L’Informazione di San Marino. I 500 milioni e i falchi
Marino Cecchetti
Entro giugno lo Stato si indebiterà per 500 milioni di euro, come deciso martedì scorso in CGG da Npr, Dml, Rete, Libera e Pdcs. Nessun accenno a chi si è ingrassato coi soldi pubblici. Tantomeno ad azioni per il recupero del maltolto.
I governi che non combattono la corruzione sono la rovina degli Stati. Qui hanno creato un debito pubblico “insostenibile”(*). Come dicono a Buenos Aires, “estamos en un default virtual”. Noi, però, quando torneremo alla zappa, avremo a che fare con l’argilla dei calanchi, non con l’humus delle Pampas. E dovremo comunque pagare, ciascuno, oltre €15mila (leggasi quindicimila), come da cambiale firmata per ciascuno di noi dai governanti, nostri legali rappresentanti.
Rete e Pdcs già dagli scranni dell’opposizione promossero a settembre 2019 lo stanziamento statale di oltre 6 milioni di euro a favore degli investitori, sollevando di fatto da oneri i responsabili del crac della finanziaria San Marino Investimenti (Smi) del Conte Enrico Maria Pasquini, sotto processo a Padova. Superarono, nel malvezzo, anche i politici precedenti, facendo sbordare la – invereconda – copertura statale oltre il settore bancario.
Come se ne esce?
Ci sono consiglieri che non hanno remore a coinvolgere, su beghe interne, organismi internazionali. Vantandosene pure. Perché la gente di San Marino – presa dalla disperazione per come stanno andando le cose e al fine di salvare la Repubblica – non potrebbe, come extrema ratio, far sapere a Strasburgo quanto sta succedendo?
A beneficiare del prestito di 500 mln sarà anzitutto il sottobosco politico-affaristico, vista l’amnistia sul maltolto, di fatto in corso, per gli “affaristi spudorati” ( “falchi”, “avvoltoi finanziari”) di cui parlò a maggio 2019 Gian Matteo Zeppa, capogruppo di Rete.
(*) Esperti Fondo Monetario Internazionale (Fmi), gennaio 2020.