San Marino. Il tavolo istituzionale che istituzionale non è, Antonio Fabbri

San Marino. Il tavolo istituzionale che istituzionale non è, Antonio Fabbri

 

Antonio Fabbri

Nella confusione che accompagna questa crisi, la pacificazione è tutt’altro che in atto. Anzi. Chi mira a tornare in sella dopo le elezioni sta predisponendo le pratiche per avere la strada spianata quando tornerà al potere. Strada spianata per la rimozione dei personaggi scomodi e per la gestione univoca di tutti e tre i poteri dello Stato. Questo sta avvenendo adesso sotto gli inebetiti occhi di tanti, nella buona fede di qualcuno, nella contrarietà di qualcun altro, nell’ignavia di troppi e nella complicità di qualcun altro ancora.

Questa è la premessa per spiegare come mai ci sia una confusione tale che ha finito per piegare il regolare funzionamento delle istituzioni al volere di pochi. Cosa succederà è ormai una incognita su tutti i piani, considerato che non ci sono più certezze su come le regole istituzionali consolidate verranno applicate o stravolte. La prima distorsione è quella del tavolo che viene chiamato “istituzionale”.

Le parole sono importanti e basta partire da una definizione per capire quanto vengano usate a sproposito: “L’istituzione è una configurazione di sovrastrutture organizzate giuridicamente e il cui fine è di garantire le relazioni sociali e la conservazione e l’attuazione di norme, attività sociali e giuridiche stabilite tra l’individuo e la società o tra l’individuo e lo Stato, sottratte all’arbitrio individuale e del potere in generale”.

Quest’ultima frase dovrebbe fare riflettere, perché nella nascita del “tavolo istituzionale” di stabilito non c’è nulla e di arbitrario c’è tutto. In primis, non è istituzionale perché non c’è nessuna Legge, men che meno una Legge Qualificata, che lo abbia istituito. Il che deve fare pensare, perché al di fuori delle Istituzioni non ci sono garanzie sulle regole, sugli esiti e sul percorso. Non è istituzionale perché chi vi parteciperà, o non fa parte delle istituzioni (ad esempio sindacati e associazioni datoriali), o non ne fa parte più, come tutti i consiglieri dimissionari o i Segretari di Stato rimasti in carica per la sola ordinaria amministrazione. E tutti questi soggetti sono lì in rappresentanza di una Istituzione che è stata già sciolta e della quale non fanno più parte perché dimissionari: non sono più consiglieri di questa legislatura e non si sa se lo saranno nella prossima. Chiamare un tavolo così composto “istituzionale” appare un pelino forzato. Viene obiettato: “è istituzionale perché rappresenta il Paese”. A parte che questo è tutto da accertare, giova, per chiarire la cosa, un parallelismo con l’Italia. Nella crisi di governo oltre confine Salvini, brandendo i sondaggi a lui favorevoli, ha sostenuto che l’Italia, il Paese appunto, volesse andare a votare. Il presidente Mattarella, l’Istituzione, ha in invece detto: un momento, la Costituzione prevede che si voti ogni cinque anni, va quindi vagliata la possibilità che una maggioranza parlamentare riesca a sostenere un governo. La maggiorana c’era e non si è andati a votare. A prescindere dai sondaggi e dal volere dei partiti.

Questo perché quando la confusione dilaga nelle forze politiche e nella società, come nel caso italiano e di San Marino, le regole istituzionali devono essere dei punti fermi. A San Marino, invece, è accaduto il contrario. Le regole istituzionali, spesso interpretate in maniera interessata, sono state piegate alla confusione imperante nelle forze politiche allo scopo di soddisfare le esigenze strategiche di pochi. Con il tavolo istituzionale il potere legislativo esce dal Consiglio per approdare in un luogo ibrido che non è noto con quali criteri funzionerà. Criteri che se venissero, come pare, predisposti, anche quelli verrebbero concordati in via extraparlamentare. Allora, nell’auspicio che comunque che l’iniziativa possa avere un buon esito, lo si chiami come si vuole – tavolo dei più bravi, tavolo della resa della maggioranza, tavolo del futuro governo, tavolo della concordia, tavolo dell’amicizia, tavolo per il paese, tavolo dell’armonia universale – ma si lascino in pace le Istituzioni, che per come sono state ridotte dall’inadeguatezza di molti, di maggioranza e di opposizione, avranno un bel daffare a raccogliere i propri cocci.

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