Le armate Brancaleone
Marino Cecchetti
Le armate Brancaleone sono famose per far ridere al cinema, non per vincere le guerre. Pure le guerre -già da ridere di per sé- fra un’enclave lillipuziana e lo Stato che la contiene.
Il prof. Federico Bigi, negli anni Sessanta, da tanti e tante volte è stato incitato anche pesantemente sia all’interno che dall’esterno del suo partito, la Democrazia Cristiana, allo scontro aperto con Roma. Ebbene con Roma nei dieci e più anni che è stato Segretario di Stato per gli Affari Esteri e Politici, fu sempre attentissimo anche nelle parole. Ed invitava sempre e tutti, a partire dai consiglieri di qualsiasi formazione politica, a fare altrettanto. Pur sapendo che, se un contrasto con l’Italia fosse emerso pubblicamente, San Marino avrebbe potuto contare a priori sull’appoggio di mezzo mondo, oltre che sulla naturale simpatia dell’intero mondo che scatta automaticamente per il piccolino alle prese col gigante. E Bigi sarebbe diventato – anche allora c’erano i media – un personaggio a livello mondiale.
“Se si deve passare alla guerra”, diceva Bigi, bisogna “essere certi di avere i mezzi e i modi per combatterla”, e sapere se “si combatte con possibilità di vittoria oppure” per “mettersi in guai seri”.
Noi, oggi, ci siamo messi “in guai seri”. Per una fattispecie per cui l’intero mondo è portato a schierarsi non con noi, piccolissimi, ma col più grande, dato che nell’intero mondo si vive tutti coi nervi a fior di pelle, tutti contro chi fa il furbo a discapito – vien da dire – della specie umana.
Si ricorda che Bigi ha vinto la ‘guerra’ non dichiarata. I massimi esperti mondiali del diritto internazionale hanno dovuto correggere i loro tomi là dove citavano il nostro Paese come esempio di protettorato in Europa.