Riceviamo e pubblichiamo
Leggi anche la prima parte, la seconda parte, la terza parte dell’intervento di Andrea Zafferani.
COME SPENDERE PER LA CRESCITA LE RISORSE IN ENTRATA? PRIMA PARTE
Se davvero arriveranno 300 milioni di euro dal debito, occorre che la stragrande maggioranza di quella cifra sia usata per lo sviluppo, per la crescita del Paese (non certo per rimborsare prestiti pregressi, come sembra voglia fare il governo…). Lavorando contemporaneamente sulle riforme di cui dicevo nei giorni scorsi per tagliare la spesa, aumentare le entrate e recuperare denaro dalla lotta all’evasione fiscale.
Il rendimento generato dalle risorse investite per la crescita deve essere, tendenzialmente, superiore al costo del debito, se vogliamo incamminarci su un sistema virtuoso.
Suggerisco 7 aree di intervento:
- dobbiamo investire in infrastrutture tecnologiche. Completare la rete in fibra ottica e avere una rete mobile performante in 4G e in 5G, entrambe di proprietà statale e da affittare a operatori privati in regime di concorrenza, è una chiave. Qui il passo indietro è stato clamoroso nel momento in cui il Governo ha bloccato la costruzione della rete mobile senza progetti alternativi, decidendo quindi di lasciarci nell’arretratezza e nei monopoli: la fibra ottica, da sola, non sarà sufficiente a garantire agli investitori uno standard tecnologico accettabile (basti pensare al 5G ed a come sarà sempre più importante per i processi industriali, da cui rischiamo di rimanere fuori). Serve invece investire con convinzione sia nel fisso che nel mobile;
- dobbiamo stimolare l’emersione di base imponibile, senza diventare opprimenti o mettere in piedi strumenti di controllo eccessivi. Tre buone idee (complementari o alternative fra loro a seconda di quanto si voglia investire) sono:
- permettere la deducibilità di una percentuale di tutte le spese effettuate in territorio e documentate con Smac, senza limiti;
- prevedere il “cashback”, cioè un rimborso diretto sulla Smac di una percentuale di quanto speso in territorio tramite la stessa Smac o altri strumenti di pagamento elettronici, al di sopra di una certa soglia di spesa in rapporto al proprio reddito (anche qui con i medesimi obiettivi: stimolare la spesa in territorio e la tracciabilità dei ricavi per gli operatori economici);
- prevedere la “fiscalizzazione” delle spese, vale a dire che ogni euro speso a San Marino dà diritto a un bonus fiscale in euro detraibile dalle tasse entro un periodo (2-3 anni), introducendo magari dei premi per chi non detrae subito il suo bonus ma lo mantiene in “portafoglio”;
tutte e 3 le misure possono generare minori entrate (che vanno quindi calcolate e coperte), almeno nell’immediato, ma possono davvero stimolare le persone a spendere in territorio (perché ogni spesa consente una piccola deduzione fiscale/rimborso/bonus), aumentando quindi notevolmente le performance economiche del sistema, nonchè contribuire a tracciare i pagamenti consentendo l’emersione dei ricavi e l’aumento della base imponibile. E sono qualcosa di più serio e di più facilmente applicabile dei “Titani” che speriamo cadano presto nel dimenticatoio;
- introduciamo un bonus per interventi di riqualificazione edilizia dell’esistente, miglioramento energetico e sismico degli edifici, risparmio idrico, ecc…come proposto da Repubblica Futura in sede di primo assestamento di bilancio per il 2020, pari al 110% degli importi spesi dal soggetto che pone in essere gli interventi descritti, fino ad una cifra massima (che può essere parametrata agli interventi fatti). Tale bonus può essere ceduto e dà diritto ad una detrazione di imposta di pari importo. Con qualche milione di euro di stanziamento si potrebbe dare un enorme impulso a tutto il comparto edile ed al suo indotto, ma lavorando sull’esistente senza consumare nuovo territorio.
Nei prossimi giorni mi permetterò di suggerire altre 4 aree su cui a mio parere investire risorse in maniera produttiva.
Andrea Zafferani
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