L’Informazione di San Marino: applausi molto cari, Marino Cecchetti

L’Informazione di San Marino: applausi molto cari, Marino Cecchetti

L’Informazione di San Marino

Applausi molto cari

di Marino Cecchetti

La legislatura è finita con l’approvazione della proposta di due partiti di opposizione di mettere ancora una volta a carico dello Stato il dissesto di un soggetto vigilato da Banca Centrale: San Marino Investimenti (Smi).
In linea con la ‘legge salvabanche’ maturata al ‘tavolo del mega-inciucio’ (ora ‘istituzionale’) che ha scaricato il risanamento del settore sul bilancio dello Stato.
Smi è la finanziaria del conte Enrico Maria Pasquini, ex ambasciatore presso il Sovrano Ordine di Malta nonché a Madrid. È in liquidazione coatta amministrativa dal 2012. “Raccoglieva i risparmi di privati e società garantendo – o meglio, promettendo – un tasso di interesse estremamente vantaggioso”, secondo il Mattino di Padova. A Padova il Conte è sotto processo per riciclaggio transnazionale, a seguito di un’indagine aperta – e rimasta bloccata per oltre un lustro! – a Roma.

Si sa dai giornali che a Padova decine di ‘famiglie’ sono in causa per riavere i loro investimenti affidati a Smi: 5 milioni di euro. Sono le stesse ‘famiglie’ che venerdì 27 settembre dalla tribuna della Sala del Consiglio, in spregio al buon senso, alle regole e alla dignità dell’Aula, hanno applaudito i – munifici – politici sammarinesi? 

Pasquini, fra i tanti delle nostre magagne finanziarie si è distinto per aver fatto sapere pubblicamente – già l’anno scorso, in altra clamorosa vicenda transnazionale – che non vuole essere l’unico a pagare: “Gli errori del passato non possono ricadere solo su di me”. Un avvertimento?

I politici hanno stanziato per la Smi di Pasquini ben 6,2 milioni, ricevendo in diretta il grazie delle famiglie’ di cui sopra, che ora potranno – anzi, dovranno? – ritirarsi dalle costose azioni giudiziarie a Padova contro di lui. Ed anche lui, Pasquini, non ci pare che avrebbe motivo per essere dispiaciuto.

Insomma un capolavoro. Non certo, però, per lo Stato, cioè per tutti noi, chiamati a pagare altri 177 euro a cranio.

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