Rete sulla modifica all’attuale codice ambientale

Rete sulla modifica all’attuale codice ambientale

Con l’intenzione di scongiurare che, in futuro, si ripresentino contingenze come quelle della ditta Beccari, è stato avviato un gruppo di lavoro per modificare l’attuale Codice Ambientale, per risolvere un vuoto normativo e per agire con tutte le opportune azioni a tutela dell’ambiente e a garanzia dello Stato.
È stato introdotto l’obbligo di presentare una fidejussione a garanzia di eventuali danni ambientali o fallimento delle aziende, definendo la figura del Responsabile Tecnico Gestione Rifiuti che dovrà vigilare sulla corretta applicazione della normativa e assicurare l’organizzazione dell’impresa.
RETE ha potuto dare il proprio contributo per definire maggiore responsabilità e sanzioni più severe per chi gestisce i rifiuti; sancire la responsabilità del produttore di rifiuti all’interno del “codice ambientale” il cui obiettivo è la tutela e la salvaguardia dell’ecosistema, è un ottimo risultato raggiunto dal movimento.
Con lo sguardo agli obiettivi dell’Agenda 2030, sono stati numerosi gli interventi in materia di sviluppo sostenibile raggiunti con una migliore definizione dei sottoprodotti e delle materie prime seconde.
A mezzo del “Catasto” viene garantita la tracciabilità dei “sottoprodotti”, cioè gli scarti del processo produttivo di un’impresa che vengono riutilizzati da altre aziende come materiale per dare vita a un prodotto nuovo. Nel contempo, per la materia prima seconda si traccerà la destinazione del rifiuto che, opportunamente lavorato e reimmesso sul mercato, potrà diventare la materia prima di un’altra impresa.
Materiali, quindi, che saranno destinati al riutilizzo, con l’esclusione del recupero energetico, ma che dovranno avere i requisiti previsti dal codice ambientale per diventare un bene con un valore di mercato e non qualificati come rifiuto.
RETE esprime soddisfazione per il confronto avviato dalla Segreteria al Territorio e la Segreteria agli Interni su una norma che è di pubblico interesse e che, troppo spesso, è stata utilizzata per interventi di deroga o di interpretazione personale spacciati come “sviluppo economico”.
Dal momento che la politica deve definire le norme di tutela dell’ambiente a garanzia del territorio e della salute dei cittadini, crediamo che l’indirizzo volto a compensare le mancanze dell’attuale codice ambientale non fosse più rinviabile.

Condividi


Per rimanere aggiornato su tutte le novità iscriviti alla newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Privacy Policy