San Marino. Scuola, ecco le linee guida per la gestione di un caso sintomatico

San Marino. Scuola, ecco le linee guida per la gestione di un caso sintomatico

Come si deve intervenire nel caso compaia un caso con sintomi da Covid-19 all’interno delle scuole di San Marino?

Per rispondere a questa domanda, visto l’arrivo dell’autunno e dei primi freddi, il Congresso di Stato ha pubblicato pochi giorni fa le apposite linee guida per l’anno scolastico 2020/2021.

L’obiettivo dichiarato è “consentire la ripresa delle attività scolastiche in sicurezza e garantire il pieno esercizio del diritto all’istruzione e alla formazione degli studenti sammarinesi di ogni ordine e grado”. 

Per questo l’esecutivo ha fatto proprio il protocollo “GESTIONE CASO SINTOMATICO IN AMBITO SCOLASTICO” approvato dai vertici dell’ISS e dal Consulente Infettivologo Dr. Massimo Arlotti rivolto alle Scuole di ogni ordine e grado, ai Servizi Socio Educativi per la prima Infanzia e al Centro di Formazione Professionale.

Prima la premessa. Per sintomi di COVID-19 si intende:
– temperatura >37.5°C
– sintomi respiratori acuti come tosse o rinite con difficoltà respiratoria 
– vomito (episodi ripetuti accompagnati da malessere) 
– diarrea (tre o più scariche con feci semiliquide o liquide) 
– perdita del gusto (in assenza di raffreddore) 
– perdita dell’olfatto (in assenza di raffreddore) 
– cefalea intensa 

 

Quindi sono stati individuati tre differenti scenari.

1) INSEGNANTE sintomatico presso l’istituto scolastico

In questo caso “l’insegnante indossa tempestivamente una mascherina chirurgica e rientra al proprio domicilio, contatta il medico curante (MMG), rimane in isolamento ed in base alla valutazione clinica viene eseguito il tampone. In caso di positività, il MMG redige il certificato IET di 10 gg; in caso di necessità verrà compilato il proseguimento”.

Il protocollo prevede che “non verranno eseguiti accertamenti sulla classe, tenendo conto che, salvo condizioni particolari, l’insegnante rispetta le regole di:
– mantenere una distanza superiore a 1 metro dai banchi;
– utilizzare la mascherina in caso di contatto prolungato (maggiore o uguale a 15 minuti) con colleghi e/o alunni”.

 

 

2) PERSONALE NON DOCENTE sintomatico presso l’istituto scolastico

Anche qui “la persona interessata dai sintomi indossa tempestivamente una mascherina chirurgica e rientra al proprio domicilio, contatta il medico curante (MMG), rimane in isolamento ed in base alla valutazione clinica viene eseguito il tampone. In caso di positività il MMG redige il certificato IET di 10 gg; in caso di necessità verrà compilato il proseguimento.

Non verranno eseguiti accertamenti sulle classi e sugli insegnanti, tenendo conto che salvo condizioni particolari il personale non docente rispetta le regole di:
– mantenere una distanza superiore a 1 metro
– utilizzare la mascherina in caso di contatto prolungato (maggiore o uguale a 15 minuti) con insegnanti e/o alunni”. 

 

3) ALUNNO-STUDENTE sintomatico presso l’istituto scolastico

Qui lo scenario è più complesso. “L’alunno/studente viene posto in un’area isolata all’interno della scuola e, se sprovvisto, viene dotato di una mascherina, in caso di età superiore a 6 anni e se l’alunno è in grado di sopportarla. I genitori vengono contattati per far rientrare l’alunno/studente al proprio domicilio.

Se il paziente ha meno di 14 anni la scuola pre-allerta la UOC Pediatria al numero 0549/994250 o all’indirizzo email infermieri.pediatria@iss.sm con richiesta di conferma di lettura/ricevimento (è preferibile usare il telefono per avere certezza della comunicazione e nel rispetto della Legge 171/2018 “Tutela dei dati personali”). Il genitore contatterà il reparto al numero 0549/994250 per accordarsi su modalità e tempi di visita ed eventuale esecuzione del tampone, se clinicamente opportuno.

