San Marino. Traffico d’armi, dalla Cassazione di nuovo in Appello, Antonio Fabbri

San Marino. Traffico d’armi, dalla Cassazione di nuovo in Appello, Antonio Fabbri

Traffico d’armi, vicenda giudiziaria infinita per il conte Manzoni Borghesi

Antonio Fabbri

Fece scalpore una decina di anni fa la vicenda del sammarinese conte Gaetano Manzoni Borghesi, titolare dell’Armeria Gmb, oggi chiusa. Il caso, dopo essere arrivato in questi giorni in Cassazione, torna di nuovo in Appello. Il fatto, si ricorderà, era legato al lavoro dell’armeria, che portava la sue iniziali, e che vendeva anche on-line armi da fuoco. L’indagine condotta dalla Procura di Trani scoprì che queste armi venivano vendute e spedite a persone in realtà inesistenti, ma finivano nelle mani di altri soggetti. 

Nello specifico l’indagine partì nel 2009 su segnalazione della Gendarmeria sammarinese allora guidata dal comandante Achille Zechini. Fu proprio il comandante ad accorgersi di un’anomalia su alcuni documenti che, infatti, risultarono falsificati. In particolare Zechini notò la firma apocrifa di un Questore di sua conoscenza in una località dove non era più in servizio. Destinatari delle spedizioni sarebbero stati degli imprenditori di Andria che a loro volta avrebbero rivenduto, sempre secondo l’accusa, le pistole e i fucili arrivati dal Titano alle organizzazioni malavitose pugliesi. Di qui le indagini e poi il rinvio a giudizio.

Manzoni Borghesi si è tuttavia sempre detto innocente. Venne però condannato in primo grado, nel 2015 per le imputazioni contestate dal tribunale di Trani a 7 anni. Fece ricorso in Appello e in quella sede, nel 2018, venne assolto dall’associazione a delinquere, il reato più grave che gli veniva contestato, e anche dagli altri reati per difetto dell’elemento soggettivo, non essendo stata assunta, secondo la Corte di Appello, la prova della natura dolosa della condotta di Manzoni Borghesi, sul cui capo erano rimasti pendenti, dopo l’assoluzione dalla associazione per delinquere, le imputazioni legate ai falsi acquirenti e alle violazioni in materia di disciplina delle armi.

A questo punto, però, ad impugnare la decisione di secondo grado, è stato il Procuratore generale presso la Corte di Appello di Bari, ritenendo invece provati, pur escludendo l’associazione per delinquere, i reati contestati legati alla disciplina delle armi. Il Procuratore ha contestato la carenza e illogicità della motivazione, sostenendo che le contestazioni sulla disciplina delle armi fossero sufficientemente provate da concordanti e gravi indizi.

Il caso è dunque stato esaminato dalla Cassazione a maggio 2019. L’altro ieri è stata pubblicata la sentenza della Corte che accoglie il ricorso della pubblica accusa. La Prima Sezione penale della Cassazione, con sentenza numero 5037 del 2020, ha quindi annullato la decisione della Corte di Appello rinviando gli atti ad altra sezione di secondo grado di Bari, per un nuovo giudizio “libero nei contenuti e negli esiti, ma sorretto da un’adeguata e coerente motivazione”, dice la Cassazione. In sostanza, cioè, la nuova sezione della Corte di Appello, cui verranno rimessi gli atti, oltre a valutare i termini di prescrizione ed esclusa l’associazione a delinquere che non è stata oggetto del ricorso della accusa, potrà anche decidere di confermare o meno l’assoluzione per i reati legati alla vendita di armi, ma dovrà dare una adeguata motivazione alla decisione che assumerà.

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