San Marino. Governo in aiuto della Centrale del latte: torna la zona bianca

San Marino. Governo in aiuto della Centrale del latte: torna la zona bianca

Monopolio per 5 anni sul latte vaccino fresco e a lunga conservazione venduto nei supermercati di San Marino, nuovo depuratore a carico dello Stato e accesso ad altri contributi pubblici.

È ciò che il governo di San Marino ha concesso alla cooperativa agricola Latte Sammarinese, la società composta dai produttori di latte del territorio che dalla fine del 2015 è subentrata allo Stato nella gestione della Centrale del latte di Acquaviva.

Quella della privatizzazione della Centrale è una vicenda che ha tenuto banco a lungo a Palazzo e nel Paese tra il 2014 ed il 2015, con il governo di allora (coalizione San Marino Bene Comune) che prima decise per la vendita ai piemontesi della Valform a seguito di bando pubblico, e poi fece retromarcia accogliendo la proposta della neonata cooperativa sammarinese dopo mesi di trattative.

Recentemente della Centrale si è tornati a parlare a novembre 2019 in occasione della fine della zona bianca, ovvero la condizione di esclusiva nella vendita del latte fresco. Fu allora che la cooperativa Latte sammarinese, definendo in una nota la fine del monopolio “una sconfitta”, spiego da un lato che “i lavori di ristrutturazione della Centrale del Latte, purtroppo, non sono terminati poiché recentemente la Pubblica Autorità ha ordinato il rinnovo dell’impianto di depurazione delle acque di scarto” e dall’altro che la “ristrutturazione dell’edificio, dei macchinari, degli impianti e l’adeguamento dei cicli produttivi alle attuali norme (locali e internazionali) hanno richiesto un sacrificio economico di oltre 1,5 milioni di euro e ciò è stato possibile grazie all’impegno personale (anche nei confronti delle Banche) dei soci della Centrale del Latte, mossi dalla ferma volontà di mantenere il latte sammarinese a San Marino, senza “svenderlo” alle cooperative straniere per destinarlo alla grande distribuzione”.

Nemmeno l’annunciata apertura da parte della Russia all’esportazione dei formaggi della Centrale servì a rassenerare l’ambiente: a febbraio di quest’anno, pochi giorni dopo aver scritto alla Segreteria di Stato al Territorio, il vicepresidente della cooperativa Giuseppe “Pino” Guidi dai microfoni della San Marino Rtv lanciò un disperato grido d’allarme: “Rischio fallimento, se non si tutela la sammarinesità”. Guidi, con la voce rotta dal pianto, puntò il dito contro l’eccessiva burocrazia e contro “la mancanza di sostegno, di responsabilità e di comprensione”, annunciando allo stesso tempo di avere un nuovo business plan

 

Siamo ai giorni nostri. Il 17 marzo 2020 il Congresso di Stato incarica con apposita delibera l’Ing. Fabio Mazzi, Dirigente dell’Ufficio Tecnico del Catasto, di effettuare la verifica della regolare esecuzione dei lavori di ristrutturazione della Centrale del Latte, che resta immobile pubblico, così come previsto dalla convenzione sottoscritta nel 2015 nonché di verificare “gli impegni previsti nella convenzione medesima” con l’obiettivo di sottoscrivere, per conto dell’Ecc.ma Camera di San Marino, “il verbale di presa in carico, ad avvenuto collaudo con esito positivo delle opere” previsto sempre dalla convenzione.

Pochi giorni dopo, il 2 aprile, arriva alla Segreteria di Stato al Territorio guidata dal democristiano Stefano Canti, il nuovo progetto di sviluppo firmato dalla cooperativa.

Il 16 aprile l’ing. Mazzi consegna al Congresso di Stato la propria relazione in cui, tra le altre cose, evidenzia che gli interventi edilizi sull’immobile concesso in uso alla cooperativa Latte Sammarinese non risultano ultimati e che pertanto, non risulta possibile procedere alla consegna delle opere allo Stato come previsto dalla convenzione del 2015. Inoltre scrive che la realizzazione degli interventi edilizi ad oggi effettuati dagli imprenditori sammarinesi sull’immobile dello Stato, concesso in uso alla Cooperativa, ha comportato maggiori oneri pari a circa 905.000 euro rispetto a quelli inizialmente preventivati di circa 500.000 euro.

 

A questo punto, il 21 aprile, il Congresso di Stato decide di intervenire a favore della cooperativa, modificando gli accordi in essere alla luce delle proposte formulate dalla cooperativa stessa, del “progetto di sviluppo aziendale presentato”, nonché “dei maggiori costi già sostenuti” dagli imprenditori e quelli “da sostenere per completare le opere”.

Innanzitutto viene reintrodotta la zona bianca in modo “che preveda – riporta la delibera – un regime di esclusiva nella vendita del latte vaccino fresco e a lunga conservazione sul territorio della Repubblica di San Marino in favore della Cooperativa Agricola Latte Sammarinese per un periodo di cinque anni, limitatamente ai supermercati, discount di alimentari e punti di vendita di generi alimentari“. Quindi con due importanti novità rispetto alla zona bianca preesistente: il monopolio viene esteso anche al latte UHT ma non varrà per bar e ristoranti che generalmente si riforniscono dai grossisti e che, per bocca della associazione Usot, avevano esultato dopo la fine del precedente monopolio.

Inoltre viene consentito l’accesso ai contributi e mutui previsti dall’articolo 40 della Legge 20 settembre 1989 n.96 “esclusivamente per le opere murarie relative alla realizzazione di un impianto ascensore”. L’articolo in questione prevede “contributi fino al 50% della spesa ammessa e per la rimanente parte un mutuo ventennale con l’80% degli interessi a carico dello Stato, per l’acquisto, la costruzione e gli ampliamenti di edifici destinati alla trasformazione e commercializzazione cooperativa dei prodotti agricoli e zootecnici, nonchè per l’acquisto e per il potenziamento delle relative attrezzature. Per le eventuali spese inerenti ad affitti di immobili è ammesso un concorso sino al 50% della spesa ammessa”.

Altro intervento deciso dal Governo è che i costi per la realizzazione del nuovo depuratore saranno sostenuti dallo Stato.

 

In cambio di tutto ciò la Cooperativa si impegna a terminare gli interventi edilizi sull’immobile di proprietà del’Ecc.ma Camera entro il 31 dicembre 2020.

Tutto quanto previsto dalla delibera verrà concretizzato dal Segretario per il Territorio tramite un apposito decreto-legge, quindi ratificato dal Consiglio. Della Centrale del latte si continuerà ancora a parlare a lungo.

 

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