Il Comitato paralimpico: “Non siamo noi a ledere l’immagine di San Marino oltreconfine”

Il Comitato paralimpico: “Non siamo noi a ledere l’immagine di San Marino oltreconfine”

“Il Comitato paralimpico sammarinese è un comitato privato formato da volontari ed è dal 2012 che chiediamo alle nostre istituzioni di avere una collocazione ufficiale, ma purtroppo ad oggi nulla è accaduto”.

Lo dichiara il consiglio direttivo del Comitato paralimpico sammarinese, spiegando in un comunicato che, “per poter garantire a tutti coloro che desiderano praticare sport, questa situazione debba essere risolta quanto prima”.

Qui non si tratta di ‘personalismi’ o altro, nessun componente del consiglio direttivo ha chiesto nulla, anzi abbiamo chiaramente espresso la disponibilità a dimetterci tutti qualora la nostra presenza ‘non fosse stata gradita alle istituzioni o non fossimo all’altezza del compito’: tutto questo, affinché il Comitato paralimpico potesse avere finalmente la posizione che dovrebbe avere in ogni Paese civile! Per averne un esempio, sarebbe sufficiente guardare come viene inquadrato in Italia il Comitato paralimpico italiano”, manda a dire il direttivo del Comitato paralimpico sammarinese.

“Abbiamo anche avanzato delle proposte: ad esempio, visto che il nostro Stato è piccolo, il Comitato potrebbe essere assorbito e gestito anche dal Comitato olimpico, ma ovviamente questa è solo una nostra proposta e dovrà decidere chi di dovere – puntualizzano i vertici del Cps -. Come abbiamo più volte detto, siamo aperti a ricevere dalle nostre istituzioni delle proposte scritte che condivideremo con il Comitato paralimpico internazionale, con il quale abbiamo un ottimo rapporto e che ci sostiene nelle nostre scelte, a volte non semplici, ma che riteniamo indispensabili per arrivare al termine di questa storia infinita”.

Per quanto riguarda Ruggero Marchetti, ecco la replica ad Attiva-Mente: “Nel 2019 avevamo spiegato chiaramente per iscritto al suo staff tecnico la nostra situazione e che, se le cose non si fossero risolte per tempo, la partecipazione a Tokyo non sarebbe stata possibilenon abbiamo mai pensato di discriminare o altro Marchetti e la sua famiglia, forse bisognerebbe porsi la domanda perché senza l’approvazione del Comitato paralimpico qualcuno ha deciso in maniera autonoma di poter partecipare a una Paralimpiade, quando come da prassi il Comitato di riferimento deve approvare il progetto, cosa che a suo tempo non è avvenuta”.

“Purtroppo non è il Comitato paralimpico a ledere ‘l’immagine del Paese fuori dai nostri confini’, ma è la situazione di noncuranza e di totale menefreghismo verso un Comitato paralimpico esistente in Repubblica da diversi anni che viene completamente e continuamente snobbato – dice infine il consiglio direttivo del Comitato paralimpico sammarinese -. Lo si tira in ballo solo quando serve, come in quest’ultimo caso, solo in prossimità dei Giochi paralimpici, mentre un segno di civiltà e di tutela dei ‘Diritti delle Persone’ sarebbe ufficializzarlo e renderlo fruibile a tutti sempre!”.

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