San Marino. Riciclaggio di denaro dal Congo, confiscati quasi 19 milioni

San Marino. Riciclaggio di denaro dal Congo, confiscati quasi 19 milioni

Riciclaggio di denaro dal Congo, confisca di quasi 19 milioni 

La condanna confermata in appello per il broker Chironi vedrà finire il denaro nelle casse dello stato due le assoluzioni

Antonio Fabbri

E’ la confisca più ingente mai registrata a San Marino, quasi 19milioni di euro (18.651.050 più interessi), già sotto sequestro e che saranno incamerati subito nelle casse dello Stato. La decisione definitiva è stata resa nota ieri con la lettura della sentenza di appello, da parte del Commissario della Legge Laura Di Bona, sul cosiddetto caso “Chironi”.

In parziale riforma della sentenza di primo grado, il giudice delle appellazioni Francesco Caprioli ha assolto Stefano Bertozzi, all’epoca dei fatti funzionari di Banca Commerciale Sammarinse, per insufficienza di prove. Bertozzi in primo grado era stato condannato a 4 anni e 2 mesi.

Ha assolto per non aver commesso il fatto Gastone Travisani, all’epoca dei fatti dipendente della finanziaria Bfc, che ha quindi ottenuto una assoluzione piena in secondo grado che supera quindi il proscioglimento in primo grado con formula dubitativa. Confermata invece la condanna, pur riducendola di un mese a 6 anni 3 mesi avendo il giudice di appello escluso un episodio di riciclaggio che era contestato nel secondo capo di imputazione, per Maurice Philippe Chironi, il broker francese accusato di riciclaggio di denaro ritenuto frutto della corruzione nella Repubblica Democratica del Congo. Confermata, quindi anche la confisca della somma sotto sequestro, pari a quasi 19 milioni di euro più interessi che, essendo la pena definitiva, verranno quindi subito incamerati nelle casse dello Stato.

Il giudice di appello ha invece revocato la confisca per equivalente che era stata disposta in primo grado fino alla concorrenza di oltre 83 milioni di euro, pari alla massa di denaro movimentata complessivamente. Va detto che anche le azioni per il recupero di questo denaro avrebbero visto non poche difficoltà dovendosi agire in ambito internazionale. Disposto inoltre il dissequestro di una somma di 589.700 euro, non ritenuta frutto di riciclaggio.

Sta di fatto che lo Stato incamera nelle proprie casse quasi 19 milioni grazie a questo procedimento molto complesso che ha visto le indagini condotte dal Commissario della legge Alberto Buriani che provvide a suo tempo al sequestro delle somme ancora presenti a San Marino; alla condanna di primo grado del giudice Battaglino e alla conferma in appello da parte del giudice Caprioli.

I soldi, secondo l’accusa oggi cristallizzata nella sentenza definitiva, provenivano da un ente del Congo Brazaville, la Delegation General des Grand Travaux. In sostanza, un ente pubblico congolese dal quale milioni e milioni di euro – complessivamente circa 70 – arrivavano su conti, gestiti dal broker francese Philippe 

Maurice Chironi. Poi prendevano la destinazione di una miriade di società con sede in paesi off-shore, dalle Seichelles alle Mauritius solo per citarne alcuni. In buona parte questi denari, lungi dal finire investiti per grandi opere pubbliche in Congo, venivano destinati, nell’ordine di diversi milioni, per l’acquisto di mocassini di coccodrillo, orologi di lusso, auto di grossa cilindrata. E poi ancora bottiglie di champagne per diverse migliaia di euro, oltre ad abiti di alta sartoria francese per circa 2 milioni. Un milione speso in hotel di lusso, investimenti immobiliari a Parigi e negli Emirati Arabi e in Congo, fino alle curiose spese presso una lavanderia di Parigi per circa 340mila euro. Il tutto a favore di soggetti legati alla famiglia del presidente del Congo Brazaville. Insomma, una imponente mole di denaro era stata movimentata sui conti di Banca Commerciale Sammarinese per poi finire in una miriade di società off-shore e ritornare all’entoruage del presidente del Congo Brazaville, Denis Sassou Nguesso. Di qui il presupposto della corruzione sul quale si basa la ritenuta origine illecita delle somme.

“L’operatività bancaria di Chironi non è stata mai supportata da motivazioni coerenti ed ha avuto come intestatari o beneficiari effettivi soggetti facenti parte dell’entourage o in qualche modo riconducibili al presidente del Congo, Nguesso”, aveva detto nella sua requisitoria a gennaio 2017 il Procuratore del Fisco che ha sostenuto la pubblica accusa in questo processo, Giorgia Ugolini.

Di certo il processo sui denari dal Congo è, fino ad oggi, quello che arriva a sentenza definitiva con la mole più imponente di denaro riciclato. Va tuttavia detto che, ad esempio, nel processo “Mazzini”, solo per quanto riguarda la contestazione di riciclaggio legata a Finproject, l’ammontare riciclaggio calcolato era di 165milioni di euro. Si vedrà come evolverà l’appello che si aprirà il 10 ottobre.

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