San Marino. Titano bond, il rischio: debito per coprire altro debito?

San Marino. Titano bond, il rischio: debito per coprire altro debito?

L’Informazione di San Marino: Titano bond, il rischio è che sia un debito per coprire altro debito

Antonio Fabbri

Nemmeno un giorno di vita e già il Titano bond comincia a perdere appeal. Se da un lato c’è chi sostiene che il debito è accettabile purché venga utilizzato in maniera produttiva, dall’altro c’è chi fa i conti su quanto costerà ai sammarinesi. Il problema è che per secondo molti né l’una né l’altra prospettiva è così rosea. Anzi, se è comprensibile che dall’opposizione venga criticata l’emissione, l’importo, gli interessi, i dubbi sui trionfalismi della prima ora sorgono soprattutto quando il Titano bond non piace per niente soprattutto a chi ha sostenuto le forze oggi al governo. 

Si potrebbe fare notare che l’andazzo di rincorsa del debito si era palesato già all’atto del prestito Cargill – i cui termini precisi ad oggi restano segreti – e con l’operazione del prestito interno usato per pagare le tredicesime. Vero è che adesso l’era del debito internazionale conclamata, comincia a preoccupare parecchi in assenza, soprattutto, di un vero piano di investimenti, rilancio e riforme.

Ed ecco allora che c’è chi – come Emilio Della Balda già Segretario alle finanze in un lontano passato e oggi strenuo sostenitore del movimento Rete, oltre che mentore di alcuni suoi aderenti – intavola dei conti che fanno riflettere: “I Segretari agli Esteri e alle Finanze hanno annunciato il ritorno sul mercato speculativo con un bond di 340 milioni con un rendimento pari al 3,25%. E’ un duro colpo per le nostre banche e per i nostri risparmiatori che non ricevono più rendimenti. E’ un duro colpo per lo Stato che dovrà pagare 11 milioni di interessi all’anno con l’aggiunta di 3 milioni di commissioni. E’ un duro colpo per l’economia sammarinese che in 3 anni registrerà una uscita di ricchezza pari a 36 milioni. Non c’è alcuna spiegazione logica per un atto tanto negativo per il Paese in quanto avviene mentre i Fondi Pensione si avvicinano allo zero rendimento, così come i soldi dei risparmiatori. Mentre le banche non hanno possibilità di investimento né all’interno, né all’estero. Nel frattempo, in Italia, il nuovo BTP a 10 anni è stato aggiudicato ad un rendimento pari allo 0,604%; il BTP trentennale indicizzato all’inflazione europea è stato collocato con un rendimento pari allo 0,177%. Le imponenti risorse finanziarie interne avranno un rendimento dello zero virgola. Gli speculatori esterni avranno un rendimento del 3,25%. Chi incasserà le commissioni di 3 milioni avrà già brindato”.

Le commissioni cui si riferisce sono quelle calcolate a poco meno dell’1% spettanti a JPMorgan e Credit Suisse, di cui ha dato informazione il segretario alle finanze in conferenza stampa.

Tuttavia la situazione potrebbe essere ancora più preoccupante. Se infatti c’è chi si sforza a digerire il debito purché venga investito bene e in maniera produttiva, potrebbe vederselo andare di traverso a vedere la prospettiva di impiego i quei 340milioni. Infatti i conti concettualmente sono suscettibili di peggioramento se si va ad analizzare come verranno utilizzati quei fondi. A quanto si sa nel roadshow, cioè la presentazione dei titoli agli investitori, il quadro tracciato sull’impiego di quelle risorse reperite sul mercato internazionale, avrebbe previsto soprattutto il ripianamento di debiti già in essere. In sostanza debito per chiudere altro debito.

Buona parte dell’emissione del Titano Bond, infatti, servirà per il rimborso anticipato di titoli di Stato sammarinesi zero coupon detenuti da Cassa di risparmio. Così Carisp alleggerirà le proprie passività. si parla di una cifra che si aggira attorno ai 93 milioni di euro. come noto, poi, ci sono i 55 milioni che lo stato deve restituire a Banca Centrale, che, nelle intenzioni dell’Esecutivo potrà così contribuire a reimmettere liquidità nel sistema. Poi ci sono i 150 milioni di Cargill. Buona parte di questi verranno ripagati con il provento del Titano bond, mentre un’altra parte dovrebbe essere rimborsata facendo affidamento sulle entrate fiscali dello Stato. Tasse, cioè, per ripagare il prestito concesso dalla multinazionale del food. Così 93 più 55 più 150 milioni farebbero già 298 milioni.

Dei 340 milioni di importo netto del Titano bond rimarrebbe poca cosa. Questo escludendo che si voglia conteggiare anche la restituzione dei 17,5 milioni circa presi a prestito internamente dalle banche prima di Natale – 5 milioni da Bsi e Bac e 7,5 milioni da Bsm – più i relativi interessi al 2,50% per un totale di 108.150 euro circa, considerato che il prestito e da rimborsare ai tre istituti in un’unica soluzione entro il 31 marzo 2021, come dato atto dalla delibera del Congresso di Stato del primo febbraio e relativi allegati adottata dal governo.

Insomma, a voler rincorrere il debito senza un piano che quei bond li renda produttivi, il rischio concreto è che possa ingrossarsi progressivamente il peso del debito pubblico senza che questo produca investimenti capaci di dare frutto. Al momento di un piano per ovviare a questo rischio non si ha notizia.

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