San Marino. Giustizia, la maggioranza trascura fatti e documenti

San Marino. Giustizia, la maggioranza trascura fatti e documenti

La narrazione sulla giustizia trascura fatti e documenti

Continuano dalla maggioranza ricostruzioni basate su insinuazioni pesanti pronunciate con lo scudo dell’immunità parlamentare

Nella sua ricostruzione in Consiglio grande e generale, il consigliere Gian Nicola Berti, difensore di Valeria PierfeliciGabriele Gatti e Stefano Ercolani, fornisce la sua spiegazione sul fatto che il “caso Titoli” si sia, a sua dire, fermato. “Come si è fermato il processo caso Titoli Demeter’? Con la nomina di Guzzetta che ha bloccato il lavoro dei team e ha affiancato al giudice naturale delle indagine il commissario Di Bona”. Una affermazione grave biasimata dal Consigliere di Rf, Nicola Renzi, perché fatta con pesanti insinuazioni sotto la copertura dell’immunità parlamentare. 

In verità, infatti, tutti i magistrati del tribunale già nel 2018, assunsero una determinazione secondo la quale il lavoro di chi trattava procedimenti importanti doveva essere agevolato. Questa determinazione venne assunta quando era dirigente Lanfranco Ferroni e venne mantenuta anche con Giovanni Guzzetta. Che cosa venne stabilito è noto, perché lo rese pubblico lo stesso Ferroni con un comunicato stampa. La nota venne diramata proprio perché già da allora erano iniziate le narrazioni, che ancora oggi vengono evidentemente portate avanti, che volevano fare discendere la sfiducia dei magistrati alla dirigente Pierfelici da una paventata volontà di bloccare il “caso Titoli”.

In verità non era così. Diceva infatti Ferroni nel comunicato del 29 maggio 2018: “Proprio al fine di consentire di portare a compimento indagini sensibili e delicate, è stato deciso, nell’ambito di una riunione con tutti i Magistrati, che il titolare dei corrispondenti fascicoli si dedichi prioritariamente alla loro trattazione, senza preoccuparsi nell’immediato di completare le altre numerose indagini di minor rilievo ed impatto sociale che giacciono da tempo inevase; allo stesso fine, si è disposta anche l’assegnazione, al medesimo Giudice, di un Uditore Commissariale, in via esclusiva ed a tempo pieno, a differenza di quanto avveniva con la precedente Uditrice, che, assegnata in via assolutamente prevalente ad altro Magistrato, lo coadiuvava soltanto in minima parte. Ne risulta, pertanto, un sicuro, indiscutibile potenziamento dell’Ufficio dell’Inquirente”.

Il riferimento era proprio al “caso Titoli”. Con il decesso improvviso di Ferroni e la nomina di Guzzetta, questa determinazione non cambiò. Accadde comunque che fu, a quanto si sa, lo stesso inquirente del “caso Titoli”, Simon Luca Morsiani, a chiedere un affiancamento data la complessità dell’indagine. Gli venne affiancato il Commissario Laura Di Bona. E’ evidente che quanto accaduto si discosti dalla diversa narrazione propalata anche ieri in Consiglio dal Consigliere Berti e non solo.

C’è poi la questione delle nomine a giudici di appello.

Tutti, o quasi, i Consiglieri di maggioranza hanno sostenuto che la parte principale la giocherà il neo nominato Dirigente del tribunale, Giovanni Canzio.

Resta da capire se dovrà dare retta a quanto affermato ieri sempre dal Consigliere Gian Nicola Berti, che ha messo avanti dandola pressoché per scontata – come la vittoria della “Juve col San Marino” – la nomina interna della sua assistita, Valeria Piefelici, assieme a Isabella Pasini.

Ha detto Berti: “E’ come se la Juve giocasse contro il San Marino e dicessimo già il risultato. Se guardiamo alla carriera interna dei Commissari infatti viene fuori che quelli con maggiori anni di carriera sono proprio quei nomi”. Anche qui, però, non è proprio preciso, perché il Commissario Di Bona avrebbe maggiore anzianità della Pasini, ma magari nei calcoli della maggioranza questo non è da considerare.

In tale quadro, però, per il Dirigente Canzio si porrà probabilmente il problema di una serie di considerazioni, non strettamente legate alla sola anzianità di servizio.

Innanzitutto, anche se Berti da avvocato difensore le contesta, ci sono le 13 censure che fecero i magistrati quando sfiduciarono l’allora Magistrato Dirigente Valeria Pierfelici. Passate in cavalleria nella narrazione della maggioranza con il giochino dell’annullamento in autotutela, non sono state però mai considerate nel merito. E ce ne sono di gravi, tra cui quella ammessa in un verbale del Consiglio giudiziario plenario, che adesso sarà acquisito anche nel fascicolo del “conto Mazzini”, della violazione del segreto istruttorio; poi le illazioni su altri magistrati e giudici le relative denunce con apertura di fascicoli a carico della stessa ex dirigente; poi c’è l’omissione di provvedimenti organizzativi. Se queste sono le censure che vennero fissate nell’ordine del giorno del marzo 2018 che poi portò alla sfiducia, va anche detto che quasi tutti i giudici che le firmarono, sono stati “epurati” nell’azione recente della politica. La strada tracciata dal consigliere Berti, però, incontra anche motivi capaci di alimentare dubbi su quello che viene dato per scontato.

Chissà se il Dirigente Canzio – al quale è stato assegnato anziché l’ufficio del precedente Dirigente l’ufficetto vicino a quello della Pierfelici – potrà chiudere gli occhi sulla redistribuzione dei carichi di lavoro attuata in pochi minuti nella notte del 24 luglio 2020? Tra l’altro circostanza, questa, citata anche nel rapporto del Greco, con buona pace di chi racconta che quel report farebbe dei riferimenti generici.

In quella riorganizzazione del tribunale operata dal reintegrato e poi subito dimessosi magistrato dirigente Valeria Pierfelici, viene rilevata la sottrazione dei fascicoli ai magistrati titolari delle indagini e la violazione del principio fondamentale del giudice naturale precostituito per legge. Evidenza, questa, sollevata in più di una pronuncia del giudice Vitaliano Esposito prima che venisse indotto a dimettersi.

Il Giudice per i rimedi straordinari ha posto l’accento anche sulla gravità dello spostamento dei fascicoli riguardanti la stessa Pierfelici che ne ha disposto la riassegnazione. Il giudice segnala, neanche troppo velatamente, elementi di “abuso di potere”. Dice quindi la politica: “Spetterà a Canzio valutare”… valutare anche se queste siano circostanze da considerare nella ricerca dei giudici di appello.

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