San Marino. “Alla ricerca di politici dalla mente aperta”

San Marino. “Alla ricerca di politici dalla mente aperta”

Riceviamo e pubblichiamo

Mi sono intrattenuto per un po’ di tempo sui messaggi appaganti dei lettori del mio libro, ma bisogna riprendere la discussione aperta, per quanto mi riguarda, su L’Informazione, su Libertas e su FB (discussione certamente marginale all’accesa diatriba politica) sulla situazione del Paese. Ci si domandava “Cosa vogliamo fare di questo Paese” e proponevo: “alla ricerca di politici di buona volontà”.
Cito solo alcuni dei tanti (vedi FB) contributi al dibattito: amici anziani come me e preoccupati dei problemi del Paese ritengono che dovremmo ridiscendere in campo e fare proposte nel merito dei problemi (ma di proposte serie ce ne sono state tante, sempre perse nella non disponibilità al confronto e all’ascolto); Alessandro Rossi, per quel poco che capisco di quello che scrive, prova di appellarsi alle persone “buone”, una rara qualità delle persone e poco pertinente in politica (più pertinenti correttezza, competenza, capacità di dialogo, qualità altrettanto rare); Adalmiro Bartolini, molto attivo nella discussione su FB e anche sulla stampa (con l’unico limite che non riesce a fare articoli più corti), fa una proposta interessante vicina alla mia …: “…bisogna … uscire dagli schemi, bisogna che le persone con la mente aperta propongano nuove regole del gioco … dando vita ad una “costituente delle idee”.
Ripropongo l’appello alle persone coscienti e responsabili che ci sono in tutti i partiti: chiedano a sé stessi e agli altri: “cosa vogliamo fare di questo Paese?” Persone che riescano ad abbandonare le presunzioni di superiorità e le autoreferenzialità e si chiedano: “cosa vogliamo fare di questo Paese”? Queste persone escano allo scoperto e indipendentemente dagli schieramenti tentino delle vie d’uscita.
Aggiungo all’appello: è possibile che coloro che hanno scelto di esercitare il difficile e rognoso servizio della politica (per vocazione e non per interesse) non sentano il bisogno di emergere dagli schieramenti precostituiti e non vogliano lasciare un segno distintivo positivo per il Paese nella storia che stanno attraversando?

Giovanni Giardi

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