San Marino. Dimissioni di Gabriele Rinaldi

San Marino. Dimissioni di Gabriele Rinaldi

Gabriele Rinaldi non ci sta. Le sue dimissioni gelano la Repubblica

Se ne va la figura di riferimento della prima fase della pandemia da Coronavirus

Gabriele Rinaldi non ci sta. Le decisioni che hanno interessato la gestione della sanità nella fase due del Covid, (25 morti e 1.800 contagiati), non lo hanno convinto e ha presentato la sua lettera di dimissioni. Comitato Esecutivo dell’Iss e Segreteria di Stato alla Sanità pare abbiano già concordato che l’incarico cesserà definitivamente a marzo.

Fra il responsabile dell’Authority e il Governo non corre buon sangue; lo si era capito dal ruolo del tutto marginale in cui è stata tenuto il Dott. Rinaldi dal momento in cui è giunta a San Marino la Dott.ssa Bruschi quale Direttore Generale dell’Iss. Negli ultimi mesi gli uffici dell’Authority Sanitaria sono stati spostati (relegati) in un locale sperduto del Centro Uffici di Tavolucci, nel tentativo, del tutto riuscito, di separare l’attività del soggetto che sovraintende al Piano Sanitario, dagli istituti che operativamente intervengono come l’ospedale, i servizi specialistici, la medicina di base. Di fatto lasciandogli esclusivamente funzioni, sempre importanti, ma residuali quale il controllo delle case di cura e i servizi degli asili nido privati.

Se si considera che nella fase uno della pandemia, il Dott. Rinaldi aveva assunto il ruolo centrale nell’organizzazione dei servizi sanitari e della comunicazione con il pubblico, possiamo immediatamente capire lo sconforto in cui deve essersi trovato nel corso della fase due. Tutti i cittadini hanno un vivo ricordo delle conferenze stampa che a mezzogiorno a partire dal mese di marzo hanno generato quel senso di comunità intorno ad una battaglia contro un nemico feroce che stava già mietendo numerose vittime. Rinaldi in quella fase è stato il punto di riferimento del Paese, nel momento in cui la paura aveva preso il sopravvento.

La collaborazione fra lui e il Dott. Arlotti oltre a sconfiggere le paure e tenere sotto controllo i virus, era giunta alla definizione di un preciso piano d’azione affinché il Paese, vinta la prima battaglia potesse affrontare la seconda, che era facilmente prevedibile, con maggior determinazione, limitando al massimo i danni. Anche Arlotti, quando se ne andò non fece gesti eclatanti, ma si capì che il clima fra lui e altri settori più politicizzati dell’ambiente medico, non fossero dei migliori. Istituzionalmente l’Authority Sanitaria è colei che ha intrapreso, già dai tempi di Gualtieri, l’accordo in materia di sanità con l’Italia al fine di collaborare su una molteplicità di fronti fra cui anche quello pandemico. 

Rinaldi non pare essere stato neppure interpellato.

La gestione Ciavatta sembra essere direttaverso un’altra soluzione: smantellare l’Authority e incorporarla con un altro dipartimento di sanità, affidandone il controllo, dicono i ben informati, al Dott. Claudio Muccioli. La legge prevede che fra operativi della sanità e Authority non devono esserci rapporti diretti in quanto la seconda deve vigilare e giudicare la qualità dei primi. Ed anche questo è uno dei motivi della forte tensione che si sta registrando in particolare all’interno dell’ospedale. Il caso che ieri abbiamo denunciato su queste pagine e cioè la gestione Covid del Casale La Fiorina, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

E del resto le decisioni adottate al Casale, ma anche quelle che più in generale hanno consentito un’espansione esponenziale della pandemia in Repubblica, devono essere messe sotto la lente di ingrandimento per capire se ci sono responsabilità. Rinaldi lo sottolinea con forza: nessuna autorizzazione dell’Authority per il settore Covid a Fiorina

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