Giornata Internazionale dell’Aborto Sicuro e Legale

Giornata Internazionale dell’Aborto Sicuro e Legale

Giornata Internazionale dell’Aborto Sicuro e Legale

In Italia sono passati 41 anni dall’approvazione della legge 194 che regolamenta l’interruzione volontaria di gravidanza e a San Marino il diritto delle donne di decidere del proprio corpo è ancora tutto da costruire.

Il corpo delle donne è da sempre terreno di disputa e di controllo. Pare infatti che l’utero sia l’unica parte del corpo a non essere organo privato, ma spazio pubblico in cui ha luogo l’eterna contrapposizione tra ideologia cattolica colpevolista e le donne che gridano a gran voce la propria autonomia e libertà di scelta. 

La vita sessuale e la sfera riproduttiva delle donne sono costantemente sotto sorveglianza: una donna deve stare attenta a non rimanere incinta, ad avere un figlio entro parametri ben delineati, a non vestirsi troppo succinta, a non essere stuprata. Così come deve modulare ambizioni e aspettative professionali e di vita tenendo conto del proprio orologio biologico-riproduttivo.

Perché se hai un utero, devi avere un figlio. Perché se sei donna, devi essere madre, a patto che tu abbia un marito e un lavoro, e che tu non sia un peso alla società e all’azienda per cui lavori. E se ti trovi ad affrontare una gravidanza indesiderata? La tua volontà non conta, non sei tu che puoi decidere, i tuoi progetti esistenziali sono irrilevanti, la tua salute messa in secondo piano, la tua voce soffocata da chi ti vuole imporre il proprio credo pena l’inferno e la galera.

Oggi a San Marino l’interruzione volontaria di gravidanza è ancora reato penale, non è consentita in alcun caso, neppure a seguito di stupro o incesto o quando a rischio sia la salute della madre né in caso di gravi malformazioni del feto. E anche da noi, come nel Fascismo, l’unica attenuante è quando sia attuato per motivi “d’onore”.

In Italia l’aborto è rimasto reato fino al 1978, quando la legge 194 ha concesso alle donne l’interruzione volontaria di gravidanza entro i primi 90 giorni di gestazione. Tuttavia nella penisola si continua a parlare di aborto sia a causa dell’obiezione di coscienza (che limita notevolmente la libertà di scelta delle donne) sia a causa delle forze politiche reazionarie di estrema destra, nostalgiche di un periodo in cui le “donne della nazione” erano sotto lo stretto controllo del patriarcato. 

A San Marino il problema non sussiste, perché le donne non sono libere di scegliere.

Quasi persistesse la concezione della “imbecillitas” femminile presente nelle leggi sammarinesi fino agli anni ’50 che ha fatto sì che le donne sammarinesi arrivassero al diritto di voto con grande ritardo rispetto alle loro “sorelle” europee.

Oggi è il 28 settembre, Giornata Internazionale dell’Aborto Sicuro e Legale che coinvolge centinaia di organizzazioni mondiali. Oggi San Marino ha ancora una delle leggi più restrittive al mondo in tema di diritti riproduttivi. Ci risulta incredibile che dopo l’ennesimo governo “progressista” siamo ancora tra i fanalini di coda dell’Europa.

Unione Donne Sammarinesi si impegnerà per cambiare questa situazione.

UDS sostiene la legge di iniziativa popolare sulla procreazione cosciente e responsabile che ha un approccio preventivo, che contempla l’educazione sessuale ed affettiva nelle scuole, l’accesso gratuito agli anticoncezionali, servizi di pianificazione familiare e l’impegno dello Stato a far sì che la genitorialità non sia penalizzante a livello lavorativo. Tutte queste misure insieme, come ribadito anche dal Consiglio d’Europa, hanno non solo l’obiettivo di tutelare la salute riproduttiva delle donne ma anche di diminuire efficacemente il numero degli aborti. Perché, è un dato di fatto incontrovertibile, dove l’interruzione volontaria di gravidanza è legalizzata, le donne abortiscono di meno.

Cruciale è anche il tema del lavoro, basti pensare che la stragrande maggioranza delle risoluzioni consensuali riguarda le lavoratrici madri per la difficoltà di conciliazione tra vita familiare e lavorativa. Il diritto alla salute e il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza devono quindi essere coniugati con il diritto al lavoro delle madri. In questo modo si potrebbe preservare il contributo delle donne ai processi produttivi e si potrebbe indirettamente favorire la maternità, senza frapporre ostacoli e sanzioni all’esercizio del libero arbitrio, ma garantendo le condizioni per una scelta libera e consapevole.

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