San Marino. “C’era una volta il movimento Rete”, editoriale di Antonio Fabbri

San Marino. “C’era una volta il movimento Rete”, editoriale di Antonio Fabbri

C’era una volta il movimento Rete

“Difficilmente vi riuscirà el parere lungamente buoni, se in verità non sarete”. Noi che siamo più legati ai classici citiamo Guiccardini. Ben si attaglia alle capriole di Rete che cerca ancora di ostentare una verginità ormai perduta.

Difatti ha perso la “R”, del suo acronimo: come possa spacciare per Rinnovamento il suo asservimento ai desiderata democristiani e l’osmosi del sistema di potere volto all’occupazione dei posti con ogni mezzo, divenuto anche propria indole, è difficile da capire.

Ha perso la “E”, Equità: quanto sia equo e rispettoso dei comuni cittadini nominarsi un Cda al quale fare ritirare le querele a proprio carico anziché assoggettarsi equamente, come tutti, alla giustizia, non lo riescono a spiegare.

Ha perso la “T”, Trasparenza: cioè, questi qua erano entrati in Consiglio dicendo “Renderemo noti tutti i provvedimenti, laggente deve sapere”… e adesso non danno neppure a chi ne ha diritto i verbali di consessi politico-istituzionali. Intanto organizzano serate pubbliche per fare l’esegesi di ordinanze segretate e si indignano per la pubblicazione di atti che invece sono ostensibili, perché la conoscibilità dei documenti va a smontare la narrazione retina fatta di insinuazioni e ne smaschera le falsità.

Infine la “E”, Ecosostenibiltà: beh, l’inversione di rotta sulla raccolta porta a porta parla da sola, facendo diventare immondizia i precedenti proclami. E’ diventato dunque un movimento senza nome, magari bisognerebbe indire un concorso di idee per trovargliene uno nuovo. Si potrebbe partire con Restaurazione, Egoismo, Tracotanza, Epurazione, non dimenticando ovviamente i manganelli evocati dal leader.

Un movimento senza nome, un “Cavaliere inesistente” – visto che a Rete piacciono tanto le citazioni forse perché fatica a trovare parole sue e ad avere una personalità propria – con una armatura sempre più erosa dalla ruggine dell’arroganza e riempita dalle false promesse, delle quali risponderà davanti ai propri sostenitori che cominciano a vedere che, tolto l’elmo, dentro quell’armatura c’è il vuoto, che viene riempito dagli interessi particolari degli amici e non da quelli della collettività.

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