SaN Marino. Vitaliano Esposito si è dimesso

SaN Marino. Vitaliano Esposito si è dimesso

Il giudice per i rimedi straordinari, Vitaliano Esposito, si è dimesso

Antonio Fabbri

 “È scritto nell’Ecclesiaste – Eccellentissimi Capitani Reggenti – che per ogni cosa vi è il suo tempo: vi è un tempo per nascere e un tempo per morire; un tempo per piantare e un tempo per sradicare quel che si è piantato”. Questo l’incipit della lettera con la quale il professor Vitaliano Esposito rassegna le proprie dimissioni da giudice per i rimedi straordinari. Una lettera nella quale, con l’eleganza che ha contraddistinto tutte le sue missive, non manca però di evidenziare che si sta sradicando a San Marino la pianta dello stato di diritto. “L’albero della sovranità del diritto (prééminence du droit/rule of law) – spontaneo da sempre sul Titano e che con gioia e speme avevo contribuito a reimpiantare – sta inesorabilmente cedendo il posto, per congiunture astrali o imprevedibili cambiamenti climatici, all’albero della sovranità della legge, che verdeggia anche nel mio Paese e ha ripreso ad allignare in altri Stati europei. Non posso sradicare l’albero che con tanto amore ho visto crescere. Ma devo constatare che è per me venuto il tempo di affidarne ad altri la cura e la salvaguardia”. 

Fuori di metafora, Esposito sottolinea, come tra l’altro ha fatto nelle ultime sue sentenze, che lo stato di diritto sia stato sradicato dalle recenti decisioni prese, in particolare quelle che hanno violato il principio del giudice naturale precostituito per legge.

Un grido sulla violazione dei principi fondamentali di fatto inascoltato, cosa che avrà – e in parte avrà già avuto – conseguenze sul piano internazionale per la Repubblica, cosa sulla quale peraltro Esposito ha messo in guardia nelle sue sentenze. Pronunce, non solo finora inascoltate, ma una di queste è stata anche oggetto di impugnazione per conflitto di attribuzioni da parte della Reggenza e oggetto di una singolare sentenza del Collegio dei Garanti che, pur dichiarando inammissibile il conflitto di attribuzioni sollevato dai Capi di Stato, ha di fatto con ordinanza sostenuto che il Giudice per i rimedi straordinari non dovrebbe occuparsi della salvaguardia dei diritti fondamentali – cosa che verrebbe da dire dovrebbe fare ogni giudice – e nella sostanza i Garanti dicono che, così facendo avrebbe travalicato “i limiti del procedimento” che era stato sottoposto al suo giudizio. Aggiungevano i Garanti che non avrebbe dovuto trasmettere al Plenario la sua decisione nella quale rilevava la violazione della carta dei diritti e dei principi fondamentali causata dalla redistribuzione notturna dei fascicoli, voluta di fatto dal Plenario stesso e operata con le disposizioni del reintegrato dirigente. Una pronuncia dei Garanti discutibile. Comunque il giudice Esposito ha trasmesso al Plenario altre due sentenze analoghe per casi altrettanto gravi nei quali rileva di nuovo la violazione del principio fon- damentale del giudice naturale precostituito per legge. D’altra parte come si può affermare che un giudice travalichi i suoi compiti se solleva la evidente violazione di un principio fondamentale dell’ordinamento? Un giudice, soprattutto se di grado superiore come quello per i rimedi straordinari, che non rilevi una violazione della costituzione, nello specifico la Carta dei diritti, non svolgerebbe il suo compito.

Ed è proprio questo che pare segnalare Esposito, di fatto affermando che si sta sradicando la pianta dello stato di diritto per fare attecchire quella della “sovranità della legge”, dice. Ovvero, per spiegarla in parole semplici, allo Stato di diritto si sta sostituendo lo Stato autoritario. Esattamente quello che intendevano quei Consiglieri che già da inizio legislatura parlavano del ritorno al “Consiglio principe e sovrano”, insomma. Sulla salvaguardia della pianta dello Stato di diritto Esposito, nella sua lettera, nutre ancora una speranza. Per questo si rivolge alla Reggenza: “A chi, se non a voi – Supremi Rap- presentanti e Garanti di questa Serenissima Repubblica – posso consegnare questo felice onere, da cui dipende l’equilibrio del nostro assetto costituzionale?”

C’è da domandarsi, vista la situazione, se la speranza del giudice Esposito andrà delusa. Ma è comunque con queste parole che rassegna le sue dimissioni “in questo non facile momenti”, lo definisce, decisione animata, comunque, da “spirito di serenità e conciliazione”. Ma il Giudice per i rimedi straordinari è una ulteriore vittima dell’epurazione del tribunale attuata da governo e maggioranza. Infatti, al di là degli auspici e dell’animo del professor Esposito, comunque, appare evidente come l’azione di governo e maggioranza abbia tagliato fuori, come già paventato su queste pagine, un altro giudice.

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