Un episodio legato al Conto Mazzini, la conferma arriva dalla Cassazione

Un episodio legato al Conto Mazzini, la conferma arriva dalla Cassazione

Dalla Cassazione arriva la conferma di un episodio legato al Conto Mazzini

Antonio Fabbri

Dalla Corte di Cassazione Italiana arriva l’indiretta conferma di un episodio, per il quale sul Titano viene mossa l’accusa di riciclaggio, che riguarda la finanziaria Finproject ed è contestato anche nel processo “conto Mazzini”. La sentenza numero 37624 del 2019 della Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione è stata pubblicata lo scorso 9 settembre. Ma perché questa pronuncia è strettamente collegata agli episodi contestati nel “conto Mazzini”? Perché tratta del riciclaggio del denaro portato a San Marino da Tommaso Di Lernia, denaro poi utilizzato per pagare la cosiddetta “Tangente Enav”.

In sostanza fu lo stesso Di Lernia, nel 2011 a dichiarare: “Pago tangenti dal 2007, da quando ho cominciato ad avere appalti da Enav e Selex: ho stimato che tra funzionari, manager e politici ho versato sui 6 milioni”.

San Marino, e la Finproject in particolare, in questa vicenda ci entrarono per il conto denominato “Ciclamino”. In questo conto venivano fatti confluire denari, giustificati attraverso un imponente giro di false fatturazioni, per costituire fondi neri utilizzati poi, dopo prelievi in contanti, per il pagamento di tangenti in Italia.

Le vicissitudini di questo conto Ciclamino, sono arrivate in Cassazione perché uno degli imputati nel processo italiano sulla tangente Enav, l’ex deputato Giuseppe Naro accusato di aver percepito denaro contante dal Di Lernia, aveva fatto ricorso contestando la decisione dei due gradi di giudizio precedenti, sostenendo, tra le altre cose, che di Lernia, nei giorni indicati dall’accusa, non era salito a San Marino per prelevare il contante poi utilizzato per le dazioni illecite finalizzate all’ottenimento di appalti pubblici. Il ricorrente ha anche sostenuto che quel denaro fosse disponibilità personale del Di Lernia e quindi non frutto delle false fatturazioni.

La Corte ha tuttavia dichiarato inammissibili tutti i motivi di ricorso e nella sentenza ha anche spiegato che quel denaro poteva essere benissimo versato e prelevato anche da altri soggetti, ma non vi è dubbio che fosse proveniente da riserve extra bilancio della Print System, la società di Di Lernia appunto, che superfatturava per creare spazio per la creazione dei fondi neri.

Ora, per quanto interessa San Marino e le contestazioni di riciclaggio formulate nell’ambito del processo “Conto Mazzini”, che vedrà la prima udienza di Appello il 10 ottobre, è di certo significativa la parte della decisione della Corte di Cassazione nella quale si attesta la provenienza illecita di quel denaro confluito sul conto “Ciclamino”.

“Non può che ribadirsi – scrive la Cassazione nel rigettare il ricorso – la tenuta logica della motivazione con cui i giudici di merito hanno ritenuto accertata la provenienza del denaro dalle false fatturazioni con cui sono stati creati dei “fondi neri”, poi confluiti attraverso altre triangolazioni con false fatturazioni di società cipriote e della Repubblica di San Marino, sul conto c.d. Ciclamino di Di Lernia, intestato a nome della sua fiduciaria Fin Project. Si deve rammentare al riguardo che la legge 18 novembre 1981, n. 659 punisce le erogazioni eseguite in qualunque forma, diretta ed indiretta, e quindi anche quelle realizzate attraverso l’intermediazione di altri soggetti. Nella sentenza di appello si fornisce adeguata motivazione sulle ragioni per le quali il denaro confluito sul conto personale del Di Lernia è stato ritenuto proveniente dalle riserve extra bilancio della società Print System s.r.l.” Una decisione della Cassazione che attesta, dunque, come nel “conto Ciclamino” – che nello specifico era un mandato fiduciario – fossero confluiti fondi illeciti per i quali, nel “conto Mazzini” viene contestato il riciclaggio. 
 

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