San Marino. “Come spendere per la crescita le risorse in entrata?”

San Marino. “Come spendere per la crescita le risorse in entrata?”

Leggi anche la prima parte, la seconda parte, la terza parte, la quarta parte dell’intervento di Andrea Zafferani.

 

Riceviamo e pubblichiamo

 

COME SPENDERE PER LA CRESCITA LE RISORSE IN ENTRATA? SECONDA PARTE

Altre idee su cui investire in maniera produttiva le risorse in arrivo col debito (se arriveranno mai…), per generare un importante ritorno economico, oltre alle 3 già delineate, possono essere queste:

  1. la formazione tecnica dei nostri giovani: i dati economici mostrano che nei paesi dove, ferma restando una buona conoscenza almeno dell’inglese, vi è una maggiore preparazione di tipo tecnico (ingegneri, informatici, programmatori, chimici industriali, fisici, farmacisti, ma anche, in altri campi, business manager, gestori di patrimoni, economisti finanziari, analisti, esperti di marketing, e tanto altro), le imprese trovano molto più facilmente terreno fertile per crescere e prosperare. E sappiamo che da noi mancano queste figure, rispetto a quelle che servirebbero alle imprese (dai dati disponibili, risulta che solo l’11,4% della popolazione è laureata, e di questi ancora meno hanno seguito percorsi tecnici…) Qui dobbiamo mettere a disposizione risorse importanti per far sì che chi sceglie percorsi di tipo tecnico e specialistico richiesti dal mercato (e da tempo sono chiaramente identificabili le esigenze del mercato), possa farlo nelle migliori università italiane o straniere con l’aiuto dello Stato (godendo di forme di sostegno più significative);
  2. una grande opera di riconversione delle risorse umane già nel mercato del lavoro verso le nuove competenze richieste dal mercato, in particolare le competenze informatiche, linguistiche e digitali. Una proposta valida – soprattutto per le tante persone in Cassa Integrazione ma estendibile a tutti (PA compresa) – sarebbe quella di ridurre per un periodo l’orario di lavoro (consentendo all’azienda di risparmiare parte della retribuzione) ed usare quelle ore per svolgere percorsi di formazione efficaci negli ambiti sopra indicati o in altri ambiti da individuare, coperte da uno specifico Fondo, in modo da ottenere lavoratori più preparati nel momento della ripresa;
  3. un piano strutturale di riduzione del cuneo fiscale sulle imprese sulle assunzioni dei sammarinesi e dei residenti, per favorirne l’inserimento nel mondo del lavoro. Interventi che possono essere differenziati, nelle forme e nell’importo, fra giovani in cerca di primo ingresso (per i quali potrebbe essere adatto un “bonus formazione”, una “dote” da portarsi presso l’impresa che li assume e li forma) e disoccupati in cerca di ricollocamento (che possono invece dare diritto a sgravi diretti per l’impresa). Questa misura è una delle più costose ma anche una delle più efficaci, se strutturale, per ottenere risultati tangibili;
  4. un “pacchetto investimenti”, cioè una serie di misure incentivanti per le imprese già insediate che decidono di crescere all’interno del nostro Paese, assumendo, investendo in tecnologie, in ampliamenti, ecc…Il pacchetto può tradursi in crediti d’imposta sugli investimenti, super ammortamenti, credito agevolato più semplice e duraturo, incentivi sulle assunzioni, crediti per la formazione e tanto altro;
  5. un investimento sul welfare, in particolare sui servizi per l’infanzia e per gli anziani (anche domiciliari): aumentare gli orari di apertura delle scuole (per lo meno quelle primarie) con attività pomeridiane non didattiche, potenziare orari e attività degli asili nido, introdurre modalità di tutela domiciliare degli anziani e delle persone non autosufficienti può consentire(oltre che un indubbio miglioramento sociale) di conciliare meglio i temi di vita e di lavoro delle persone e quindi può favorire una crescita del tasso di partecipazione al lavoro (soprattutto da parte delle donne) e quindi un aumento della performance economica del Paese. Gli investimenti in questi ambiti possono servire a potenziare i servizi pubblici ma anche privati convenzionati, evitando di pesare sulle famiglie (come accade oggi, ad esempio, con le badanti) e di forzare quindi talvolta l’uscita dal mercato del lavoro di componenti delle famiglie stesse;
  6. un investimento ulteriore sulle energie rinnovabili e sul risparmio energetico e idrico, mettendo a disposizione nuove risorse sia per i privati sia per le strutture pubbliche: ciò che è spesa nell’immediato consente nel tempo di ridurre la dipendenza energetica dall’esterno e quindi i costi di approvigionamento, oltre a generare economia e lavoro;
  7. un grande investimento sulle nuove infrastrutture digitali a livello di Stato: oltre alle già citate banda larga (su cui stiamo investendo) e rete mobile (su cui il Governo ha fatto fare un clamoroso passo indietro al Paese), è necessario puntare (tra le altre cose) sulla creazione di cloud center e data center unitario per la PA, su una maggiore presenza di applicazioni cosidette “smart cities” all’interno del nostro Paese (per la fruizione di servizi per i turisti, per i parcheggi, per l’analisi dei consumi e la bollettazione, per l’utilizzo dei servizi sanitari da remoto, per la prenotazione e l’utilizzo dei trasporti pubblici, e tanto altro) e sullo sviluppo del concetto di identità digitale di ciascun cittadino e del suo utilizzo come strumento di rapporto da remoto con la pubblica amministrazione. Attività che richiedono spese, investimenti, coinvolgendo anche il privato ma generando un indotto, una competitività e una semplificazione notevoli. 

Stanziare milioni di euro (potrebbero essere anche svariate decine di milioni di euro, fino al 10% del Pil) per questo tipo di politiche potrebbe generare sicuramente un ritorno importante e far crescere nel tempo la nostra economia, assieme agli interventi di semplificazione e promozione descritti nei giorni scorsi.

Naturalmente, rimanendo aperti a investimenti privati, anche in partnership, per la realizzazione di infrastrutture con valore di mercato (infrastrutture sportive, alberghi, infrastrutture per la fruizione turistica, ecc…) che possono non essere necessariamente realizzate dallo Stato.

L’importante è evitare che il debito serva a pagare i debiti precedenti e a chiudere i buchi di bilancio, come invece purtroppo sta scegliendo di fare il Governo: questa è la ricetta per la rovina in tempi rapidi. E “rovina” significa, in pochi anni, niente più soldi per pagare stipendi e pensioni, problemi di fiducia nel sistema e quindi gravi ripercussioni sulle banche, crollo conseguente del settore privato: se non stiamo attenti ci arriveremo presto.

Andrea Zafferani 

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