Vince la Dc. Con il 33,35% dei consensi ottiene 21 seggi e ora darà le carte

Vince la Dc. Con il 33,35% dei consensi ottiene 21 seggi e ora darà le carte

Il dato più eclatante è il calo dell’affluenza che perde quasi 4 punti percentuali (3,92% per la precisione) rispetto all’ultima tornata elettorale del 2016. Nello specifico il calo degli elettori interni segna un meno 4,20%, a fronte di un – 3,15 per gli esteri, rispetto alla scorsa tornata elettorale del 2016. Dati che vengono visti come un segno della disaffezione alla vita politica del Paese, ma non da tutti, in particolare per chi vede il dato degli elettori interni, comunque ancora in tenuta se paragonato con le medie europee.

Il trend dell’affluenza, comunque, è in calo fin dal 1993, quando alle urne si era recato l’80,30% degli aventi diritto. Nelle elezioni di ieri è andato a votare il 55,73% degli elettori. Questo significa che in 26 anni si è registrato un calo complessivo dell’affluenza del 25% circa. I Castelli dove si è votato di meno sono stati Città, dove si registra un – 5,10%, Domagnano (- 5,34%) e Chiesanuova (-5,82%).

Il calo dell’affluenza ha iniziato a preoccupare, in serata poco prima della chiusura delle urne, tanto che alcuni esponenti politici sui social si sono appellati ai cittadini invitandoli ad andare a votare.

Sul dato dell’affluenza, comunque, chi intende vedere il lato positivo, si appunta sul fatto che, comunque, tra gli elettori interni è andato a votare il 79,67% degli aventi diritto.

In valore assoluto, su 22.720 elettori interni aventi diritto, hanno votato in 18.100, in 4.620, quindi, non sono andati a votare. Degli esteri, su 11.791 aventi diritto, si sono recati a votare, invece, in 1.134.

Secondo alcuni la disaffezione al voto dipende dalla modifica della legge elettorale, che da un lato non consente ai cittadini di scegliere direttamente da chi essere governati e con quale programma.

Per altri, invece, dipende dal distacco dalla politica generatosi nel corso degli anni e dell’ultima legislatura. Sta di fatto che sono andati a votare meno cittadini e su questo dato una riflessione andrà fatta da tutti.

Una riflessione anche alla luce del fatto che le schede bianche e nulle sono state 1.262, con un aumento del 2,37% rispetto al numero di schede bianche e nulle del 2016.

Per quanto riguarda l’esito del voto, è interessante analizzare il numero dei seggi.

La Democrazia cristiana che nel 2016 aveva avuto 16 seggi al primo turno, ne recupera 5 e sale a 21 seggi. Rete che al primo turno nel 2016 ne aveva avuti 12, come lista ne perde uno e passa a 11, seppure la new entry Motus Liberi che è in coalizione con Rete, supera lo sbarramento e ottiene 4 seggi. Tiene Repubblica Futura che mantiene i suoi 6 seggi, guadagnando qualcosa in termini percentuali di consensi. Perdono parecchio rispetto al 2016 Ps, Psd e Md-Si, che insieme avrebbero totalizzato 12 seggi nel 2016, mentre oggi insieme ne fanno 8. Lo stesso dicasi per Civico 10 e Ssd. Assieme nel 2016 avevano totalizzato 14 seggi al primo turno. Oggi, assieme tra l’altro a Mis e Res, arrivano a 10.

Adesso scatteranno le consultazioni. La Reggenza, cioè, secondo la nuova legge elettorale, dovrà conferire, una volta avuta la comunicazione ufficiale dell’esito elettorale, un mandato esplorativo alla Democrazia cristiana, lista di maggioranza relativa, che dovrà confrontarsi con le forze politiche che ha indicato per la negoziazione, quindi tutti tranne Repubblica Futura e, visto che non ha superato lo sbarramento, Elego. Quest’ultima forza politica è fuori dal Consiglio non avendo superato il 5% della soglia di sbarramento pari a 899 voti, avendone ottenuti 361.

Comunque il Pdcs aprirà le consultazioni una volta avuto il mandato dai Reggenti e avrà 15 giorni per sciogliere la riserva. Si aprono quindi diverse ipotesi. La Dc potrebbe scegliere di andare a consolidare il proprio asse con Rete più l’aggiunta di Motus Liberi. Quindi se Dc e ReteMotus decideranno di andare insieme a governare, avrebbero da soli i 36 seggi sufficienti per costituire la maggioranza. La Dc potrebbe però voler scegliere anche una “ruota di scorta” da portare al governo. Così se la Dc con 21 seggi imbarcasse, trovando ovviamente un accordo, Rete-Motus che ne hanno 15, farebbero già 36. A quel punto sarebbe sufficiente avere Npr con 8 seggi per arrivare a 42 seggi e così avere i due terzi del Consiglio, il che consentirebbe anche di fare con poco sforzo riforme istituzionali. Imbarcando invece Libera si arriverebbe addirittura a 46 seggi. Ma c’è un altro scenario. La Dc potrebbe anche scegliere di scaricare Rete, con la quale fino adesso ha avuto un asse solido per destrutturare il governo uscente e forzare le istituzioni, per accordarsi da un lato con Libera e dall’altro con Noi per la Repubblica. Facendo complessivamente 39 seggi. L’ulteriore ipotesi è quella del mucchione con i 21 seggi della Dc, i 15 di Rete-Motus, più i 10 di Libera e gli 8 di Npr, per un totale di 54 seggi. E’ ovvio che in qualsiasi ipotesi il Pdcs dovrà incontrare l’assenso delle forze politiche alle quali andrà a formulare la proposta di “matrimonio”.

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