San Marino. Plenario, Magna Carta dei giudici violata

San Marino. Plenario, Magna Carta dei giudici violata

Decisioni del plenario prese in violazione della Magna Carta dei giudici

A leggere le convenzioni internazionali cui San Marino aderisce nulla di quanto finora fatto è legittimo

Antonio Fabbri

Le decisioni prese dal Consiglio giudiziario plenario sono tutte in violazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, alle Convenzioni internazionali recepite da San Marino in funzione della Carta dei diritti e alle raccomandazione del Consiglio d’Europa in materia di giustizia. Basterebbe a farlo comprendere la sola sentenza del giudice Vitaliano Esposito, che lo stesso Giudice per i rimedi straordinari ha subito inteso trasmettere al Plenario che, con pressioni interne ed esterne e non sempre disinteressate dei membri politici e togati che tirano le fila, ha tuttavia intenzione di tirare dritto. Per capire quanto queste decisioni del Plenario, adottate senza numeri e a tappe forzate, siano contrarie alle convenzioni sovranazionali che San Marino riconosce e recepisce, è sufficiente richiamare due documenti: la cosiddetta “Magna carta dei giudici” adottata dal Consiglio d’Europa nel 2010 e la relativa raccomandazione del Comitato dei ministri del Coe agli stati membri.

La lettera del Segretario generale del Coe I principi contenuti in questi documenti sono richiamati anche nella lettera dal Segretario generale del Coe, Marija Pejčinović Burić, inviata al Governo sammarinese il 21 agosto scorso. Una lettera che l’Esecutivo ha tenuto nascosta in prima battuta, facendone travisare e strumentalizzare il significato dal Segretario di Stato alla giustizia in televisione. Circostanza che ha costretto lo stesso Segretario del Coe a pubblicare la missiva sul sito del Consiglio d’Europa, scardinando così le false interpretazioni che pure i membri di governo e di maggioranza hanno voluto continuare a dare, sminuendo scientemente la gravità e la portata di quel documento. Resta il fatto che quanto pianificato e portato avanti, di solito nottetempo, in Consiglio giudiziario plenario e con numeri insufficienti, è contrario ai dettati internazionali a salvaguardia dei diritti fondamentali di uno stato democratico.

Violata la separazione dei poteri Primo fra tutti, il principio di separazione dei poteri e la non ingerenza del legislativo ed esecutivo sulla magistratura. Cosa sistematicamente accaduta a partire dall’inizio di questa legislatura. Si legge infatti nella “Magna Carta dei giudici”: “Stato di diritto e giustizia. La magistratura costituisce uno dei tre poteri di ogni Stato democratico. E’ sua missione garantire la stessa esistenza dello Stato di diritto e assicurare in tal modo un’appropriata applicazione del diritto in maniera imparziale, giusta, equa ed efficace”. E già da questo primo paragrafo si comprende la deprecabile azione che è stata portata avanti con la prevaricazione della politica sulla magistratura.

Violata l’indipendenza del giudice Prosegue la Magna Carta: “L’indipendenza del giudice deve essere garantita riguardo all’attività giudiziaria, in particolare nel reclutamento, nella nomina a durata indeterminata sino all’età pensionistica, nelle promozioni, nell’inamovibilità, nella formazione, nell’immunità giudiziaria, nella disciplina, nella remunerazione e nello stanziamento di bilancio della giustizia”.

Ora, un Consiglio giudiziario plenario a maggioranza politica ha interferito direttamente sull’attività giudiziaria, consentendo lo spostamento di fascicoli senza peraltro ascoltare la voce dei giudici poiché la Reggenza da mesi si rifiuta di riunire il Consiglio giudiziario ordinario. Inoltre la politica, con una legge retroattiva, ha utilizzato la “precarietà” di giudici di grado superiore per estrometterli dal Plenario, laddove invece la Magna carta prescrive che la nomina dei giudici deve essere a “durata indeterminata”, mentre il fatto che ancora non si sia raggiunto il periodo di prova e la conferma, viene utilizzato come requisito per l’estromissione del giudice dall’organo di autogoverno della magistratura. Sono state attivate azioni relative alla disciplina decise da un organo politico e si è stabilita la sospensione del magistrato attraverso organo a maggioranza politica e senza numeri, perché votata dalla minoranza dei membri, quando invece la “Magna Carta” statuisce che “i procedimenti disciplinari debbono essere trattati innanzi ad organo indipendente, con la possibilità di impugnazione innanzi ad un tribunale”. E invece a San Marino sono stati trattati da un organo tutt’altro che indipendente, politicamente orientato a fare fuori un giudice scomodo, dove la maggioranza ha preso in appoggio un consulente solo per propria parte estromettendo in più l’opposizione, che pure aveva chiesto di avere a sua volta un consulente proprio.

