Riciclaggio, il tesoro di Barbieri, broker del narcotraffico. Denaro a San Marino

Riciclaggio, il tesoro di Barbieri, broker del narcotraffico. Denaro a San Marino

Soldi prima sotto terra poi in parte finiti sul Titano

In un processo a Vibo Valentia richiamato da un pentito il tesoro di Vincenzo Barbieri il broker del narcotraffico che portò il denaro a San Marino

Antonio Fabbri

Il processo Decollo Money, per quanto riguarda il suo filone sammarinese, attende la fissazione del processo di appello per riciclaggio, che ha visto in primo grado condanne e assoluzioni, a vario titolo, per gli ex vertici del Credito sammarinese, banca poi finita in liquidazione. L’accusa principale è appunto riciclaggio e, si ricorderà, riguarda il versamento sui conti della banca, e poi le pratiche di emissione di un finanziamento garantito da quei fondi, di circa 1,3 milioni di euro appartenenti a Vincenzo Barbieri, soggetto affiliato alla ‘ndrangheta, vicino al clan Mancuso, finito assassinato nel marzo del 2011.

La vicenda sammarinese, che appunto sul Titano attende la celebrazione dell’appello, viene richiamata in questi giorni in un procedimento parallelo in corso presso il tribunale di Vibo Valentia. 

Il procedimento riguarda il cosiddetta inchiesta “Pinocchio”, e l’attività del clan Mancuso e del clan dei Piscopisani nell’ambito delle bische clandestine e del prestito a usura. L’inchiesta, partita nel marzo del 2009, è stata coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. In quel processo, tra gli altri, è sotto accusa anche Giorgio Galiano, 43enne genero di Vincenzo Barbieri, che anche sul Titano è tra gli imputati ed era il destinatario del finanziamento che doveva essere erogato dal Credito sammarinese. Galiano in primo grado sul Titano è stato condannato a 2 anni.

Ebbene, nel processo in corso a Vibo Valentia – come riporta “ilVibonese.it” – ha deposto la scorsa settimana il collaboratore di giustizia Raffaele Moscato. Questi, parlando di Giorgio Galiano, genero del broker della cocaina, Vincenzo Barbieri, appunto, sostiene che avrebbe intrattenuto contatti e rapporti con il clan dei Piscopisani per il traffico di cocaina e, secondo Moscato, avrebbe anche lui praticato usura.

Inoltre, nei verbali delle deposizioni del collaboratore di giustizia, agli atti del procedimento, emergono particolari che richiamano anche San Marino. Infatti, riferisce il pentito, un vero e proprio asse avrebbe legato per anni il clan dei Piscopisani al gruppo del broker internazionale della cocaina, Vincenzo Barbieri, uno dei massimi importatori in Europa di polvere bianca dal Sudamerica. Ucciso nel marzo del 2011 (omicidio rimasto ad oggi impunito nonostante gli ottimi spunti investigativi contenuti nell’inchiesta “Golden Jail” della Squadra Mobile di Bologna) nella “sua” San Calogero a colpi d’arma da fuoco, Vincenzo Barbieri avrebbe lasciato un patrimonio milionario. Soldi in contanti frutto dei traffici di cocaina che, solo in minima parte, sono stati intercettati e sequestrati dagli inquirenti a San Marino in quanto depositati nella banca Credito Sammarinese. Il resto dei soldi non sono mai stati trovati e varie sono state sinora le ipotesi investigative formulate dagli inquirenti. In parte erano stati nascosti sotto terra, emerge anche in questo processo in corso a Vibo. E che i soldi siano stati in parte nascosti sotto terra, a San Marino è noto. Risulta infatti proprio dalle indagini sammarinesi che il denaro portato in dei borsoni sul Titano “puzzava di muffa”, come dichiarò la cassiera della banca che fu incaricata di contare il denaro.

Mi hanno riferito – ha spiegato il collaboratore di giustizia Moscato – che Vincenzo Barbieri aveva messo da parte 7, 8 milioni di euro di cui quattro, cinque milioni di euro sono rimasti a Giorgio Galiano perché lui sapeva tutti gli investimen- ti. Una piccola parte di soldi l’avrebbe data al figlio France- sco e alla figlia, l’ex moglie di Giorgio Galiano stesso. Negli affari della droga sotto Barbieri c’erano Giuseppe Topia e Antonio Franzè. Sotto di loro c’era Giorgio Galiano”.

Anche da questo procedimento, dunque, emerge come San Marino fosse finito all’epoca nelle mire della criminalità organizzata.

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