che comunicazioni doverose, in particolare da parte dei funzionari di Banca Centrale, non vennero fatte al Direttore che occupava l’appartamento e che, in quel frangente, si trovava a Roma. Capuano, quindi, non fu avvisato dell’accesso nella sua abitazione. E’ lo stesso denunciante ad affermare, infatti, che “ciò che lo turbò, al riguardo, fu l’atteggiamento dei propri collaboratori che non si curarono di avvertirlo – preventivamente – dell’esecuzione della perquisizione. Nessuno gli comunicò l’esigenza di accedere all’interno della sua abitazione, così da consentirgli di presenziare personalmente, o quanto meno delegare qualcuno di fiducia”. Quanto al comportamento della Polizia Giudiziaria, che nessuno ha mai messo in dubbio, Capuano afferma di non avere rilievi da compiere. “Ribadisco – dice –  che io sapevo dell’esistenza di indagini, ma i collaboratori, anche a motivo del rapporto di rispetto e fiducia, avrebbero dovuto tenere un comportamento diverso (…) Sono stato contattato soltanto dal Vice Direttore a cose avvenute”. L’indagine ha confermato l’esposizione dell’ex direttore Capuano così come il fatto che la Polizia Giudiziaria non era stata messa al corrente da Bcsm che l’appartamento ad uso foresteria fosse in quel momento occupato dal nuovo direttore. Dall’inchiesta del commissario Volpinari emergono dunque due mancate comunicazioni piuttosto gravi da parte dei funzionari di Bcsm: la prima verso la Pg, che non è stata informata da Via del Voltone che quell’appartamento era occupato dal nuovo direttore; la seconda proprio verso Capuano, che non venne avvertito dell’accesso ai fini di sequestro nel suo alloggio e ne fu informato solo successivamente.  Scrive infatti il commissario della legge: “La Polizia Giudiziaria non era al corrente del fatto che il Direttore Generale di BCSM, Raffaele Capuano, oltre ad essere il legale rappresentante dell’ente di vigilanza e, dunque, destinatario dell’avviso dell’incombente in esecuzione, era, al medesimo tempo, il nuovo inquilino dell’appartamento sito in Via dei Villanoviani. Proprio per questo motivo la P.G. non si curò di avvisare Capuano della necessità di accedere ai locali e non adottò le consuete modalità operative. Solo ad accesso avvenuto, e dunque successivamente, la P.G. ne veniva a conoscenza”. Nulla è dunque imputabile alla Polizia giudiziaria “Ciò detto – prosegue l’inquirente – risulta evidente che la P.G. aveva pieno titolo di accedere all’interno dell’appartamento in esecuzione dei provvedimenti giudiziari sopra citati. Al medesimo tempo, il dottor Raffaele Capuano era a conoscenza della presenza di un’area sottoposta a sigilli all’interno dell’appartamento, ove dover consentire l’accesso ai funzionari di polizia, ausiliari dell’ Autorità Giudiziaria, previo loro preavviso.

La mancata preventiva comunicazione dell’esecuzione dell’incombente al dott. Raffaele Capuano, quale inquilino dell’appartamento ove si trovava la cassetta di sicurezza da dover aprire, seppur doverosa, alla luce della trasferita sua residenza in tale immobile, non è imputabile alla polizia giudiziaria, che non era stata informata di tale diritto di abitazione, se non al momento dell’esecuzione del provvedimento, come emerso dall’istruttoria”. La responsabilità della mancata comunicazione è dunque ascrivibile a chi sapeva sia che l’appartamento era occupato sia che ci sarebbe stato l’accesso, ovvero a chi in Bcsm avrebbe dovuto avvisare sia gli uni, la Pg, che l’altro, Capuano. E non lo ha fatto. Ne scaturì l’episodio increscioso che portò alle dimissioni che a quel punto vedeva scemare la propria fiducia soprattutto verso i suoi collaboratori in via del Voltone. Episodio oggi chiarito dall’indagine.

 

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