San Marino. Rischio di “non essere più un Paese anti-riciclaggio”, Antonio Fabbri

San Marino. Rischio di “non essere più un Paese anti-riciclaggio”, Antonio Fabbri

San Marino rischia di non essere più un Paese anti-riciclaggio

Sul piano dell’effettività la riorganizzazione del lavoro penalizza ed emargina coloro che hanno portato avanti o coordinato le maggiori inchieste che hanno smascherato il denaro sporco

Chi se lo ricorda il procedimento per riciclaggio di denaro sporco proveniente dal Congo che ha portato all’incameramento di quasi 19 milioni di euro, definitivamente confiscati, entrati nelle casse dello stato? Si può dire che quei denari – grazie al lavoro di inquirenti, giudici e Procura fiscale – sono entrati anche nelle tasche dei cittadini e dei lavoratori, dato che quelle somme sono diventate pubbliche e, direttamente o indirettamente, sono servite per pagare stipendi o per attendere ai servizi che lo Stato deve garantire alla collettività. Ebbene, solo per citare un esempio, il riassetto fatto in quattro e quattr’otto e nottetempo alle 21 e 20 di venerdì scorso, punisce chi ha reso possibile questo successo dello Stato sull’illegalità e in particolare sul riciclaggio di denaro sporco  

Infatti al Commissario Alberto Buriani, che aveva portato a termine quell’indagine, vengono tolti i fascicoli che aveva ancora in istruttoria, tra cui quelli in materia di riciclaggio, e anche quelli in sede decidente, relegandolo alla decisione di incidenti stradali e infortuni sul lavoro… posto che tra un po’, come era alla fine degli anni novanta, potrebbero essere gli unici procedimenti penali che si celebreranno a palazzo di giustizia. Ma anche a chi ha sostenuto l’accusa in quel complesso processo, il Pf Giorgia Ugolini – che ha in prevalenza studiato e portato avanti quella vicenda, pur affiancata, ma in questo caso specifico in via residuale, dal Pf Roberto Cesarini -, il trattamento riservato nella redistribuzione del lavoro, non è lusinghiero. Ne viene infatti biasimato il lavoro fatto nel rapporto con il Moneyval. Valutazione non motivata che appare più un pretesto per sottrarre al Pf quell’incarico e relegarvi il Commissario Buriani.

Ma dall’istruttoria penale viene tolta anche Antonella Volpinari, che da sola o in pool, ha portato a sua volta avanti complesse indagini di riciclaggio o per reati economico-finanziari. Solo per richiamare l’effettività e la produttività di chi viene oggi spostato, declassato e a cui vengono sottratti fascicoli, è sufficiente ricordare che le inchieste che questi magistrati hanno portato avanti, hanno condotto nell’ultimo anno a confische definitive per circa 30 milioni. Singolare che oggi venga detto, nel giro di due ore e senza valutare neppure una relazione sullo stato della giustizia, che non debbano più condurre l’istruttoria penale. Ecco alcuni casi: denaro dal Congo frutto di corruzione e riciclaggio internazionale, 18.651.050 euro definitivamente confiscati e incamerati dallo Stato; istruttoria condotta da Alberto Buriani.

Denaro dei fondi neri delle tangenti per il Mose e la tangentopoli veneta: 550.000 euro definitivamente confiscati e andati allo Stato. Inquirente: Commissario della legge Antonella Volpinari. Vicenda “Dual broker”, filone del riciclaggio sammarinese, arrivata a decisione definitiva sempre nel 2019. Il caso riguardava evasione e frode allo Stato italiano tramite un imponente giro di fatture false. Confisca di 3.223.398 andati allo stato; inquirente Commissario della Legge Laura Di Bona, anche lei spostata con le nuove disposizioni dall’istruttoria penale al civile con conseguente sottrazione di fascicoli.

Confisca del denaro sporco frutto del traffico di stupefacenti: nelle casse dello stato 1.377.832,55 euro; indagine condotta dal Commissario della legge Alberto Buriani.

Questo solo per citare alcune delle vicende che hanno consentito di togliere dalla circolazione denaro sporco e incamerarlo all’erario. Inchieste condotte proprio da quei magistrati che oggi vengono rimossi dall’istruttoria penale che in questi anni ha dato risultati prima inimmaginabili sul piano della lotta al riciclaggio, dell’effettività delle norme e dell’efficacia giudiziaria richiesti dagli organismi internazionali. Ora, quando si rimuove dalle indagini, senza motivazioni plausibili, chi ha maggiore esperienza nella lotta all’occultamento, sostituzione, trasferimento di denaro sporco e addirittura gli si sottraggono importanti fascicoli già aperti e avviati, è inevitabile temere che San Marino rischi di non essere più un paese antiriciclaggio o, comunque, non gli interessi più esserlo. 

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