Pensionati Csu: “Non si usano i risparmi previdenziali per fare cassa”

Pensionati Csu: “Non si usano i risparmi previdenziali per fare cassa”

Pensionati Csu: “Non si usano i risparmi previdenziali per fare cassa”

“La riforma previdenziale non può diventare l’ennesimo pretesto per fare cassa. Senza equità i pensionati non ci stanno”.  Si è chiuso oggi il ciclo di quattro incontri promosso dalle Federazioni Pensionati della CSU in tutti i Castelli della Repubblica per discutere delle proposta  di riforma pensionistica avanzata dal Governo e dell’utilizzo dei fondi pensione depositati nelle banche.

“Dalle serie di appuntamenti è emersa una forte preoccupazione dei nostri iscritti –  spiegano Elio Pozzi, segretario FUPS-CSdL e Armando Stacchini,  FNPS-CDLS – per i tagli alle prestazioni previdenziali contenuti nella proposta di riforma avanzata dal Governo  e chiedono garanzie sul mezzo miliardo  risparmi pensionistici depositati nelle banche. Prima di parlare di riforma previdenziale, si deve fare completa trasparenza sulla situazione del primo e secondo pilastro e sullo stato di crisi del nostre banche”. Non è possibile, proseguono, “prosciugare i risparmi previdenziali di migliaia di lavoratori e pensionati per sostenere un sistema bancario in cerca spasmodica di liquidità”.

Per i pensionati CSU stiamo assistendo ad un “accerchiamento” da parte del Governo e delle banche a tutto ciò che riguarda il sistema pensionistico e i fondi pensione. “Nell’ultima Legge Finanziaria – fanno presente i segretari  Pozzi e Stacchini –  l’Esecutivo  ha già anticipato un pezzo di riforma previdenziale e, scavalcando il confronto con le parti sociali, ha deciso di il bloccare  il trasferimento di 30 milioni  dello Stato ai fondi previdenziali attivando poi il taglio lineare, dal 20 al 7%,  della fascia di esenzione fiscale per chi è già in pensione”.

“È l’ennesimo prelievo –  denunciano –  imposto dal Governo di turno a migliaia di pensionati che dal 2012 stanno già pagando il contributo di solidarietà, ovvero una decurtazione all’assegno pensionistico che parte dal 2,5% per chi percepisce 1500 euro fino a salire al 15% per gli assegni più alti”.

Per questo avvertono che “la nuova riforma pensionistica, con l’aumento  del contributo di solidarietà, con l’incremento del contributo a carico dei lavoratori e con l’innalzamento dell’età pensionabile rischia di trasformarsi nell’ennesimo  pretesto per fare cassa”.

I segretari dei pensionati CSU lanciano dunque un chiaro messaggio al Governo: “L’approccio riformatore non può essere di tipo ragionieristico, perché affrontare i temi previdenziali con soluzioni tecnico-contabili rischia di provocare pesanti contraccolpi sociali e politici”.  In altre parole,  la riforma delle pensioni non può trasformarsi in una “cura da cavallo, con il risultato di impoverire i futuri e gli  attuali pensionati”.

 

FUPS-CSdL FNPS-CDLS

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