Tomasetti incontrò generale Carta, direttore AISE, Tema: sistema bancario di San Marino

Tomasetti incontrò generale Carta, direttore AISE, Tema: sistema bancario di San Marino

La Tomasetti incontrò il capo dei servizi segreti per parlargli del sistema bancario sammarinese

L’incontro fu con il generale Carta Riferì lei stessa al Governo parlando anche di incontri con non meglio precisati parlamentari italiani

L’ombra dei rapporti della Presidente di Banca CentraleCatia Tomasetti con i servizi segreti italiani, in particolare con il Generale Luciano Carta, all’epoca Direttore dell’Aise (Agenzia informazioni e sicurezza esterna). Perché lo incontrò? Emerge dai documenti: per parlare della situazione di San Marino e del sistema bancario. In sintesi: la Presidente di Bcsm incontra il capo dei servizi segreti di un altro Stato per parlare del Paese di cui dirige la Banca Centrale e del sistema bancario. Quanto sia problematica la circostanza, tutti lo possono autonomamente valutare e, visti i fatti e l’interesse pubblico della Repubblica, difficilmente ignorabile da chicchessia. 

Questi episodi gettano una diversa chiave di lettura sull’esposto di questi giorni presentato da Catia Tomasetti – tra l’altro in sede politica e non nei consessi deputati – contro il giudice che l’ha indagata, pur archiviandone la posizione, per il caso della singolare “consulenza Gozi”. Forse qualcosa che è emerso non si doveva sapere? Chissà. Sta di fatto che da quel fascicolo, ancorché chiuso con il proscioglimento dal commissario della legge Alberto Buriani, emergono particolari inquietanti che dovrebbero fare ragionare la politica tutta, in particolare di maggioranza, che oggi sta brigando esclusivamente su come trovare la strada più giusta per fare le scarpe al magistrato.

I fatti Non si tratta di ricostruzioni dell’inquirente, ma di fatti evidenti contenuti nel fascicolo, provati da documenti e testimonianze.

E’ la stessa Presidente di Banca Centrale a riferire ai membri di Governo di avere incontrato il Generale Luciano Carta, capo dell’Aise, i servizi segreti italiani. Quanto emerge appare di una certa gravità per lo Stato di San Marino.

Quando infatti la Presidente di Bcsm venne raggiunta dalla comunicazione giudiziaria di una indagine a suo carico per la consulenza a Sandro Gozi, i primi di aprile 2019, si rivolse subito alla politica sammarinese, cercando appoggio. Ma di appoggi e conoscenze ne aveva anche fuori, in Italia, stando a quanto riferì essa stessa ed emerge dalle carte. E’ infatti durante le indagini sulla “consulenza Gozi” che salta fuori la questione degli interlocutori della Tomasetti oltre confine, finita nero su bianco nei verbali del Congresso di Stato del 8 aprile 2019 e acquisiti agli atti.

Innanzitutto emerge che da subito la Tomasetti cercò la protezione politica di tutti i gruppi partitici, richiedendone di fatto la fiducia, compresi ovviamente quelli dell’allora opposizione che oggi sono in maggioranza. Emerge pure che fu lei stessa, che oggi contesta la fuga di notizie, a rendere praticamente nota l’indagine nei suoi confronti a una pluralità di persone, ben prima che diventasse di dominio pubblico attraverso notizie di stampa.

La seduta del Congresso di Stato e il verbale Così, nella seduta del Congresso di Stato dell’8 aprile 2019 fu la Reggenza di allora a riferire che la Tomasetti aveva inviato ai Capi di Stato, una comunicazione circa l’indagine che la riguardava, con preghiera di trasmetterla ai consiglieri. La Reggenza riferiva anche di avere poi incontrato la presidente di Bcsm il 5 aprile 2020. Con l’astuzia dell’avvocato, aveva quindi compiuto la mossa non di dimettersi, ma,

più politicamente, di richiedere una “informale” fiducia a tutti i gruppi politici, prima di prendere la decisione di mettere a disposizione il mandato. Lamentò poco dopo che tutti le avevano espresso solidarietà tranne Repubblica Futura. D’altra parte presentare le dimissioni quando si sa che verranno respinte, rafforza; presentarle quando si sa che verranno accolte, penalizza.

Quindi, la stessa Presidente, dichiarò alla Reggenza di essere stata contattata nel fine settimana da tutti i capigruppo ce le avevano rinnovato la fiducia telefonicamente e che quindi dovevano considerarsi superate le precedenti richieste di incontrare i capigruppo.

La stessa Presidente Tomasetti aveva in quegli stessi giorni incontrato anche i membri del Congresso di Stato, esibendo loro la comunicazione giudiziaria ricevuta. Le venne anche obiettato che stava rendendo pubblica una cosa probabilmente segretata. La stessa replicava che “il proprio dovere di rendere edotti i Segretari di Stato la ponesse nelle condizioni di condividere un documento relativo ad indagini ancorché segretate”.

Che cosa riferì la Tomasetti ai membri di governo Risulta dal verbale, e poi anche dalle testimonianze dei membri del Congresso di Stato, che Catia Tomasetti riferì in primo luogo di sapere dell’affidamento della revisione della distribuzione dei carichi di lavoro del Tribunale prima che fossero pubblici; poi disse di essere a conoscenza che indagini, prima assegnate ad un singolo magistrato, a seguito delle nuove disposizioni del Dirigente del Tribunale, sarebbero state assegnate a più Magistrati. Mostrò di conoscere questa circostanza – anche qui non si capisce a che titolo – ancora prima della formalizzazione della novità nella distribuzione dei carichi di lavoro.

Ma questa parrebbe la cosa meno inquietante che la Tomasetti riferì ai membri di governo. Affermò infatti anche di aver avuto un colloquio con Luciano Carta, Direttore dell’Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna (AISE) – i servizi segreti per l’estero, appunto – per parlare della situazione di San Marino e del sistema bancario.

Questo riferimento inquietò non poco i membri di governo. In più la stessa Tomasetti, non è chiaro a che titolo, sostenne di aver avuto un colloquio anche con rappresentanti non meglio precisati della Commissione Parlamentare Antimafia italiana, per parlare sempre di San Marino e del sistema bancario.

La sponda politica Già allora, quindi, la presidente di Bcsm iniziò a esprimere alla politica le proprie considerazioni e giudizi, oltre a inquietanti riferimenti sui rapporti con funzionari italiani che si sarebbero potuti scambiare per pressioni, sulla parzialità e sulle dubbie finalità del magistrato.

I motivi, già allora, di tali affermazioni, i cui motivi potrebbero essere intuibili, sembrano concretizzarsi nell’esposto di oggi sul quale la maggioranza sta imbastendo l’attacco al magistrato. Maggioranza che, quando era all’opposizione, elaborava i propri interventi in Consiglio e fuori con allusioni e attacchi diretti alla magistratura, molto affini e paralleli ai riferimenti verbalizzati nero su bianco negli atti del Congresso di Stato.

In altri paesi il Presidente di una Banca Centrale che, senza averne titolo né mandato, va a colloquio con il capo dei servizi segreti di un altro stato riferendo questioni del Paese del quale è al servizio, muoverebbe più di una azione. Le banche sono contente che la presidente di Bcsm parli coi servizi segreti italiani del sistema bancario sammarinese? Sono indifferenti le forze politiche? Ne è felice la cittadinanza?

Domande alle quali rispondere mentre maggioranza si appresta a punire il magistrato che l’ha indagata. Forse va fatta più di una riflessione.

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