San Marino. La terra piatta e le ore da 50 minuti, Antonio Fabbri

San Marino. La terra piatta e le ore da 50 minuti, Antonio Fabbri

L’informazione di San Marino

La terra piatta e le ore da 50 minuti

Antonio Fabbri. 

La terra è piatta e le ore sono di cinquanta minuti. Speriamo non si cominci ad insegnare la prima “teoria” nelle scuole sammarinesi, perché con la seconda siamo già un pezzo in là. Le due cose, tra l’altro, non sarebbero neppure troppo slegate e potrebbero giustificarsi l’un l’altra, se si considera che le 24 ore del dì sono determinate dal tempo di rotazione della terra attorno al proprio asse, che per convenzione millenaria impiega 24 frazioni temporali di 60 minuti. Puta caso che se la terra fosse piatta, l’attrito delle montagne potrebbe far considerare una diversa divisione dei fusi orari.

Va da sé, infatti, che se si sostiene con veemenza che le ore debbano esser di 50 minuti e per i restanti dieci minuti chi vuol Dio se lo preghi, si può arrivare pure a “dimostrare” che la terra è piatta, considerato che su quei dieci minuti è stato imbastito un blocco degli scrutini sostenendo che recuperarli in maniera razionale, organizzata e regolamentata comprometterebbe l’offerta formativa.

In questo il sindacato ha le sue sostanziali responsabilità. Basti guardare oggi, che appoggia incondizionatamente e acriticamente l’irrazionale teorema che il mondo finisca alle colonne d’Ercole di Dogana. Facessero tutti solo un passo più in là si accorgerebbero che le ore sono di sessanta minuti, e laddove le frazioni sono di 50, i 10 che restano sono organizzati; si accorgerebbero, a proposito di offerta formativa, che i bambini si devono portare le risme di carta da casa perché la scuola ha carenza di fondi; i tovaglioli per la mensa a rotazione li forniscono i genitori che periodicamente organizzano pure iniziative per finanziare gli Istituti comprensivi dove una sola Lim per 10 classi è già un lusso che, soprattutto le scuole di periferia, non si possono permettere. E’ vero, di mal di pancia ognuno sente il suo, ma dare un’occhiata un po’ oltre l’orizzonte aiuta a discernere le rivendicazioni di sostanza da quelle capricciose. E’ come se in un’interrogazione di storia alla richiesta di elencare i sette Re di Roma l’alunno concludesse l’elenco a Tarquinio Prisco. “E gli altri due?”, chiederebbe di certo l’insegnante. “Li so, ma mi sono antipaciti e poi uno era pure Superbo”. L’insegnante non la prenderebbe benissimo. Rimarrebbe male pure se un alunno gli dicesse, nell’interrogazione di scienze, che “il sole ruota attorno alla terra”. “Come fai a dirlo?”. “Perché io lo vedo così”. Ecco, gli insegnanti oggi sembrano non riuscire ad uscire dalla cortina del “io la vedo così”, perché le ore “sono sempre state da cinquanta… e poi non è che quei dieci minuti in più non li recuperiamo”. Dove è allora il problema se quel recupero viene organizzato? “Eh ma chi non fa l’insegnate non se ne rende conto…”, si dice tagliando fuori ogni possibilità di replica.

Di sicuro ogni mestiere ha le sue difficoltà e certo quello dell’insegnante ne ha più di altri, ma sicuramente ne ha meno di altrettanti. In questi altrettanti ci sono le occupazioni e le preoccupazioni di molti genitori che lavorano timbrando il cartellino su ore di 60 minuti (e come potrebbe essere altrimenti?); alcuni nemmeno ci guardano ai minuti che fanno in più; altri ancora i minuti da centellinare non sanno neppure cosa siano, perché un lavoro non ce l’hanno o lo hanno perso. Ecco, evitare di protestare per un’inezia sarebbe un bel gesto di rispetto verso questi “altrettanti”. L’ultima cosa che questi genitori vorrebbero è che ai propri figli venisse anche solo ventilato che la terra possa esser piatta o che le ore siano da 50 minuti, attraverso incomprensibili rivendicazioni da cronometristi. Antonio Fabbri

Condividi


Per rimanere aggiornato su tutte le novità iscriviti alla newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Privacy Policy