San Marino. Denaro da estorsioni, prosegue il processo per riciclaggio, Antonio Fabbri

San Marino. Denaro da estorsioni, prosegue il processo per riciclaggio, Antonio Fabbri

Denaro da estorsioni, prosegue il processo per riciclaggio

Antonio Fabbri 

Prosegue oggi davanti al giudice Alberto Buriani il processo a carico di due coniugi accusati di riciclaggio di denaro ritenuto frutto di estorsioni della criminalità organizzata. Nell’udienza dello scorso 20 settembre sono stati ascoltati il funzionario dell’Aif, Nicola Veronesi, una dipendente di Cassa di Risparmio e il perito di parte. Per un disguido sugli allegati alla perizia, l’udienza è stata rinviata ad altra data per acquisire i documenti corretti. Oggi quindi, l’udienza e non è escluso che si possa giungere alle conclusioni. Il caso parla di milioni di euro ritenuti provento di associazione camorristica, estorsione usura e reati tributari “ripuliti” sul Titano. Devono rispondere di riciclaggio due coniugi, Emilio Izzo, cinquantenne di San Felice a Cancello, in provincia di Caserta, e la moglie, Monica Di Nuzzo, anche lei cinquantenne, residente in Bulgaria e domiciliata in Italia presso il marito. Secondo l’accusa il giro di soldi sporchi cominciò nel 2001, quando attraverso 36 operazioni per la somma complessiva di 2.200.614,18 euro vennero versati contanti su libretti al portatore, che all’epoca erano ancora legali ed erano stati accesi presso la Cassa di Risparmio. 

Ai versamenti effettuati tra il 2001 e il 2008 erano seguite altre movimentazioni tra cui l’investimento in certificati di
deposito al portatore tra il 2002 e il 2009 per un importo complessivo di 11.960.582,19 euro e poi certificati nominativi, tra il 2010 e il 2012 per 5.520.000 euro intestati alla Di Nuzzo.

Poi seguirono prelievi, movimentazioni e bonifici tra cui uno di 100mila euro a favore di una società di Panama per l’acquisto di un appartamento, almeno questo riportava la causale, nel paradiso fiscale del Centroamerica. Ancora i denari vennero investiti in certificati di deposito presso Cassa di Risparmio fino a che, il 21 novembre del 2016, di due coniugi hanno chiesto il trasferimento delle somme, per un ammontare pari a 1,9 milioni di euro, su un conto aperto a nome di Monica Di Nuzzo presso un istituto di credito della Bulgaria. Movimentazione sospetta che fece scattare la segnalazione

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