Consiglio, resoconto della seduta pomeridiana del 28 maggio

Consiglio, resoconto della seduta pomeridiana del 28 maggio

CONSIGLIO GRANDE E GENERALE, SESSIONE 27-28-29 MAGGIO e 1-2-3 GIUGNO 2020

SEDUTA DI GIOVEDÌ 28 MAGGIO 20020 – POMERIGGIO

 

I lavori del Consiglio Grande e Generale entrano nel vivo con quello che è il tema principale dell’attuale sessione: il progetto di legge relativo alla variazione del bilancio dello Stato per l’anno finanziario 2020. La manovra si compone complessivamente di cinque articoli la cui illustrazione è affidata al Segretario di Stato Marco Gatti. “Con il primo articolo si vuole trovare una soluzione sul tema del Cinque Ter”, il quale fa sì che “Cassa di Risparmio abbia centinaia di milioni di euro di attivo che non produce reddito”. Il progetto mira “a rendere cedibili, fruttiferi e liquidabili quegli attivi” con l’obiettivo di riportare l’istituto ad essere redditizio. Con il secondo articolo “le quote di BNS che oggi sono in capo a Banca Centrale a seguito del progetto di risoluzione possono diventare dello Stato così che lo Stato possa intervenire con il cambio prima di tutto dell’oggetto sociale e con il rinnovo di quelli che sono gli organi amministrativi”. A pesare maggiormente è però l’articolo 3, il quale prevede il repertimento di finanziamenti fino ad un massimo di 500 milioni di euro principalmente mediante “ricorso al mercato internazionale”. Reperimento che verrà disciplinato “da appositi Decreti Delegati”. “C’è una parte relativa alla conversione del debito interno – spiega Gatti  –. Trasformiamo le obbligazioni in debito estero. Il prestatore non è più la Cassa di Risparmio ma sarà il mercato. Un’altra parte è destinata al rilancio del sistema economico per sviluppare le politiche di sostegno ai comparti e settori”. Il quarto articolo, quello sullo spoil system, prevede invece la decadenza dei Cda degli enti pubblici e delle società partecipate e la loro sostituzione nei primi sei mesi dall’inizio di ogni nuova legislatura.  “Non credo che sia giusto che l’attuale Governo abbia dei Consigli di amministrazione dove sono in minoranze le espressioni facenti capo ai partiti di maggioranza”.  L’ultimo articolo infine riguarda il superamento del tetto massimo delle retribuzioni. “Occorre avere dei tetti che siano modulabili in base a competenze e risultati. Spesso parliamo di merito ma quando si tratta delle retribuzioni operiamo l’appiattimento”.

Ha inizio quindi il dibattito. “E’ fondamentale che le risorse non vadano disperse nella spesa corrente” afferma Alessandro Bevitori (Libera) il quale ricorda che “il debito estero è stata  una delle principali motivazioni che ha portato all’interruzione della precedente legislatura”. Quanto al reperimento di risorse, “la miglior soluzione, se la politica dimostrasse responsabilità, sarebbe la creazione di un fondo supportato da Paesi amici”. Nel momento in cui devono essere fatte delle riforme, dovranno essere fatte senza produrre effetti devastanti: andrà preservata la giustizia sociale” è l’avvertimento di Gerardo Giovagnoli (Npr)  il quale rilancia il tema “dell’adesione all’Ue”. Per Maria Katia Savoretti (Rf) “l’articolo 4 è un passo indietro. Viene smantellata una cosa buona per il nostro Paese, annullando tutti i Cda”. “Il rilancio economico del Paese deve passare per un progetto sistemico e una riscoperta dell’identità sammarinese” è la posizione di Carlotta Andruccioli (Domani – Motus Liberi). “Quello sull’indebitamento non è un articolo in bianco, ma un articolo che dà mandato al Governo di disporre dei decreti delegati” dice Alessandro Cardelli (Pdcs) il quale ritiene che “non possiamo accedere al mercato dei capitali senza fare le riforme”. Sul tetto degli stipendi interviene Alberto Giordano Spagni Reffi (Rete) il quale ricorda che il referendum del 2016 era “stato fatto in un periodo in cui c’era una elargizione fantasiosa di stipendi al di sopra dei 100mila euro legata a nessun tipo di merito o risultato. C’è stata una gestione della spesa pubblica vergognosa”. Marika Montemaggi (Libera) chiede maggiori informazioni sul tema del debito estero. “Si parlava di una grande banca americana. Sembrava si fosse arrivati ad un veloce accordo e vorremmo capire se effettivamente è così”. Poi critica l’articolo 4: “Spoil system non vuol dire fare man bassa degli enti partecipati”. “La strada deve essere quella di collaborazioni importanti. Con la Banca d’Italia e la BCE in primis” commenta Matteo Rossi (Npr). “Mi sfugge la logica di questa operazione” dice Nicola Renzi (Rf) a proposito delle acquisizioni del pacchetto azionario di BNS. Quindi una frecciata a Rete sull’indebitamento con l’estero: “In passato abbiamo assistito a dichiarazioni che dicevano che si sarebbe portata la gente in piazza per scongiurare questa forma di indebitamento”. I lavori proseguono oltre le ore 20.

