Mani sulla giustizia, forti divergenze in maggioranza. Governo ritira emendamento
Antonio Fabbri
Un’altra interpretazione autentica per mettere le mani sulla giustizia, evidentemente, la stessa maggioranza non l’ha retta. Così l’emendamento del governo che introduceva l’articolo 3 vicies, la ventesima aggiunta al medesimo articolo, è stato ritirato dal governo. Il motivo del ritiro è stato spiegato in maniera piuttosto generica dal segretario agli Esteri, Luca Beccari, in quel momento relatore in Aula per conto dell’esecutivo sugli emendamenti da questo proposti. “Relativamente a questo articolo – ha detto Beccari – l’orientamento del governo è di ritirarlo. Abbiamo fatto delle valutazioni di approfondimento e sulla base di quanto emerso riteniamo che non sussistano le motivazioni per mantenere questo articolo, perché dall’applicazione della normativa esistente sono garantiti gli stessi articoli”.
Difficile dire se sia effettivamente così o se la giustificazione miri a celare e acquietare divergenze nella maggioranza che sembra ci siano state proprio su questo emendamento. Comunque, a quanto pare, gli scopi perseguiti da quell’articolosarebbero ancora nelle mire di buona parte della attuale maggioranza, che sarebbe rimasta anche contrariata dal ritiro dell’emendamento. Tra l’altro si tratta dell’unico emendamento ritirato del Governo che lo aveva proposto, fuori contesto come molti altri, nella lunga maratona dell’assestamento di bilancio.
Certo è che quello che l’articolo tre vicies introduceva, era un concetto che avrebbe scardinato i principi di diritto, ma raggiunto lo scopo di fare saltare decisioni legittimamente prese che si vogliono far passare per illegittime per decisione politica. Realizzando quell’accentramento nelle mani del “Consiglio Principe e Sovrano”, o meglio quella parte più schierata e interessata, l’amministrazione, tra le altre cose, della Giustizia.
Quindi se, come pare, una parte della maggioranza ha manifestato buon senso determinando il ritiro dell’emendamento, è un dato positivo. Tuttavia la strategia del terrore e della “terra da ceci” sul Tribunale pare tutt’altro che tramontata.