San Marino. Consiglio giudiziario ordinario d’urgenza chiesto dai giudici ai Capitani Reggenti

San Marino. Consiglio giudiziario ordinario d’urgenza chiesto dai giudici ai Capitani Reggenti

I giudici chiedono ai Capitani Reggenti un Consiglio giudiziario ordinario d’urgenza

Antonio Fabbri

Per la seconda volta, dopo che lo avevano già fatto il 17 luglio scorso, i giudici tornano a chiedere alle Loro Eccellenze Alessandro Mancini e Grazia Zafferani, Capitani Reggenti per questo semestre, di convocare il Consiglio giudiziario ordinario, ovvero l’organo che riunisce tutti i togati del Tribunale. Al momento non è noto che abbiano ottenuto risposta. Così pure non hanno ottenuto risposta i partiti di opposizione che hanno chiesto di avere contezza dei verbali della seduta del 24 luglio scorso già da quasi 10 giorni, seduta nella quale con numeri risicati, che fanno dubitare le opposizioni e non solo sulla legittimità della votazione e della composizione del Consiglio giudiziario plenario all’atto del voto, sono state assunte gravi determinazioni con il peso della sola maggioranza politica affiancata da una esigua minoranza togata.

Già il fatto che si debba “mendicare” ciò che è un diritto dei membri di quell’organismo ottenere, cioè l’accesso ai verbali, appare una stortura alla quale la Reggenza dovrebbe porre al più presto rimedio, stante il suo ruolo di garanzia a tutela di tutti.

Ma la gravità dell’accaduto, rimbalzata in questi giorni anche su numerosi giornali italiani, dal Fatto Quotidiano al Corriere della sera, riguarda le prevaricazioni della politica sulla magistratura, cui si aggiunge lo spostamento di indagini e di processi già in decisione dai giudici titolari ad altri. Oltre a questo c’è lo smantellamento delle indagini in pool e la diminuzione del numero degli inquirenti penali, solo per citare alcune delle discutibili disposizioni fatte dall’ex, non più ex, e poi ex di nuovo magistrato dirigente Valeria Pierfelici nella notte di venerdì, con deposito del documento alle 21 e 20. Disposizioni ritenute addirittura in violazione di principi costituzionali.

Nella richiesta di convocazione urgente del Consiglio giudiziario ordinario, scrive infatti la maggioranza dei giudici “che le “Disposizioni” a firma della Dott.ssa Valeria Pierfelici in veste di Magistrato Dirigente devono ritenersi -per quanto sinora è stato reso noto -inesistenti e prive di effetto, essendo state non ritualmente adottate, depositate e trasmesse, nonché essendo carenti di motivazione, rinviando esse a presupposte “determinazioni” che si dichiarano “assunte dal Consiglio Giudiziario in seduta plenaria” in quello stesso 24 luglio 2020 e di cui è omessa allegazione, trasmissione o altra diversa comunicazione per debita conoscenza a tutti i Giudici del Tribunale; nonché essendosi la stessa Dott.ssa Pierfelici contestualmente dimessa dall’incarico di Magistrato Dirigente, privando così del necessario contrappeso della responsabilità il potere esercitato”.

Oltre a questo, nel fare istanza alla Reggenza per la convocazione del Consiglio giudiziario ordinario, i nove magistrati scrivono che le disposizioni della Pierfelici “incidono anche sui procedimenti giudiziari in corso, anche penali, inclusi quelli che vedono coinvolta come parte la stessa Dott.ssa Pierfelici, così violando il principio costituzionale del giudice naturale precostituito per legge”.

Un fatto, quest’ultimo, con tutta evidenza grave, che si aggiunge al pregresso che ha visto la maggioranza approvare leggi retroattive capaci di incidere su procedimenti in corso.

L’ultimo provvedimento di smistamento e redistribuzione dei fascicoli, depositato nottetempo, ha quindi chiuso il cerchio, stabilendo persino chi, anche alla luce di quelle leggi, debba trattare le vicende pendenti. Semplificando: la politica ha deciso che leggi fare, come renderle retroattive e persino quale magistrato le debba applicare. Inevitabile definire tutto questo un “operato aberrante”.

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