San Marino. “Facciamo terra da ceci” sta per avverarsi

San Marino. “Facciamo terra da ceci” sta per avverarsi

“Facciamo terra da ceci” sta per avverarsi

Lunedì sarà il giorno in cui, probabilmente, sarà giustiziato e seppellito a San Marino il principio della separazione dei poteri, dell’indipendenza e dell’imparzialità del tribunale.

Nella riunione del Consiglio Giudiziario Plenario questa Maggioranza così alacre nel legiferare in campo giuridico/legislativo (a ben vedere l’unico campo in cui finora ha prodotto qualcosa) tenterà definitivamente di cacciare il Dirigente del Tribunale, Giovanni Guzzetta, stimato giurista d’oltre confine, oggetto da oltre un anno di insulti e attacchi da quei partiti che, prima dai banchi dell’Opposizione e oggi baldanzosamente al Governo, sembrano davvero voler attuare, sul tribunale e sulla giustizia, quella “terra da ceci” annunciata da Gabriele Gatti in periodo pre-elettorale. Mala tempora currunt per il sistema giudiziario sammarinese. Lunedì 22 giugno, come scritto su queste pagine (giova ricordarlo), durante la seduta del Consiglio Giudiziario ordinario, l’organo di autogoverno della magistratura sammarinese che riunisce i soli membri togati, i magistrati avevano discusso a lungo sulle Leggi Qualificate approvate dal Consiglio.

Al termine del confronto erano stati presentati due ordini del giorno da porre in votazione che, anche se con sfumature diverse, contenevano un invito al Legislatore a rivalutare gli effetti sulla separazione dei poteri causati dall’approvazione delle discusse Leggi Qualificate che hanno influito sulla composizione del Consiglio Giudiziario Plenario. Al momento di votare gli Odg dei magistrati, però, la Reggenza sospese la seduta per circa un quarto d’ora. Al termine della sospensione i Reggenti, Alessandro Mancini e Grazia Zafferani, si erano presentati con un documento di diverse pagine, che era stato messo a verbale, con il quale nella sostanza si impediva all’organo di autogoverno della magistratura di porre in votazione gli ordini del giorno proposti. A quanto si sa fu anche impedito di aprire una discussione su questa posizione espressa nel documento.

Inoltre i Reggenti avrebbero comunicato che quella decisione, presa dopo aver consultato imprecisati “uffici amministrativi” era stata assunta dai Capi di Stato non solo in qualità di presidenti del Consiglio giudiziario, ma come supremi garanti dell’equilibrio tra poteri dello Stato. Ma non dobbiamo dimenticare che San Marino non è un pianeta invisibile, bensì sotto gli occhi di una comunità internazionale giustamente preoccupata, come ha fatto notare la senatrice Stefania Craxi durante l’imbarazzante Commissione Affari Esteri congiunta del 2 luglio scorso, in cui disse di non nascose “alcune preoccupazioni circa la volontà di applicare in modo retroattivo leggi approvate di recente”.

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