San Marino. Dissequestri “Lo Stato rischia di perdere un sacco di soldi”, Antonio Fabbri

San Marino. Dissequestri “Lo Stato rischia di perdere un sacco di soldi”, Antonio Fabbri

Dissequestri, L’Informazione di San Marino: “Lo Stato rischia di perdere un sacco di soldi”

Antonio Fabbri

Chi, nel recentemente dibattito consiliare, ha sostenuto che in Tribunale le cose stiano andando per il meglio, o non conosce le difficoltà o le conosce e preferisce non raccontarle del tutto. Basterebbe fare due chiacchiere con avvocati diversi da quelli della cerchia di coloro che siedono in Consiglio, che hanno cantato l’osanna della attuale situazione e del segretario alla giustizia, per capire che le cose non stanno proprio come sono state raccontate ed avere un altro punto di vista sulla valutazione di come stia andando l’attività del Tribunale. 

Ovviamente nessuno, tra le toghe, se non nei corridoi del palazzo di giustizia o in camera caritatis, si esporrà pubblicamente per attestare che la situazione dell’efficienza della giustizia, se non addirittura peggiorata, non è ad oggi migliorata, come si è invece voluto far credere nell’ultimo dibattito consiliare.

Tuttavia ad attestare che le cose non vadano proprio per il meglio c’è una delibera del Congresso di Stato che appare molto eloquente. Una delibera che, nella sostanza, dice che lo Stato rischia di perdere parecchi soldi a causa di procedimenti archiviati e in via di archiviazione. Archiviazioni che, va da sé, non sono tanto nel merito ma, si potrebbe ipotizzare, per decorrenza dei termini di indagine.

Comunque sia, la delibera numero 25 del 15 febbraio scorso è chiara e vede il governo intervenire in extremis – ammesso che poi ci si riesca e che ci siano gli elementi di diritto per poter recuperare la situazione – e anche in maniera che sta facendo discutere, non poco e sotto traccia, gli addetti ai lavori. 

Che cosa dice questa delibera? Dice: “Sentito il riferimento del Segretario di Stato per la Giustizia; tenuto conto degli impegni internazionali assunti dallo Stato al fine della prevenzione e del contrasto del riciclaggio; vista la necessità di non consentire la restituzione di compendi di probabile origine criminosa sequestrati nell’ambito di procedimenti penali archiviati o prossimi all’archiviazione; valutata l’opportunità di dettare linee di indirizzo al fine di garantire un’efficace azione dello Stato per l’attuazione delle finalità di cui sopra; dà mandato ai Sindaci di Governo di promuovere, a seguito della trasmissione da parte dell’Autorità Giudiziaria per il tramite del Direttore del Dipartimento Affari Istituzionali e Giustizia e dell’Avvocatura dello Stato di motivata segnalazione, l’azione di cui all’articolo 75 della Legge 17 giugno 2008 n. 92 esercitando nel giudizio così radicato ogni più opportuna iniziativa volta alla conservazione di detti compendi. Manda all’Avvocatura dello Stato per quanto di competenza”.

La prima constatazione è che lo stato rischia di perdere somme importanti e di provenienza illecita che dovrebbero per legge essere incamerate all’Erario. Facile comprendere che diversamente il governo non si muoverebbe con una delibera del genere. Quindi l’esecutivo dà mandato ai Sindaci di governo, e di conseguenza all’Avvocatura, di agire in funzione della legge antiriciclaggio che prevede, all’articolo citato, la nullità degli atti di disposizione su beni suscettibili di confisca. La norma prevede che “i Sindaci di Governo citano in giudizio il cedente, il cessionario e gli eventuali successivi aventi causa, che sono condannati in solido alla devoluzione dei beni, fondi o risorse economiche alla Ecc.ma Camera, o, qualora ciò non sia possibile, al pagamento per equivalente di una somma di danaro”.

Ora, va da sé che se le archiviazioni avvengono nel merito, quindi per l’insussistenza del reato, difficilmente si potrà rivendicare la confisca del bene, solitamente denaro, che andrà restituito, a meno che non ne sia certamente provata la provenienza illecita. In qualche caso è avvenuto, al termine di un processo nel quale vi era stata l’assoluzione degli imputati, ma la provenienza illecita dei “compendi” era stata accertata nei vari gradi di giudizio.

La delibera adottata, invece, parrebbe voler mettere una pezza a tutti quei procedimenti, come noto sono centinaia, che si chiudono per decorrenza dei termini di indagine e nei quali vi siano beni o denaro sotto sequestro e suscettibili di confisca. In tali casi, vista la prescrizione processuale, il denaro ritenuto illecito dovrebbe essere restituito e tornare in circolazione. Il nodo, infatti, è in quei procedimenti penali “archiviati o prossimi all’archiviazione”, questo significa che “l’Autorità Giudiziaria” dovrà trasmettere “per il tramite Direttore del Dipartimento Affari Istituzionali e Giustizia e dell’Avvocatura dello Stato” una “motivata segnalazione”.

Farà discutere soprattutto gli addetti ai lavori, però, il fatto che il Governo intimi all’Autorità giudiziaria di trasmettere al Coordinatore di Dipartimento e all’Avvocatura – e per loro tramite ai Sindaci di governo – la segnalazione di fascicoli archiviati, ma soprattutto “prossimi all’archiviazione”, laddove si ritenga ci sia denaro sporco del quale impedire il dissequestro per farlo incamerare dallo Stato, in sostanza.

Tuttavia il fatto che l’Autorità giudiziaria trasmetta a chi non è parte – e l’Avvocatura non sempre lo è nei procedimenti per riciclaggio – degli atti di un processo non ancora archiviato, potrebbe porre un problema di violazione del segreto istruttorio. Ma questa sarà semmai una diatriba da avvocati, oltre a porre interrogativi di legittimità su una delibera come quella adottata che vede il Governo dettare all’Autorità Giudiziaria una condotta da tenere, come quella della segnalazione su fascioli in via di archiviazione.

Di certo, se c’è stata la necessità di adottare una delibera del genere, lo Stato rischia di perdere, per i dissequestri, un sacco di soldi. Atto di trasparenza, magari in un riferimento del Segretario alla Giustizia, sarebbe rendere noto ai cittadini quanti.

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