San Marino. Antonio Fabbri: “Quella volta che Ciavatta venne condannato per rissa e lesioni”

San Marino. Antonio Fabbri: “Quella volta che Ciavatta venne condannato per rissa e lesioni”

Quella volta che Ciavatta venne condannato per rissa e lesioni

Nel processo sulla vicenda Carisp e sulle ingiurie via facebook sono emersi i precedenti dell’attuale Segretario di Stato

Antonio Fabbri

Nel processo che ha visto imputati Emanuele Santi e Roberto Ciavatta, l’avvocato di parte civile Gloria Giardi, ha citato alcuni precedenti dell’attuale Segretario alla Sanità. Tra gli altri ha richiamato la sfuriata nella scorsa legislatura in Ufficio di presidenza, con porta sbattuta e insulti al consigliere Matteo Fiorini, che indusse quest’ultimo a rassegnare le proprie dimissioni dal Consiglio. Se questo è un episodio in ambito politico, in qualche modo giustificato e tollerato come altri dal suo movimento, ci sono anche due vicende giudiziarie, richiamate dalla parte civile “per fare comprendere il carattere dell’imputato”, ha detto nel processo. Si tratta di un caso di lesioni personali del 1995 e di una rissa e lesioni personali del 2000.

La vicenda delle lesioni personali I fatti risalgono al 1995, quando Roberto Ciavatta che all’epoca aveva 19 anni, si era recato alla discoteca Symbol per cercare la sua ragazza. Arrivato nel parcheggio posteggio dove capitava, chiudendo l’uscita ad altre vetture. Una delle auto rimaste bloccate doveva uscire e due ragazzi decisero provare a spostarla di peso di circa un metro, considerato che l’auto non aveva il freno a mano inserito, in modo da consentire l’uscita dell’altra vettura. Appena spostata l’auto arrivò però Ciavatta che aggredì con una spinta alle spalle un terzo ragazzo che era con gli altri due. Il giovane, che tra l’altro era disabile e impedito al braccio e alla gamba sinistra, volò a terra. Mentre uno dei due cercava di calmare Ciavatta spiegandogli di non aver fatto alcun danno alla sua auto, l’altro, vedendo l’amico disabile a terra, era a sua volta intervenuto. Ciavatta minacciò di chiamare in suo aiuto degli amici e ne nacque una colluttazione nella quale Ciavatta sferrò un violento pugno al volto ad un ragazzo, provocandogli la frattura della mandibola e la lussazione di due denti. Scattò la denuncia per lesioni personali. Il processo davanti al giudice Lamberto Emiliani si celebrò l’anno successivo.

In quella sede è emerso che Ciavatta, difeso dall’avvocato Gian Nicola Berti, aveva nel frattempo risarcito il danno e che la colluttazione era nata dal fatto che Ciavatta avesse spinto alle spalle, appunto, il ragazzo con la gamba e il braccio impediti facendolo finire a terra, questo aveva mosso la reazione dell’altro e si era originata la lite. Salomonicamente il giudice Emiliani, avendo riscontrato “ fatti ingiusti l’uno e l’altro” e “considerato d’altra parte il bonario componimento di ogni questione di danno”, reputò “equo mandare assolto Roberto Ciavatta dal reato ascrittogli, perché non risulta abbastanza che ne sia colpevole”. Insufficienza di prove in ordine all’elemento psicologico del reato, insomma.

La rissa e le lesioni personali Cinque anni dopo, nell’agosto del 2000, si verifica un altro episodio per il quale Roberto Ciavatta torna davanti al giudice. Questa volta deve rispondere di una lite violenta scatenatasi al Pub Divina Commedia. Ciavatta doveva rispondere, oltre che di rissa, anche di lesioni personali. La rissa si era scatenata perché un amico del Ciavatta stava importunando i gestori del Pub. Un avventore lo aveva invitato a lasciarli in pace. Questo aveva suscitato la reazione della persona rimproverata e dei suoi amici tra cui il Ciavatta, che secondo una testimonianza avevano già infastidito anche altri clienti del pub, tanto che gli avventori erano stati fatti spostare in un’altra stanza del locale. Una reazione di Ciavatta e amici che aveva visto il cliente cedere alle provocazioni. Ne era nata una lite e quest’ultimo era stato colpito. Finito a terra, Ciavatta e un amico avevano continuato a colpirlo con pugni e calci. Questo mentre un terzo impediva ad uno dei gestori di intervenire per cercare di dividere i litiganti dicendogli “lasciali fare il loro lavoro”. Durante il processo era intervenuto, anche in questo caso, il risarcimento del danno e le scuse. Ma quella volta non bastò. Intatti Ciavatta e gli altri partecipanti alla rissa vennero condannati a tre mesi di arresto. Il solo Ciavatta e l’amico che avevano preso a calci e pugni il contendente finito a terra, vennero condannati anche a due mesi di prigionia per lesioni personali. Dichiarando l’arresto assorbito nella prigionia, la pena che venne sospesa. Oggi a questi episodi si aggiunge la vicenda di Carisp, per la quale comportamenti, parole e frasi scritte restano al di là della assoluzione, e la condanna per ingiuria via facebook nei confronti un ex-Consigliere.

E’ la prima volta che un Segretario di Stato in carica subisce una condanna penale.

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