La decrescita dopo il Covid-19

La decrescita dopo il Covid-19

Riceviamo e pubblichiamo

Parlare di economia, in una situazione drammatica come quella che stiamo vivendo, sembra inopportuno. D’altro canto, è necessario interrogarsi sul post Covid-19. Tra le tante questioni emerse dall’epidemia globale, vi è quella del rapporto tra virus e inquinamento ambientale. La SIMA – Società Italiana di Medicina Ambientale – ha reso noto che, dall’analisi delle pubblicazioni scientifiche, esiste un legame tra inquinamento e diffusione dei virus. La concentrazione in atmosfera di particolato, secondo un documento della SIMA, potrebbe fungere da vettore di trasporto per i virus. Per non parlare del collegamento tra Coronavirus e i livelli insostenibili di traffico di animali selvatici, perdita di habitat naturali e allevamenti intensivi! L’uomo si è illuso di poter dominare la natura, di poterla sfruttare senza limiti per i vantaggi economici ma, in questi ultimi anni, è chiaro che il suo atto predatorio non è immune da conseguenze. I cambiamenti climatici e le epidemie ne sono una testimonianza. 

Chiusa in casa, davanti alla finestra, senza poter uscire, mi chiedo a cosa servano gli armadi pieni di vestiti, le scarpiere colme, i trucchi, l’automobile, le centinaia, migliaia di oggetti che mi circondano. 

Durante la pandemia abbiamo sperimentato che possiamo vivere con meno, che la scala dei valori può essere messa in discussione e le nostre priorità possono cambiare. L’ambiente, le amicizie, l’arte e la cultura, la vicinanza delle persone alle quali vogliamo bene, sono più importanti delle merci accumulate. La vicinanza al dolore e alla morte scopre la falsità del sistema nel quale siamo cresciuti, un sistema che ha generato e allevato un consumismo spietato, irresponsabile ed egoistico.

Occorre, quindi, uscire dalla logica del profitto per entrare in una logica dell’etica. Il pensiero del filosofo Serge Latouche, con lateoria della decrescita, additato come utopico, appare più che mai attuale. 

Non è possibile sostenere un sistema economico promotore della crescita illimitata. Le riserve di materie prime sono, in natura, limitate, particolarmente per quanto riguarda le fonti di energia e questa limitatezza contraddice il principio della crescita illimitata e del suo indicatore PIL.  La ricchezza prodotta non consiste soltanto in beni e servizi: esistono altre forme di ricchezza sociale, come la salute degli ecosistemi, la qualità della giustizia, le buone relazioni tra i cittadini di una società, il grado di uguaglianza, il carattere democratico delle istituzioni, e così via. La crescita della ricchezza materiale, misurata esclusivamente secondo indicatori monetari può avvenire a danno di queste altre forme di ricchezza.  

La teoria di Latouche enuncia le azioni necessarie per implementare la cultura della decrescita.

La prima azione è il riordino paradigmatico dei valori, in particolare la riaffermazione dei valori sociali ed ecologici: il rispetto della natura, la solidarietà, l’accettazione dei diversi, che non siano solo i vicini o i concittadini, ma anche coloro che provengono da lontano: migranti, profughi, poveri, senza tetto. 

La seconda azione è la ristrutturazione, la conversione della produzione da materiale a immateriale, lo spostamento del lavoro verso un’economia green, il perseguimento di una più equa distribuzione del reddito e infine la redistribuzione della terra, per toglierla alla speculazione edilizia e all’agricoltura intensiva e restituirla ai contadini e all’agricoltura biologica.

La terza azione è la rilocalizzare, ovvero l’intensificazione della produzione e della distribuzione dei prodotti locali, dell’autoproduzione, anche energetica. I GAS – gruppi di acquisto solidale, le banche del tempo, le comunità solidali, gli eco-villaggi ne sono validi esempi.

La quarta azione richiede, infine, di consumare di meno per produrre minori quantitativi di rifiuti e sprechi e riutilizzare e riciclare gli oggetti a disposizione. 

La pandemia mondiale ci obbliga a pensare a un’economia e una società diversa. I cittadini dovrebbero considerare la crisi imminente come periodo di cambiamento e transizione verso un futuro sostenibile e un mondo di prosperità, in una prospettiva nuova di crescita.

 

Karen Venturini

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