Se il paziente ha più di 14 anni la scuola pre-allerta la Direzione Cure Primarie ai numeri 0549/994403-994338- 994881 o all’indirizzo email direzione.cureprimarie@iss.sm con richiesta di conferma di lettura/ricevimento (è comunque preferibile usare il telefono per avere certezza della comunicazione e nel rispetto della Legge 171/2018 “Tutela dei dati personali”). Il genitore contatterà il medico curante per accordarsi su modalità e tempi di visita ed eventuale esecuzione del tampone se clinicamente opportuno”.

“Se il tampone risulta negativo – si legge ancora nel protocollo – al momento della visita si produrrà certificato di negatività e l’alunno/studente potrà essere riammesso in comunità alla scomparsa dei sintomi causa della febbre.

In caso di tampone positivo il Dipartimento Prevenzione provvederà all’indagine epidemiologica e l’intera classe verrà sottoposta ad accertamenti il prima possibile attraverso Tampone Molecolare Faringeo e comunque il meno invasivo possibile, compatibilmente con le nuove disponibilità tecniche”. Il protocollo analizza anche il caso in cui il genitore rifiuta di sottoporre il proprio figlio/figlia al tampone. Se succede l’alunno/studente sarà posto in quarantena. Se dagli accertamenti nessun altro compagno risulta positivo, le lezioni riprenderanno il giorno successivo. 

Ad ogni modo “nei 7 giorni successivi è necessario, sia da parte delle famiglie sia da parte della scuola, eseguire il monitoraggio della temperatura degli alunni e controllare la comparsa di eventuali sintomi ed è raccomandato l’uso della mascherina (precauzionale) negli spazi comuni e quando non si riescano a mantenere le distanze. Nel caso in cui uno o più componenti della classe manifestassero sintomi, gli stessi devono restare al proprio domicilio ed essere nuovamente testati tramite tampone per verificare l’eventuale comparsa di virus”.

Se gli alunni positivi sono in numero maggiore o uguale a 3, questo indica già la presenza di un focolaio e pertanto, la classe viene posta in quarantena per il monitoraggio clinico. Se non compaiono sintomi, si conclude la quarantena dopo 7 giorni e gli alunni/studenti negativi e che non presentano sintomi tornano a scuola.

 

Ultimo caso analizzato dal protocollo è il numero elevato di assenze improvvise in una classe, come il 40% di alunni anche se il valore deve tenere conto anche della situazione delle altre classi, oppure di insegnanti. Se ciò dovesse accadere il Dirigente scolastico deve comunicarlo al Dipartimento Prevenzione il quale “valuterà le azioni da intraprendere e suggerire alla Direzione Scolastica, tenendo conto della presenza di casi confermati nella scuola o di focolai di COVID-19 nella comunità”.

 

Nel protocollo si legge infine che “è necessario ricordare che la prevenzione della diffusione del nuovo coronavirus dipende dai comportamenti, che devono essere coerenti con la riduzione del rischio durante tutto l’arco della giornata e non solo durante la vita in ambito scolastico. Ridurre al minimo la probabilità di diffusione in ambito scolastico non produce gli stessi risultati se comportamenti coerenti non vengono rispettati anche in tutte le altre attività giornaliere”.

 

Alla luce di questo protocollo il Congresso di Stato ha aggiornato le linee guida per la scuola pubblicate a fine agosto. Viene introdotta la possibilità di ridurre la distanza di sicurezza di 1 metro “fra le rime buccali degli alunni e degli insegnanti” ma “solo per tempi non prolungati e cioè minori o uguali a 15 minuti”.

Vengono inoltre portati da 3 a 5 i giorni di malattia dopo i quali e famiglie degli studenti sono tenute a produrre un certificato medico di riammissione scolastica. 

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