Di seguito una sintesi degli interventi

Comma  8 – Progetto di legge “Variazione del Bilancio dello Stato e degli Enti del Settore Pubblico Allargato per l’esercizio finanziario 2020” (I lettura)

Segretario di Stato Marco Gatti: Vi sono una serie di criticità legate a scelte che noi non abbiamo condiviso ma che sono state fatte e che noi oggi dobbiamo affrontare. Scelte legate a impegni presi dal Governo. Mi riferisco al famoso articolo 5 – ter in Cassa di Risparmio. C’è la necessità di trovare delle soluzioni tecniche. Continaure a parlarsi sopra non è il modo corretto di affrontare quelle che oggi sono delle emergenze. Il Governo intravede il bisogno di addivenire a una prima variazione di bilancio per una serie di ragioni. Una sicuramente è la rimodulazione delle spese previste con il bilancio di previsione 2020 che non poteva prevedere le criticità del virus. Il primo articolo vuole trovare una soluzione sul tema del Cinque Ter. Fa sì che Cassa di Risparmio abbia un attivo di centinaia di milioni di euro che non produce reddito. Questa posta ha un rientro annuale da parte dello Stato che varia di anno in anno. Però è un attivo di cui Cassa non può disporre. Si danno delle direttrici per fare sì che l’attivo possa diventare remunerativo. Il progetto mira a rendere cedibili, fruttiferi e liquidabili quegli attivi. Un’altra soluzione è quella di cartolarizzare il Cinque Ter. Ricordo quando nell’Aula facevamo dei grandi dibattiti. Il secondo articolo è lo strumento tecnico – nel momento in cui il Consiglio Grande e Generale adotterà le scelte relative alla mission di BNS – e questo articolo dà le gambe a quella strada. Abbiamo fatto degli incontri con ABS e con le parti sociali riguardo quello che dal nostro punto di vista dovrebbe essere la soluzione. BNS smette di essere banca. Sarà possibile cartolarizzare i debiti. Le quote che oggi sono in capo a Banca Centrale  a seguito del progetto di risoluzione possono diventare dello Stato così che lo Stato possa intervenire con il cambio prima di tutto dell’oggetto sociale e con il rinnovo di quelli che sono gli organi amministrativi. L’articolo 3 è dedicato al reperimento di liquidità esterna da parte dello Stato. Avere degli strumenti per andare sul mercato e cedere in garanzia a chi resterà o investirà in questi titoli di Stato per far sì che lo Stato possa reperire della liquidità. Noi abbiamo previsto quello che dovrebbe essere dal nostro punto di vista l’ammontare necessario in termini di liquidità da reperire al di fuori della liquidità nazionale. Non è che prevediamo domani mattina di reperire subito questi 500 milioni. Andare sul mercato vuol dire non essere ostaggio di nessuno. Ci sono molte soluzioni. Ed è una soluzione che non vincola lo Stato a nessuno in particolare. Una soluzione che dal nostro punto di vista va perseguita a prescindere. C’è una parte relativa alla conversione del debito interno. Trasformiamo le obbligazioni in debito estero. Il prestatore non è più la Cassa di Risparmio ma sarà il mercato. Una parte va ad estinzione dell’impegno che ci siamo presi con il Fondo Monetario di ridare le risorse alla Banca Centrale. Un’altra parte è destinata al rilancio del sistema economico per sviluppare le politiche di sostegno ai comparti e settori. Non credo che sia giusto che l’attuale Governo abbia dei Consigli di amministrazione dove sono in minoranze le espressioni facenti capo ai partiti di maggioranza. L’ultimo articolo riguarda il tetto massimo delle retribuzioni a cui è stato fissato un tetto massimo. Ci siamo accorti che i 100mila euro è un tetto molto basso. Attraverso una serie di interpretazioni autentiche abbiamo cercato di aggiustare. Vogliamo trovare una soluzione che sia una norma chiara. Occorre avere dei tetti che siano modulabili. Spesso parliamo di merito ma quando si tratta delle retribuzioni facciamo l’appiattimento.

