San Marino. Esenzione alle banche genererà ammanco in bilancio di 2,7 milioni

San Marino. Esenzione alle banche genererà ammanco in bilancio di 2,7 milioni

Esenzione alle banche genererà ammanco in bilancio di 2,7 milioni

Nemmeno un mese dall’assunzione ufficiale dell’incarico di governo, ma è già lunga la sequenza di gaffes, dietrofront e lacune collezionate. Ne è convinta Repubblica Futura che evidenzia e rimarca le anomalie di questa prima fase di legislatura.

“Se abbiamo dato una valutazione positiva per la convocazione di una commissione finanze per l’incontro con il Fondo Monetario, gli esiti della seduta ci lasciano però molto preoccupati”, dice Nicola Renzi.

“Se l’intenzione è quella di fare in modo che il paese si mostri unito, allora il governo avrebbe dovuto metterci a conoscenza delle posizioni che avrebbe portato al Fondo monetario internazionale. Ma non è stato così. Avrebbe potuto anche chiedere tempo, perché capiamo che appena insediato serve tempo per redigere un action plan. Ma anche questo non è stato detto”. Poi elenca le lacune della posizione governativa: “Non sappiamo quale sia la voce del governo su varie tematiche oggetto di confronto con il Fmi. Come intende trattare il credito di imposta? Come approcciarsi alla normativa legata alla convenzione monetaria che richiama il bail-in? Quali valutazioni compie rispetto al “salvabanche” che in Commissione finanze ha visto interventi critici anche dalla stessa maggioranza? Cosa intende fare sul fondo pensione che era in BancaCis? Cosa sui fondi pensione segregati? Cosa intende fare per reperire liquidità? Sul debito estero, il governo non ha detto quale delle tre strade voglia percorrere. Altro interrogativo: cosa intende fare su Cassa di Risparmio? Per lungo tempo ci ha detto quello di Cassa era un bilancio liquidatorio. Noi siamo convinti che fosse veritiero. Ora la maggioranza e il governo hanno una occasione unica, se sette relazioni diverse non sono considerate valide, possono fare chiarezza e rivedere il bilancio di Carisp. Fare un nuovo bilancio che vedremo se darà risultati migliori. Non ci dicano che la vendita dei crediti Delta ha fatto sì che il bilancio si deteriorasse. L’incidenza di quella voce era microscopica rispetto alla cumulativa entità del bilancio di Cassa. Queste sono risposte che devono al Paese”.

E sul sistema bancario ci sono “i risultati dell’Aqr: sono spariti dai radar, già dall’ultima fase della passata legislatura. Noi non abbiamo mai avuto come membri del Ccr informazioni. Dovremo iniziare a richiedere questi dati con azioni parlamentari”. Rf sottolinea che “l’unica notizia che è emersa è la volontà del Segretario Marco Gatti di andare verso debito estero. Non per nuovo debito, ma per ristrutturare i 350 milioni circa di debito consolidato attuale, trasformandolo da debito interno in debito totalmente estero. L’intenzione è di reperire liquidità ma non sappiamo come intenda farlo, né se preveda un di fare debito anche per fabbisogno ulteriore”.

Ci sono poi le considerazioni di carattere politico e qui Renzi cita le posizioni, diametralmente opposte, di Rete e di Mdsi.

“Lo facciamo perché principalmente ai cittadini bisogna dire la verità. Non è possibile chiedere i voti per una certa linea politica salvo poi rimangiarsela. Ebbene, scriveva Rete in un comunicato del 28 febbraio 2017: ‘nessuno concede somme in prestito senza chiedere contropartita. L’indebitamento estero è un grave attacco alla sovranità della nostra Repubblica. Significa mettere il nostro stato nelle condizioni di far decidere ad altri le politiche finanziarie: questo va scongiurato’. E ancora ‘Ci batteremo con tutte le forze per scongiurare questa decisione’. I cittadini vogliono sapere se le posizioni sono ancora queste. Anche perché sempre Rete il 16 gennaio 2018 assieme a Mdsi, diceva che al debito estero ci sono alternative. Quali siano oggi le deve dire, aveva raccolto quasi mille firme consegnate alla Reggenza contro il debito estero. Anche perché il 26 agosto 2018 Rete insisteva: ‘A fronte del prestito di centinaia di milioni di euro il Paese si metterebbe nelle mani di un organismo che detterà le nostre leggi senza subirle. Governo disposto a tutto nella affannosa ricerca di capitali’. Eppure sono le stesse cose dette da Marco Gatti. I sussulti di Rete ci saranno o non ci saranno? Non possiamo che rimarcare – aggiunge Renzi – posizioni diametralmente opposte e incoerenti rispetto alle attuali. Non è serio ed è il viatico peggiore per accreditarsi come forza di governo”, conclude Renzi.

“Tanto più che, a fronte di richieste di spiegazione, riceviamo solo silenzio”, aggiunge Andrea Zafferani. “E’ ora che il governo dia le linee politiche. Comprensibile che non ci siano provvedimenti, ma non è possibile che non ci siano neppure le linee politiche”.

Poi elenca le otto gaffes e cambi di posizioni del governo, della maggioranza o di sue componenti. “Alcuni sono gravi: la vicenda Collegio Garante, il regalo alle banche sulla patrimoniale, la questione Telecomunicazioni; alcuni imbarazzanti: le nomine all’Osce; altri evidenziano palesi dietrofront politici e incoerenze come quelle di Rete sulle presidenze delle Commissioni e sui rinviati a giudizio al Governo; altre posizioni sono potenzialmente rischiose, come il debito estero”.

Si sofferma sull’emendamento al decreto sulla patrimoniale, emendamento che esonererà le banche dal pagamento dell’imposta. “Il decreto come era stato strutturato, avrebbe consentito alle banche di utilizzare il credito di imposta. Non ci sarebbe stata fuoriuscita di liquidità dalle banche perché sarebbe andata compensare massa credito imposta. Tra l’altro era un elemento di equità verso cittadini e, contrariamente a quanto sostenuto da un esponente Dc, avrebbe favorendo prezzi più bassi al fine di poter cedere immobili gravati da imposta che sarebbero stati immessi sul mercato a prezzi più bassi. Anche su questo rileviamo un dietrofront di Rete e Mdsi, che nel loro programma elettorale citavano apertamente in un punto, l’introduzione di tassazione progressiva per favorire l’affitto o la vendita di immobili sfitti. Abbiamo anche chiesto quanti soldi sarebbero venuti meno allo stato, dato che quell’entrata era prevista a bilancio, ma non ci è stata data risposta”.

La previsione di entrata a bilancio della patrimoniale era di 2,7 milioni, buona parte dei quali, visto che sono state esentate le banche, mancheranno dunque all’appello. 

 

 

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