San Marino. “I giudici dicano al Moneyval che va tutto bene”

San Marino. “I giudici dicano al Moneyval che va tutto bene”

L’Informazione di San Marino: Il governo smantella il Tribunale, ma pretende dai giudici che dicano al Moneyval che va tutto bene

La pretesa del governo, comunicata per il tramite del direttore del dipartimento Giustizia, Romina Parenti, che sta esercitando di fatto la funzione di dirigente, è che dopo avere smantellato il Tribunale, fatto fuori giudici e magistrati, causato le dimissioni di altri, “epurato” il palazzo di giustizia dai commissari della legge maggiormente esperti di lotta al riciclaggio, dal Moneyval possa arrivare una pronuncia positiva.

La comunicazione con la quale la direttrice Parenti “auspica” che i magistrati si siano coordinati per la visita del Moneyval, rispecchia esattamente l’autoritarismo e la smania di comando che il governo vuole avere sul Tribunale e sulla magistratura. Dopo avere smantellato la precedente delegazione incaricata dei rapporti con il Moneyval, dopo avere fatto fuori il magistrato che ha coordinato l’attività antiriciclaggio del Tribunale, la pretesa è quella di ottenere una valutazione positiva. Tutto accade proprio nei giorni in cui, tra l’altro, il “repulisti” continua, inducendo alle dimissioni il giudice per i rimedi straordinari, Vitaliano Esposito, e mettendo all’odg del plenario la revoca delle nomine di due giudici di appello e di un commissario della legge. Con un Tribunale così ridotto a brandelli, il governo e la maggioranza, insomma, punterebbero a fare passare che va tutto bene. Questo dopo avere nascosto, tra l’altro, le lettere del segretario generale del Coe e del commissario per i diritti umani, tutti organismi facenti capo al Consiglio d’Europa, come il Moneyval.

Che il governo e la maggioranza abbiano una paura matta di una valutazione negativa del Moneyval, che significherebbe una tregenda per i rapporti internazionali soprattutto sul piano economico, appare evidente dal tono della comunicazione della direttrice Parenti che quasi minaccia – ricalcando quanto fatto dalla Pierfelici nella redistribuzione notturna dei carichi di lavoro – chi prenderà parte al confronto, sottoponendolo quasi ad una obbligazione di risultato, perché ottenga una valutazione positiva dagli esperti. Di una pressione simile non si ha memoria.

Poi la Parenti indica chi dei Commissari della legge dovrebbe partecipare: Antonella Volpinari, Simon Luca Morsiani e Roberto Battaglino. Non solo “precetta” i magistrati, ma impone anche di che cosa debbano parlare. Ennesima prevaricazione, insomma, stavolta da parte di un soggetto dell’amministrazione pubblica di emanazione governativa sul terzo potere dello stato. La direttrice di dipartimento indica infatti che cosa i magistrati dovranno riferire, imponendo loro di parlare solo dei fascicoli nella disponibilità di ciascuno. Riferendo casi concreti “si dovrà scegliere tra quelli dei fascicoli nella disponibilità di ciascuno”, dice infatti la direttrice.

Lascia allibiti il fatto che il Governo voglia mettere in bocca ai magistrati solo quello che ritiene opportuno, indicando esplicitamente i casi di cui debbano riferire al Moneyval. Questo denota con tutta evidenza due cose: la prima è la scarsa considerazione che il governo sammarinese e i suoi delegati hanno per la competenza e la capacità di valutazione degli esperti del Moneyval, imponendo ai giudici di essere reticenti sul quadro complessivo di quanto sta accadendo, per volere della politica, anche nell’efficacia della lotta al riciclaggio; la seconda è l’autoritarismo dell’Esecutivo che vuole incidere persino sull’agire e sulla libertà dei singoli magistrati di riferire l’intera verità sullo stato di fatto.

Evidentemente c’è una paura matta, anche qui, che possa venire fuori, ad esempio, la faccenda degli oltre 545 fascicoli prescritti processualmente in mano al Comissario della legge Simon Luca Morsiani, che proprio maggioranza e governo hanno indicato come incaricato per interfacciarsi con il Greco e con il Moneyval. Non solo. Nonostante questa mole di arretrati, anche per scelta politica, è stato ulteriormente caricato nella redistribuzione notturna del lavoro del tribunale. Quasi che gli esperti del Moneyval non siano al corrente di quanto accaduto finora e delle relazioni dei Dirigenti del Tribunale, dalle più risalenti alla più attuale. L’ultima, che la maggioranza vorrebbe non considerare, è quella del dirigente Giovanni Guzzetta che ,riportando le risultanze del sistema informatico della Cancelleria penale scriveva, quanto al carico di lavoro del Commissario Morsiani: “Al 31 ottobre 2019 la cancelleria comunicava che dal registro delle notifiche di reato, salva verifica dei singoli procedimenti, risultavano n. 720 procedimenti ancora in fase istruttoria per i quali il programma informatico registrava come “scaduto’’ il termine per la fase istruttoria”. Fascicoli, cioè, processulamente prescritti, dei quali evidentemente il governo non vuole che si parli con gli organismi internazionali, dicendo che “potranno essere riportati” come casi pratici, “quelli nella materiale disponibilità di ciascuno”.

Poi la Parenti dice ai magistrati che la loro presenza è richiesta per l’intera giornata di martedì 29, stesso giorno che su richiesta del Segretario alla Giustizia la Reggenza ha fissato per il Plenario al quale quegli stessi magistrati dovrebbero presenziare. Un disastro, insomma.

Secondo il governo, dunque, i magistrati non possono parlare di fascicoli in cui si indaga per riciclaggio che non hanno materialmente in mano. Tra quelli sui quali dovrebbero tacere potrebbero quindi esserci diversi casi sottratti al titolare dell’indagine, violando il principio del giudice naturale precostituito per legge. Sorte toccata a numerosi fascicoli nei quali si indaga anche per riciclaggio internazionale. Secondo il potere politico, i magistrati non possono dire che per volere della politica sono state smantellate le indagini in pool, che lo stesso Moneyval ha sempre caldeggiato. Non possono dire che i passi avanti fatti finora nella lotta al riciclaggio sono merito soprattutto di quei magistrati che oggi il governo e la politica hanno cacciato, insultato durante il Consiglio grande e generale, messo alla gogna usando i propri influencer.

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