Sandra Giardi (Rete): Avere degli obiettivi condivisi sul breve e lungo periodo avrebbe impedito a questo Paese di essere adesso sulla strada del debito pubblico. La pandemia non ha sicuramente aiutato a livello globale. Sull’articolo 5 c’era stato un referendum e Rete ha sostenuto questo referendum. Alcuni aderenti di Rete erano contrati a questo referendum ma noi lo abbiamo sostenuto. Il principio su cui si basa il referendum nasceva dai contratti faraonici che continuavano ad avvenire all’interno delle assunzioni della pubblica amministrazione senza che avvenisse mai alcun tipo di risultato. Probabimente in questo la politica ha fallito: nel non prendere in considerazione prima le sollecitazioni.

Alessandro Bevitori (Libera): La politica deve essere depotenziata: questo è uno dei capisaldi di Rete. Sarebbe fin troppo facile attaccare in questo senso. Non voglio infierire sull’incubo che il Movimento sta attraversando. Sull’emissione internazionale di titoli di debito pubblico. Spero cari colleghi abbiate chiaro il peso di questa decisione e possiate considerare il grande rischio per la Repubblica di San Marino. La sovranità della nostra Repubblica potrebbe essere compromessa. Il fatto che si diano i nostri titoli in gestione a banche d’affari non ci mette al riparo dal rischio. E’ fondamentale che le risorse non vadano disperse nella spesa corrente. Sono errori che abbiamo commesso in passato anche nella passata legislatura. E’ stato fatto solamente debito interno. La principale motivazione che ha portato all’interruzione della precedente legislatura è stata quella legata al debito estero. Se la politica dimostrasse responsabilità la miglior soluzione sarebbe la creazione di un fondo supportato da Paesi amici. Oppure l’avvio di un programma con organismi sovranazionali. Questo passaggio costerà 20mila euro per ogni sammarinese.

Gerardo Giovagnoli (Npr): Quella dell’entrata nel club di coloro che hanno un debito estero è intanto una vicenda che ci vede accomunati a molti altri Paesi ma nel quale non siamo mai stati. Ci sono delle regole di ingresso. Vanno date della garanzie soprattutto sul futuro. Andiamo ad accumulare un debito che non è troppo dissimile dal Pil di quest’anno. Il primo criterio è un processo condiviso. In quale contesto ci muoviamo? Chiedere una adesione all’Ue nel momento in cui si dice al mercato che abbiamo bisogno di collocare titoli di debito, darebbe una certezza sul nostro futuro. Non si rimarrebbe incastrati in una terzietà che potrebbe non darci delle prospettive chiare. Importante è la cornice in cui muoviamo. Nel momento in cui devono essere fatte delle riforme, dovranno essere fatte senza produrre effetti devastanti. Andrà preservata la giustizia sociale. Non può mancare questo aspetto che deve ridefinire alcuni aspetti della Repubblica. Torna prepotentemente il tema della conformità del pass-porting del sistema.

