La sfida di Goldmann, chi la accetterà?

La sfida di Goldmann, chi la accetterà?

Capita a volte di ritrovare pensieri e giudizi che, letti tempo fa, poi mostrano la loro drammatica attualità. È quanto mi è accaduto ritrovando questo testo che lessi negli anni della mia formazione sacerdotale: «La storia non torna indietro e non crediamo che il cristianesimo possa ridivenire una forma autentica di vita e di pensiero dell’uomo. (…) Il tribunale della storia ha sentenziato che il cristianesimo deve considerarsi come un evento spirituale superato. L’argomento di Diderot, che nessuno è capace di dare alla propria vita, entro la società moderna, un autentico carattere cristiano, è oggi più che mai valido. Più il sentimento cristiano di un uomo dei nostri giorni è sincero e intenso e più esso si limita a una faccenda psicologica personale e privata, puramente interiore e incapace di influenzare la vita sociale.» (L. Goldmann, L’illuminismo e la società moderna, p.94s)

Avrà ragione Goldmann? Oramai il cristianesimo può essere considerato un nobile retaggio del passato, senza più capacità di attrazione per l’uomo contemporaneo? Beh, a volte sembra che l’autore ci abbia azzeccato, soprattutto quando si leggono le cronache di questi giorni, sia quelle che riguardano il contesto mondiale, sia quando si scorrono le notizie di casa nostra.

È proprio di questi giorni la notizia della ripresa e della discussione di un progetto che vorrebbe liberalizzare l’uso della cannabis, una droga che si insiste a dire che non dà assuefazione e che non crea danni in chi la assume (e, a dispetto di quanto dice la scienza, non si capisce se chi afferma queste cose mente sapendo di mentire oppure è un inguaribile illuso). Fatto sta che l’esito sarà sempre più la perdita di quei valori umani che da sempre dovrebbero essere la caratteristica della nostra storia e che quindi non potranno ridivenire «una forma autentica di vita e di pensiero dell’uomo».

Ma è anche notizia di questi giorni che in Italia si potrà comperare la «pillola dei 5 giorni dopo», come se fosse una qualsiasi caramella, e questo anche da parte di minorenni. L’esito non sarà soltanto, come da alcuni fatto notare, che le giovani saranno sempre più sole e staccate dalla famiglia (e già questo è un male), ma si distruggerà la loro coscienza, impedendo loro di capire che stanno uccidendo un essere umano nel loro grembo, illudendosi sulla non gravità del fatto e anche sulla assenza di ogni tipo di conseguenza, morale, psicologica, sanitaria.

Avrà ragione Goldmann? Forse no, se sapremo riprendere la consapevolezza del bene che ci costituisce e della responsabilità che ci contraddistingue.

Forse la storia sarà diversa se ciascuno saprà rispondere all’invito del bene che alberga nel cuore, se saprà reagire al pensiero che non c’è più nulla da fare e che è inevitabile che il cristianesimo sia oramai un pezzo da museo.

E certo c’è ancora un compito per i cristiani (e per quelli che erano, con una bella espressione, chiamati «gli uomini di buona volontà».

Accetteremo la sfida di Goldmann? Io, per me, ci sto. E so che anche tanti amici saranno con me.

 

Don Gabriele Mangiarotti

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