San Marino. Ingerenze della politica nel lavoro dei mass media, preoccupata la Consulta

San Marino. Ingerenze della politica nel lavoro dei mass media, preoccupata la Consulta

“Forte preoccupazione per la sistematica messa in discussione dei principi che sono alla base della libertà di espressione, del diritto di cronaca e di critica”.

È ciò che esprime il direttivo della Consulta per l’Informazione della Repubblica di San Marino sulle continue ingerenze della politica nel lavoro svolto ogni giorno dai mass media sammarinesi.

“L’ultima azione in ordine di tempo è la delibera, recentemente pubblicata, con la quale il Congresso di Stato dà mandato all’Avvocatura dello Stato di perseguire articoli che ‘gettano discredito sul prestigio e l’onorabilità della Repubblica e delle sue istituzioni’ – spiega in una nota il direttivo della Consulta per l’Informazione -. Una formulazione tale, per genericità e discrezionalità, che si ritiene possa minare fortemente il diritto democratico alla libertà di stampa e di espressione di tutti i media. Nel caso specifico, la delibera riguarda un giornale. Ora, seppure questo media possa presentare delle irregolarità sulle quali la Consulta ha sollecitato più volte una normalizzazione, non si ritiene giustificato un intervento come quello della delibera in parola, che mette a rischio un principio fondamentale qual è quello del pluralismo dell’informazione e della libertà dei media“.

La delibera in questione, tra l’altro, “non è l’unico motivo di timore, considerato che ce ne sono state altre sempre indirizzate a perseguire giornali e si sono più volte riscontrate prese di posizione, pubbliche o riservate, che hanno preso di mira i media“.

Già lo scorso gennaio, tra l’altro, il direttivo della Consulta per l’Informazione “ha avuto modo di manifestare alla Reggenza la propria preoccupazione per prese di posizione, accuse, offese lanciate, troppo spesso, da esponenti del mondo politico nei confronti di giornalisti e testate“.
E proprio la Reggenza “ha avuto a suo tempo modo di esprimersi a ‘sostegno della libertà di stampa quale valore essenziale alla costruzione di una società democratica‘”. Un pensiero, quello dei capi di Stato, “che la Consulta per l’Informazione non può che fare proprio”.

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