Maria Katia Savoretti (Rf): Ad oggi tutto tace e noi non sappiamo nulla. Non sappiamo quali sono le intenzioni del Governo. L’articolo 4 è un passo indietro. Viene smantellata una cosa buona per il nostro Paese. Si vogliono annullare tutti i Cda. L’obiettivo è di metterci persone proprie. Benissimo. La fiducia è importante. Ma non è possibile fare tabula rasa. Sull’articolo 5: si va a cancellare un referendum e quindi scelte fatte da un Paese. Contradditorio in un momento dove tutti abbiamo fatto sacrifici con tagli alle pensioni e agli stipendi. Se da un lato siamo sempre stati contrati al tetto degli stipendi, siamo sempre stati favorevoli a reperire risorse e liquidità per il Paese. In passato criticavano la nostra posizione. Positiva la ricerca di un fianziamento per la ripresa del Paese. Non vediamo interventi a sostegno delle imprese, già messe a dura prova in questi mesi. Le associazioni di categoria stesse lo hanno più volte evidenziato. E’ una delega in bianco del Governo. Ci poniamo tanti interrogativi che rimangono senza risposta.

Carlotta Andruccioli (Domani – Motus Liberi): Noi crediamo che il rilancio di San Marino passi attraverso la creazione di un piano Paese per la sostenibilità del debito. Il ragionamento da fare in maniera coraggiosa e tempestiva sia chiedersi dove vogliamo portare la nostra Repubblica da quindi a 10, 15 e 20 anni. Ritengo importante ribadire che le somme vadano destinate anche agli investimenti per il rilancio economico del Paese che deve passare per un progetto sistemico e una riscoperta dell’identità sammarinese che ci dovrà distinguere nei prossimi anni.

Alessandro Cardelli (Pdcs): L’articolo 1 del progetto è esattamente quello scritto nell’Odg sottoscritto poco più di un mese fa. Dunque non capisco le critiche dell’opposizione. Questa maggioranza è la maggioranza che supera i 2/3 dell’Aula parlamentare, ma io credo che su questi temi si debba lavorare all’unanimità. Do atto al consigliere Bevitori l’aver riconosciuto che nella passata legislatura la sua forza politica non se la sentiva più di andare avanti. Su questi presuspposti si può ragionare. Non è un articolo in bianco, ma un articolo che dà mandato al Governo di disporre dei decreti delegati. Ritengo che il finanziamento sia necessario e ritengo che lo sia ancora oggi. Sono il primo a dire che non possiamo accedere al mercato dei capitali senza fare le riforme. Sarebbe un suicidio. Giusto intavolare un percorso che può portarci a reperire delle risorse. Testualmente lo abbiamo messo tra le possibilità. Con l’articolo 4 introduciamo il principio dello spoil sistem. E’ giusto che gli organismi di nomina consigliare vengano nominati in base alle legislature. Sull’articolo 5 continuo a sentire una critica politica per il semplice fatto che c’è una posizione diversa. Io credo che nella vita sapere cambiare sia una grandissima capacità.

Alberto Giordano Spagni Reffi (Rete): Il mercato aperto – come ha detto il consigliere Cardelli – è la soluzione per evitare di cadere sotto un unico padrone. Vero è anche che collocare titoli in un mercato aperto dove possono essere di più gli acquirenti può dare uno spazio di manovra maggiore. Questa è una mossa iniziale. 500 milioni sono una cassa immensa, ma dobbiamo fare i conti con le casse dello Stato. Ricordo le battaglia che sono state fatte dal Movimento Rete sullo scialaggio in ambito bancario. Battaglie che hanno portato ad approfondimenti e indagini. Per questo esponenti del Movimento Rete sono stati pure denunciati. Se siamo noi ad appoggiare certi interventi è perché certi interventi sono essenziali per evitare il collasso di un Paese. Sull’ultimo articolo si può creare un palcoscenico per attaccare il Movimento. Per quanto io sono favorevole a questo articolato perchè ritengo che se si vogliono avere personalità idonee a ricoprire ruoli di vertice, sia giusto pagarle quanto esse meritano, ma non a prescindere. Quel referendum è stato fatto in un periodo in cui c’era una elargizione fantasiosa di stipendi al di sopra dei 100mila euro legata a nessun tipo di merito o risultato. C’è stata una gestione della spesa pubblica vergognosa.

