San Marino. Riforma urne, accordi sotterranei per la crisi

San Marino. Riforma urne, accordi sotterranei per la crisi

Riforma urne, al tavolo spuntano accordi sotterranei per la crisi

Pedini Amati si è visto bocciata la proposta di tornare al 3,5% di sbarramento e avrebbe cominciato a lanciare velenose frecciate a Morganti e Ciacci

Antonio Fabbri

Sembra che rimanga pressoché tutto com’era nella legge elettorale, compresa la discriminazione delle tre preferenze per gli interni e una per gli esteri. Resta di certo lo sbarramento al 5% – pietra dello scandalo di quanto sembra sia accaduto ieri al tavolo – e probabilmente salterà la vincolatività della dichiarazione di alleanza pre-elettorale. Il sistema torna, se il quadro verrà confermato nel Consiglio che si apre domani ed ha all’odg gli aggiustamenti della stessa legge elettorale, a un proporzionale puro o giù di lì, con gli accordi di governo che si faranno dopo il primo turno e il ballottaggio che nella pratica scomparirà, considerato che nessuno avrà più interesse ad andare al secondo turno potendo fare accordi senza il vincolo della scelta degli elettori.

Quindi i governi non saranno più scelti dai cittadini, ma questo lo si sapeva già, grazie al referendum il cui significato è stato distorto da una propaganda per la richiesta di voto contro Adesso.sm, risultato politico che, dati alla mano, non c’è stato.

Per quanto riguarda il momento attuale di crisi latente extra consiliare e non ancora formalizzata, pare che l’avversario peggiore della maggioranza si sia ritrovato dentro la maggioranza stessa, con un gruppo di pochi che ha infilato la legislatura in un cul de sac, dal quale adesso sembra difficile uscire. Circostanza che, secondo quanto trapela, è emersa anche ieri al tavolo per la riforma della legge elettorale, dove c’è stato chi, nell’imbarazzo generale, ha parlato di accordi per la caduta del governo già presi qualche mese fa, ma non mantenuti. Accordi che dovevano prevedere l’apertura della crisi a luglio scorso, dopo l’approvazione della pastrocchiata legge elettorale, appunto.

A scatenare un certo imbarazzo – tirando in ballo i capigruppo di Ssd e C10 Giuseppe Morganti e Matteo Ciacci, oltre al Segretario Dc Giancarlo Venturini – sarebbe stato, a un certo punto, Federico Pedini Amati. Infatti, alla richiesta dell’esponente di Mdsi di riportare lo sbarramento al 3,5%, tutti gli altri presenti avrebbero risposto picche. Pare che anche l’esponente di Rete, con un giro di parole, non abbia appoggiato più di tanto la richiesta dell’ormai ex collega di lista federata, Pedini Amati. Posizione che testimonia ancora una volta come i rapporti tra la stessa Rete e Mdsi siano, se non pessimi, grandemente incrinati.

A quel punto, secondo quanto trapela, Pedini Amati, visto il rifiuto quasi unanime del tavolo alla sua proposta di abbassare lo sbarramento, avrebbe iniziato a lanciare frecciatine a destra e manca rendendo nota l’esistenza di accordi, intese, abboccamenti tra gli esponenti di maggioranza di Ssd e C10 ed esponenti di opposizione, chiamando in causa anche il Segretario della Dc, Venturini, come persona informata sulle intese sotterranee.

La circostanza ha evidentemente creato un certo imbarazzo, seppure, a quanto si sa, non ci sarebbero state repliche in quella sede. Appare ovvio che, se determinate affermazioni dovessero essere confermate, qualche problema in più nella maggioranza si andrebbe ad aggiungere a quelli che già ci sono. Se le frecciate di Pedini Amati al tavolo per la riforma elettorale, insomma, trovassero conferme, darebbero conto di un certo lavoro sotterraneo intavolato da tempo, che andrebbe ben al di là delle intenzioni pubblicamente dichiarate da alcuni esponenti della maggioranza.

Resta il fatto che l’altro tavolo, quello istituzionale, è saltato prima di cominciare e domani inizierà il Consiglio. Si vedrà se in quella sede accadrà qualcosa. Non è ancora chiaro come si procederà in aula. Non lo si comprende neppure dalle dichiarazioni degli esponenti di maggioranza rilasciate a Rtv .

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