L’estromissione dei magistrati Tra le violazioni più gravi della “Magna Carta” il mancato coinvolgimento della maggioranza dei magistrati: “La magistratura deve essere coinvolta in tutte le decisioni che si riflettono sull’esercizio delle funzioni giudiziarie (organizzazione dei tribunali, procedure, altra legislazione)”. Non solo la magistratura non è stata coinvolta, ma le è stato impedito di votare proprie determinazioni nel Consiglio giudiziario ordinario e, dopo mesi di richieste, ancora la Reggenza non ha convocato il Consiglio giudiziario ordinario. Nel frattempo, senza che i giudici abbiano potuto esprimere la loro posizione – quelli che hanno partecipato al Plenario sono una esigua minoranza dei togati – la politica ha destrutturato il tribunale cacciando il Dirigente, reintegrato con numeri e deliberazioni di dubbia legittimità il vecchionuovo-ex dirigente, consentito lo spostamento di fascicoli aperti violando il principio del giudice naturale precostituito per legge, influito direttamente su procedimenti in corso.

La composizione contraria alle norme internazionali Non bastasse quanto fin qui descritto, di certo, la norma sovranazionale che conferma l’invalidità di sedute e deliberazioni del Consiglio giudiziario, che ha agito in netto contrasto con le regole internazionalmente riconosciute e sulla base della Carta dei diritti recepite a San Marino, è il paragrafo 13, che stabilisce come deve essere composto l’organo di tutela dell’indipendenza della magistratura. “Al fine di garantire l’indipendenza dei giudici – si legge nella Magna Carta – ciascuno Stato deve costituire un Consiglio superiore della magistratura o altro organo specifico (ad esempio il Consiglio giudiziario plenario, ndr.), anch’esso indipendente dai poteri esecutivo e legislativo, munito delle più ampie prerogative per ogni aspetto relativo al loro statuto, nonché all’ organizzazione, al funzionamento ed all’immagine delle istituzioni giudiziarie. Il Consiglio deve essere composto o esclusivamente da magistrati, o quantomeno da una maggioranza sostanziale di magistrati eletti dai loro pari. Il Consiglio superiore della magistratura è tenuto a rendicontare quanto alle sue attività e alle sue decisioni”.

Il Consiglio giudiziario plenario ha violato tutto. La sua composizione vede un numero pari di politici e di togati, e, soprattutto, nelle ultime gravi decisioni prese c’era solo una esigua minoranza di magistrati e la maggioranza politica. Altro che “maggioranza sostanziale di magistrati”! Inoltre, contrariamente al dettato della Magna Carta che sancisce l’indipendenza da esecutivo e legislativo, del Plenario sammarinese fanno parte membri del Consiglio grande e generale e, per il governo, il Segretario alla giustizia, anch’esso con diritto di voto. Diritto di voto che è stato tolto al Dirigente del tribunale, finché poi non è stato cacciato dalla maggioranza politica.

Velo pietoso sul fatto che il Consiglio giudiziario è tenuto a “rendicontare quanto alle sue attività e alle sue decisioni”, mentre ancora non sono stati trasmessi ai membri dell’opposizione i verbali, le registrazione e gli esiti delle votazioni.

Oltre alla Magna Carta dei Giudici Ci sono poi raccomandazioni, pronunce della Cedu, convenzioni… ma basta leggere questo documento per capire che tutto quanto è stato portato avanti – oltre ad essere capace di far vergognare le istituzioni sammarinesi nelle sedi internazionali e a far crollare la credibilità della Serenissima Repubblica – è stato fatto in violazione dei principi fondamentali dello stato diritto e non potrà non avere conseguenze.

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