Marika Montemaggi (Libera): Chiediamo maggiore condivisione e confronto sul progetto che riguarderà BNS. L’articolo che preoccupa maggiormente è quello del debito. Tutti noi siamo concordi sulla necessità di reperire un finanziamento. L’utilizzo del mercato è una possibilità che era già stata presa in considerazione. Si parlava di una grande banca americana. Sembrava si fosse arrivati ad un veloce accordo e vorremmo capire se effettivamente è così. Vorremmo maggiori informazioni su cos’è questo finanziamento esterno. Ho sentito molto parlare di mercato e mi viene in mente che possano esserci possibilità all’orizzonte. Noi condividiamo lo spoil sistem ma dipende come viene declinato. Nella sua traduzione è la possibilità di nominare da parte del Governo alti dirigenti della pubblica amministrazione, non fare man bassa degli enti partecipati.

Matteo Rossi (Npr): Non sono contrario ai mercati. L’obiettivo è mettere benzina nel motore. Il nostro obiettivo è mantenere il welfare state anzi allargarne la portata. Dobbiamo parlare di politiche per far sì che le risorse che reperiremo andando sui mercati vadano utilizzati nella maniera migliore. La Repubblica di San Marino non si deve porre il problema dell’incentivo all’azienda, in quanto siamo uno degli Stati con le tassazioni più basse d’Europa. Il problema matrice è la questione delle banche. E’ lì che ci giochiamo il nostro futuro. La strada deve essere quella di collaborazioni importanti. Con la Banca d’Italia e la BCE in primis. Il percorso che adesso dobbiamo intraprendere è quello dell’adesione. Se non siamo in grado di giocare questa partita o peggio ancora non vogliamo giocarla, rischiamo di ritrovarci con i recinti chiusi. L’Europa ha dimostrato di voler cambiare strada. Tutto quello che contestavano gli anti – europeisti si sta sgretolando.

Nicola Renzi (Rf): Il primo aspetto è il metodo. E’ chiaro che c’è un Odg votato all’unanimità da quest’Aula.. Siamo d’accordo a percorrere questa strada e non ci tireremo indietro. Però il metodo richiesto dall’Odg prevedeva delle cose precise e sopratutto di sapere dove si andava a parare con l’emissione di questo debito. Ci sono preoccupazioni inerenti il fatto che le risorse possano essere utilizzate nella spesa corrente per ripianare situazioni pregresse. Abbiamo dei dubbi nel dare una delega in bianco di questo tipo. Io non mi straccio le vesti se non c’è la volontà di confrontarsi con l’opposizione, ma credo che in questa fase sarebbe utile farlo e spiegare qual è la strada che si vuole percorrere. Articolo 2: è una cosa che mi sfugge. Per il valore di 19 milioni lo Stato ricomprebbe dalla Banca Centrale lazioni di BNS con un finanziamento erogato dalla stessa Banca Centrale. Faccio fatica a capire la logica di questa operazione. Si sarebbe potuta fare nella fase di risoluzione. Parliamo dell’articolo 3. Un placement sui mercati di titoli di debito pubblico non fa che accreditare il Paese. Bisogna però vedere in che condizioni il nostro Paese ci arriva. Le condizioni sono peggiori rispetto ad alcuni anni fa. La situazione globale è molto più complessa e c’è il downgrading. Quella dei mercati è davvero la soluzione migliore? Noi siamo sempre stati convinti che la via del finanziamento debba essere battuta primariamente da un punto di vista politico e diplomatico. Non so quale sia l’opinione del FMI sull’operazione che ci accingiamo a fare. In questo articolo 3 iniziano anche alcuni forti cambiamenti di visione da parte di una forza politica determinante nel sostegno a questo maggioranza. A proposito dell’indebitamento estero. Nella scorsa legislatura abbiamo assistito a dichiarazioni che dicevano che si sarebbe portata la gente in piazza per scongiurare questa forma di indebitamento. Sull’indebitare il Paese per 500 milioni il Movimento Rete ha cambiato idea. Non si capisce dove questo progetto di legge ci vuole portare. Inoltre segna un cambio di rotta un Movimento politico che non è più lo stesso di prima delle elezioni.

 

San Marino News Agency 

 

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